MILANO, giovedì 13 ► (di Andrea Bisicchia) Il rinnovamento dell’Opera lirica è avvenuto grazie a straordinarie regie, che pur mettendo a rischio, qualche volta, la vocalità degli interpreti, hanno saputo dare, al linguaggio scenico, una sua autonomia.
Aggiungo che persino le regie sbagliate, come quella di Peter Stein per il “Don Carlo” e quella della Bichofberger per “Anna Bolena”, sono riuscite a dare, a loro modo, un apporto particolare, avendo contribuito a far parlare dell’evento. Insomma, l’Opera lirica va aiutata in tutti i modi, se non vogliamo perderne il patrimonio artistico.
“La Gazza ladra”, vista alla Scala, con la direzione di Riccardo Chailly, la regia di Gabriele Salvatores, le scene di Gianmaurizio Fercioni, ci ha fatto riscoprire il capolavoro rossiniano, al di là della sua notissima Ouverture, tanto che l’esile trama, quella di una contadina che rischia di essere fucilata perché accusata di aver rubato una posata d’argento, si risolve felicemente, dopo che si scopre la vera ladra, ovvero la gazza, noto uccello rapace, attratto dagli oggetti luccicanti che, si racconta, rubava e li utilizzava come veri strumenti, tanto che Rossini riscontrava in essa una vocazione musicale.
Se Chailly ha saputo trasformare lo spartito in un perfetto concertato, evidenziandone la forza rivoluzionaria, assecondando il crescendo rossiniano, Salvatores ha rinunziato a una regia dirompente, come è d’uso oggi, immaginando una giovane acrobata, la brava Francesca Alberti, che sostituendo una gazza impagliata, diventerà il deus ex macchina dell’intera rappresentazione, avendole il regista affidato il ruolo di direttore di scena che si occupa di spostare le scenografie, di introdurre i personaggi, di accendere e spegnere le luci, una gazza, insomma, libera di disporre del destino dei protagonisti.
Salvatores ha scelto la dimensione favolistica e quella del teatro nel teatro, a differenza di Michieletto che aveva optato, al Petruzzelli di Bari, per la dimensione onirica, immaginando la storia di Ninetta come fosse stata generata da un suo sogno o incubo da cui si libererà alla fine, quando sarà svegliata dai colpi di fucile (tutto in partitura) che avrebbero dovuto essere quelli della sua esecuzione. Ricordo il film di Giulio Gianini, con le meravigliose invenzioni di Emanuele Luzzati, il quale utilizzò, in maniera memorabile, il cinema d’animazione, avendo come protagoniste gazze con becco nero e occhi bianchi, inseguite da cavalieri con archi che lanciavano una infinità di frecce senza colpirle.
Salvatores, proprio per sottolineare la sua scelta favolistica, ad apertura del sipario, mentre Chailly dirige, da par suo, l’Ouverture, tra il suono del primo tamburo a sinistra e quello del secondo tamburo a destra, affida alla Compagnia marionettistica dei Colla una loro interpretazione della “Gazza”, breve, ma intesa, oltre che rivelatrice delle intenzioni del regista, visto che le marionette, durante la recita, assumeranno il ruolo del “doppio” dei personaggi, anch’essi concepiti come semplici marionette in mano del destino avverso, che verrà ribaltato dal trionfo della verità. L’idea del teatro nel teatro, pur se un po’ abusata, permette al regista di condensare i tempi e le scene, visto che lo spazio si metamorfizza, tanto che i palchetti di un vecchio teatro all’italiana che offre l’immagine di un ampio cortile o di un pavaglione romagnolo, diventa prigione per Ninetta e il padre,oltre che tribunale, con tanti giudici chiamati a emettere la sentenza di morte quasi per giustificare la convivenza di Opera buffa e Opera seria.
Determinanti le scene e i costumi di Fercioni, già collaboratore fisso di Andrée Ruth Shammah, e le luci di Marco Filibeck, così come sono determinanti anche il Coro e l’orchestra, con Chailly attento a evidenziare il cromatismo musicale e a coordinare i recitativi con le cavatine, i terzetti, con i quintetti.
Rosa Feola è stata una sorprendente Ninetta, sicuramente un ottimo soprano rossiniano, bravissimi e molto applauditi Michele Pertusi e Alex Esposito, rispettivamente il Podestà e il padre di Ninetta, bene anche Paolo Bordogna, Teresa Iervolino, Edgardo Rocha, Serena Malfi. Successo di pubblico che ha applaudito con convinzione.
REPLICHE. Sabato 15, martedì 18, sabato 22, mercoledì 26. Sabato 29, martedì 2 maggio, venerdì 5 maggio, domenica 7 maggio.
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