RAVENNA, lunedì 20 novembre (di Carla Maria Casanova) A Ravenna è in corso una Trilogia d’autunno “Sull’orlo del Novecento”. Tre opere: Cavalleria Rusticana di Mascagni, Pagliacci di Leoncavallo, Tosca di Puccini in due riprese, cui si è dovuta aggiungere una terza (ripresa) per accontentare le richieste del pubblico.
Ravenna è un feudo di Muti. Più propriamente, della moglie Cristina. Lui le radici le ha nel profondo sud. Cristina è romagnola per sangue, nascita, temperamento. E qui, mi si consenta un pistolotto su Ravenna, piccola aristocratica città che conserva tutta la magìa del suo sublime passato. Basiliche, mausolei, mosaici, oro, Bisanzio, Galla Placidia, Guidarello. D’accordo. Ma è la città tout court che travolge, per il nitore delle stradine con l’acciottolato, l’infilata delle casette a un piano (ci sono mansarde panoramiche al secondo piano). I piccoli, raffinatissimi negozi. I cappelletti al ragù. Il cielo di trasparenza violenta, che trasuda aria di mare. Quando fa freddo, ti taglia la faccia. Per dire che chi è nato a Ravenna deve essere speciale per forza.
Cristina, la stoffa dell’artista l’aveva anche lei, ma rinunciò in seguito al matrimonio. Però, adesso che i figli sono grandi, la stoffa l’ha tirata fuori e produce un sacco di cose. È piena di idee (a cominciare da quelle “Vie dell’amicizia” inventate per il Ravenna festival in tournée nei Paesi del Mediterraneo: idea a dir poco geniale). Che io abbia un debole per Cristina, non è mistero. A proposito di questo suo ultimo progetto della Trilogia, vedrò di usare equilibrio.
Ho visto solo la prima opera: Cavalleria rusticana. Il pregio sta soprattutto nell’aver messo alla prova debuttanti, da Aleandro Mariani (Turiddu), all’esordio da protagonista dopo una carriera agonistica come slalomista nello sci alpino; Chiara Mogini (Santuzza), vincitrice del 69° Concorso “Adriano Belli” di Spoleto; Oleksandr Melnychuk (Alfio) dell’Opera nazionale ucraina al debutto italiano. Lola e Mamma Lucia rispettivamente Anna Malavasi e Antonella Carpenito. Sul podio dell’Orchestra Giovanile Cherubini, Vladimir Ovodok, formatosi all’Accademia di Riccardo Muti.
Sono giovani che varrà la pena seguire.
Lo spettacolo porta la regìa di Cristina Muti che, con il light design Vincent Longuemare e con il video di Davide Broccoli, ha escogitato un impianto molto efficace: al di là di una ripida scalinata, compare la prospettiva di una bella chiesa barocca la cui facciata, con ardita proiezione, diviene immagine in primo piano, avvicinandosi fino a far penetrare lo spettatore nel suo interno. E lo spettacolo è risolto. Il famoso “hanno ammazzato compare Turiddu” lo urla Lola, che irrompe in scena con le mani insanguinate. È una idea nuova. Nuovo anche l’uso di Lyri Live, l’app gratuita (italiano, inglese, francese) a disposizione degli spettatori, sostitutiva dei sovratitoli, con la sincronizzazione in tempo reale del libretto d’opera sui propri smartphone o tablet. L’app, inaugurata nel 2015 proprio al Teatro Alighieri, è da allora adottata da vari teatri in Italia ed Europa.
Cavalleria è preceduta da un Cavalleria rusticana remix. 30 minuti di rilettura del testo in versione pop da parte del gruppo Giovani Energie Creative, ragazzi tra gli 8 e i 18 anni che recitano e suonano, con voce narrante Enrico Brusi. Di questo fuoriscena non si sentiva il bisogno ma un grosso merito l’ha avuto: farci conoscere il batterista Matteo Rosetti Stoppa, anni 12. Un assoluto fenomeno.
La Trilogia (Cavalleria rusticana, Pagliacci, Tosca), Teatro Alighieri, prosegue nei giorni 21, 22, 23; e 24, 25, 26. Sempre alle 20,30