MILANO, sabato 22 novembre
(di Emanuela Dini) “Variazioni enigmatiche”: un titolo difficile e misterioso per quest’opera di Éric-Emmanuel Schmitt, autore contemporaneo (nato nel 1960) francese tra i più letti e rappresentati al mondo. Un lavoro che ha riscosso grande successo di critica e di pubblico in molti paesi europei, dove è stato interpretato da attori del calibro di Alain Delon (In Francia) e Donald Sutherland (in Gran Bretagna) e che a Milano è in scena al teatro San Babila, con Saverio Marconi e Gian Paolo Valentini.
Le “Variazioni enigmatiche” del titolo si riferiscono a “Enigma Variations”, composizione del musicista inglese Edward Elgar (1857-1934), quattordici variazioni su una melodia che sembra impossibile da riconoscere, così come Schmitt sembra immaginare il rapporto tra gli esseri umani come qualcosa di mai definito e in perenne mutamento. La storia racconta l’incontro tra due uomini che non potrebbero essere più diversi e lontani: lo scrittore di successo Abel Znorko, premio Nobel, tronfio, genialmente odioso e misantropo, che vive in solitudine in un’isola oltre al Circolo Polare Artico, e il giornalista Erik Larsen, umilmente e pacatamente “normale”, che ha ottenuto l’insperato privilegio di poterlo andare a intervistare.
Ma nulla è come appare, e le “enigmatiche variazioni” ribaltano i ruoli, mischiano le situazioni, confondono le acque. In un’ora e mezzo di spettacolo (senza intervallo) di un testo denso, serrato e ricchissimo di eleganti sfumature, si inseguono e si contorcono Verità e Menzogna (con le maiuscole), amore e odio, vanità e paura. I due uomini in scena si fronteggiano, si scontrano e si trasformano man mano che ogni brandello di verità, appena agguantata, mostra irrimediabilmente il suo doppio.
In un duello verbale tra ferocia e compassione, perfidia e commozione, dolore e tenerezza -e lo strepitoso monologo sulla doppia identità di una carezza vale da solo tutta la serata- il presuntuoso e arrogante Grande Maestro si rivela un uomo fatto “solo di paura”, mentre l’impacciato e timido cronista cresce di scena in scena, guadagnando spessore, coraggio e dignità.
In una scena fissa con tipico interno borghese da intellettuale di successo – poltrone, tappeti, libreria, whisky e musica classica- dove il Grande Nord si indovina per la gelida luce blu dietro le finestre e il suono lontano del traghetto, Saverio Marconi – in maglione a collo alto nero e capelli argentei, sempre più assomigliante a Giorgio Strehler – dà vita a un Abel Znorko prima insopportabile e poi via via sempre più umano, mentre Gian Paolo Valentini trasforma il suo Erik Larsen da inadeguato intervistatore “lei brilla troppo per me, lei mi acceca” a consapevole custode di una verità inimmaginabile.
Tanti applausi strameritati di un pubblico caloroso e soddisfatto per una serata di vero Teatro, con la T maiuscola. (Una piccola annotazione a margine: perché certa gente non lascia il telefonino a casa, o, meglio ancora, non se ne sta a casa?)
“Variazioni Enigmatiche”, di Éric-Emmanuel Schmitt. Compagnia della Rancia, con Saverio Marconi, Gian Paolo Valentini – Regia di Gabriela Eleonori – Repliche fino al 30 novembre – Teatro San Babila, Milano