Il destino segnato di due fratelli criminali. In un crescendo di disperazione e di malvagità. E con un finale maledetto

(di Emanuela Dini) Un noir teso e angosciante, una storia di fratelli maledetti, Caino e Abele trascinati nel fango e senza speranza, il male e la disperazione di una vita predestinata e criminale, personaggi psicopatici e totale mancanza di qualsiasi senso morale o empatia umana.
Tutto questo, e altro ancora, è “Le Ardenne – Oltre i confini dell’amore”, film belga d’esordio del regista Robin Pront e candidato belga al premio Oscar come miglior film straniero.
Cupo e maledetto, è però magistralmente girato e ancor più magistralmente fotografato ed è un film che, indubbiamente, lascia un segno. Angoscioso ma anche con sprazzi di humour noir e una sequenza di immagini suggestive – a partire dal primo fotogramma, in cui un uomo dal volto mascherato e guanti neri emerge da una piscina – che ognuna da sola vale il film.
L’hanno definito un film potente quanto “Fargo” e “Trainspotting”, e accostato ai primi di Quentin Tarantino. Il regista è al suo primo lungometraggio e in precedenza si era cimentato con dei corti sul mondo della droga ad Anversa e sulle violenze dei tifosi ultrà, sempre con stile crudo e diretto.
La storia, in sé, è presto raccontata: due fratelli criminali, dopo una rapina finita male, hanno destini diversi. Uno la sfanga, l’altro va in galera. Quello che se l’è cavata (Dave) cerca di redimersi e farsi una vita quasi normale con quella che prima era la donna del fratello (Sylvie) che fa la cameriera in un locale di lap dance ma sogna una vita “noiosa, cuocere le patate e i broccoli, aspettare mio marito che torna a casa, portare il bambino in piscina”. Quando arriva la notizia che il fratello (Kenneth) sta per uscire di galera, né Dave né Sylvie trovano il coraggio di dirgli che ora stanno insieme e, da parte sua, Kenneth non ha la minima intenzione di rigare dritto e, anzi, innesca subito una spirale criminale in cui trascina di nuovo e senza troppa fatica il fratello.
In un’atmosfera dark e da thriller gotico, la storia si dipana in un crescendo di disperazione e malvagità, nel mondo degli ultimi, dove la violenza è l’unica soluzione, le droghe sono la normalità, il riscatto è una via improponibile, la criminalità un destino segnato, sentimenti e empatia questi sconosciuti.
Di violenza in violenza, di efferatezza in efferatezza, la storia si svolge a cavallo del giorno di Natale e si sposta dai casermoni anonimi e gelidi della periferia di un’Anversa invernale ai boschi delle Ardenne, freddi e spogli, ricoperti di ghiaccio e neve, dove lo psicopatico ex compagno di cella di Kenneth riceve l’amico a torso nudo e non si fa scrupoli a tagliare a pezzi i cadaveri con un’ascia da boscaiolo.
Audace e intenso, il film regala sequenze e fotografie che potrebbero essere quadri, una colonna sonora inquietante e un finale maledetto.
Astenersi dalla visione animi romantici e delicati.

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  1. […] esce dal carcere scopre che i due, che aspirano a una vita normale, si son messi insieme… (qui la nostra […]