MILANO, giovedì 14 gennaio ► (di Paolo A. Paganini) Paolo Rossi, sadico e bonario capocomico, maltratta le sue attrici, schernisce la sicumera dei più giovani, mortifica la prosopopea dei più anziani, e da tutti pretende una recitazione da Actors Studio, costringendoli a calarsi in se stessi con il gioco di una improvvisazione che metta a nudo anche i più nascosti recessi dell’anima. E al diavolo la memoria, bagaglio ingombrante a intralciare la spontaneità. Che, per un attore, è un’affermazione al limite della blasfemia. Ma la finzione teatrale tutto consente, tutto sopporta e tutto giustifica. Paolo Rossi lo sa perfettamente, e ci marcia. Orbene, in un paio d’ora, il capocomico in questione deve sfruttare il suo estro inventivo, perché, entro due ore, deve allestire una nuova commedia, che il Re di Francia, Luigi XIV, il Re Sole, grande protettore del suo capocomico di Corte, pretende esige e ordina. E che non faccia tante storie. In queste condizioni il povero capocomico è costretto a mettere alla frusta i suoi poveri ma volenterosi attori. E che il cielo lo assista.
E il cielo l’ha assistito. Almeno al Piccolo Teatro Strehler.
Si sarà capito che il capocomico in questione è Molière, “l’amato, trasgressivo, innovatore Molière”, che il nostro attore ha messo in scena, in un curioso gioco delle parti, con il titolo “Molière: la recita di Versailles”, di Stefano Massini, Paolo Rossi, Giampiero Solari, canzoni originali di Gianmaria Testa, musiche eseguite dal vivo dei Virtuosi del Carso. Sul palco, fra tutti, attori e musici, un totale di dodici professionisti coi fiocchi.
In queste due ore, la rappresentazione diventa, in crescendo, un singolare e piacevole pasticcio, tra commedia varietà e cabaret, una specie – per buona memoria – di “Rumori fuori scena” di Frayn, con punte onestamente esilaranti, quando le improvvisazioni hanno lo stato di grazia di una irrefrenabile inventiva comica, ed altre un po’ meno riuscite, quando l’allestimento si abbassa di quota, diventando repertorio da cabaret, con la scontata e inevitabile satira politica, specie riferendola a chi oggi – dice Rossi – recita meglio degli attori: politici, dottori, commercialisti et cetera. Troppo facile. Ma è questo che vuole il pubblico. Paolo Rossi, esperto navigatore di lungo corso tra gli umori delle platee, lo sa e lo accontenta. Ma quando, tra un pasticcio e l’altro, tenta di provare, nelle vesti di Molière, alcune scene del “Misantropo” o del “Tartufo” o del “Malato immaginario”, l’intelligenza comica di Paolo Rossi e di tutta la compagnia diventa ineguagliabile. Ed è qui che Paolo Rossi si scatena nel succitato gioco delle parti, facendo Rossi che fa Molière, Rossi che fa il capocomico, Molière che fa il capocomico, il capocomico che fa il capocomico che fa Molière che fa Paolo Rossi… Chiaro?
Fra i tanti compagni in scena, più comprimari che secondi attori, segnaleremo in particolare Lucia Vasini, contraltare comico di Paolo Rossi. Ma bene tutti, garbati, complici e generosi (con qualche inutile parolaccia che andrebbe emendata). Son tutti da citare, e almeno li nomineremo, attori e musici: Fulvio Falzarano, Mario Sala, Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari, Stefano Bembi, Mariaberta Blasko, Riccardo Zini, Irene Villa, Karoline Comarella e Paolo Grossi.
MOLIERE: LA RECITA DI VERSAILLES, di Massini, Rossi, Solari – Regia di Giampiero Solari – Con Paolo Rossi e Lucia Vasini (produzione Teatro Stabile di Bollzano). Al Piccolo Teatro Strehler, largo Greppi 1, Milano – Repliche fino a domenica 24 gennaio.