(di Andrea Bisicchia) Ritorna in libreria un libro cult: “Erotismo, Eversione, Merce” (2018), a cura di Fabio Francione, e pubblicato nel 1973, a cura di Vittorio Boarini.
Perché un libro cult? Perché, la prima volta, fu affrontato un argomento, allora, alquanto censurato proprio perché affrontava il tema del rapporto tra cinema e eros, essendo stato, quest’ultimo, concepito, non solo come coscienza stessa dell’immagine cinematografica, ma anche come un problema teorico da affrontare in un momento in cui le spinte eversive del ’68 cercarono di far sentire la loro presenza.
In quegli anni, c’era stato l’avvento della nuova avanguardia, che coinvolgeva tutte le arti, dal teatro, dove si imposero le figure di Grotowski, Beckett, Brook, Barba, Fo, al cinema, quello di Godard, Ferreri, Pasolini, Bertolucci, Antonioni. Inoltre, il medesimo problema era stato affrontato, teoricamente, in chiave sociologica, antropologica e politica. Fondamentale, ai fini del nostro discorso, fu la ripubblicazione nel 1966 di “Eros e civiltà” di Marcuse, ritenuto il primo tentativo di coniugare freudismo e marxismo, sintetizzando l’accordo tra natura istintiva dell’uomo con quella della pulsione sessuale, la cui repressione sarebbe risultata inevitabile per la sopravvivenza del sistema sociale.
Altrettanto importanti furono le pubblicazioni dei Seminari di Lacan, in particolare il libro VI: “Il desiderio e la sua interpretazione” (1958), nel quale il termine “desiderio” rimpiazzò quelli di “libido” e “pulsione”.
Simili citazioni sono doverose perché quasi tutti gli interventi, presenti nel volume del ’73, partivano dalle considerazioni di Marcuse e Lacan sull’Eros e il “Desiderio”. Benché, sempre sull’argomento, non andassero trascurati i saggi di Bataille: “La letteratura e il male” (1957), nel capitolo “L’erotismo e la conferma della vita dentro la morte” e, ancora, “Perversioni sessuali” di autori vari, edito da Feltrinelli nel 1965.
Basterebbe leggere i saggi di Pasolini, Guattarì, Loy, Cosulich, Lattuada, Scalia e altri, per capire come l’analisi dei film erotici, risentisse degli apparati teorici degli autori citati, tutti attenti a sostituire il concetto di libido con quello di eros. Furono proprio le teorizzazioni postlacaniane e postmarcusiane a sollecitare il cinema nel cercare di coniugare la libido con la società, col desiderio e con tutte le repressioni che ne conseguivano, dimostrando, come farà Guattarì, che il cinema è “una macchina di liberazione del desiderio” o, come sosterrà Pasolini, che “il cinema serve per rappresentare non solo l’ideologia, ma anche la realtà, attraverso la rappresentazione del corpo”.
Anche il teatro, in quegli anni, aveva fatto simili scelte, ponendo il corpo al centro della scena. Per Lattuada, non bisognava fare confusione tra “l’oggettività della lussuria e la civiltà dell’erotismo”, confusione che alimentava i processi per corruzione, quando le accuse di oscenità venivano considerate veri e propri reati. Per fortuna, ci siamo liberati dalle censure preventive, tanto da ritenere possibile, oggi, una divaricazione tra merce erotica ed eversione.
Fabio Francione, nella sua nota, ricorda una testimonianza di Liliana Cavani, significativa per comprendere lo spirito degli anni Settanta, quando, il cinema, esprimeva “tutto ciò che volevamo capire” e quando, all’interno dell’industria cinematografica, si discuteva su una nuova visione della categoria dell’Eros e sulla nudità da intendere come forma di trasgressione. Volendo estendere simili argomenti all’oggi, Francione ha chiesto a Alessandra Cristiani, Monica Stambrini, Oliviero Ponte di Pino, Roberto Revello, Simone Derai, Rocco Ronchi, Federico Tiezzi, Fabrizio Sinisi, alcune loro considerazioni che, però, non hanno seguito nessun tracciato teorico, limitandosi a parlare del loro lavoro, magari ristampando le proprie note di regia. Sarebbe bastato, per esempio, partire da “Gli usi postmoderni del sesso” di Bauman (2013) per discutere dell’emancipazione dell’erotismo, del desiderio che desidera se stesso, del sesso e della sua manipolazione culturale.
“Erotismo, Eversione, Merce”, a cura di Fabio Francione, Ed. Mimesis 2018, pp 260, € 22.