Il diritto di Fedra di amare Ippolito, un po’ Grace Kelly un po’ Kim Basinger, ma finisce sempre male

galatea-ranzi-in-fedraMILANO, giovedì 6 novembre
(di Emanuela Dini) Il mito di Fedra, rivisitato in chiave moderna dalla grecista Eva Cantarella, rivive a teatro, nella pièce-monolgo “Fedra. Diritto all’amore” interpretato da Galatea Ranzi (premio Ubu come migliore attrice giovane nel 1998, premio Eleonora Duse nel 2012 ) con la regia di Consuelo Barillari.
Nella versione originale di Euripide – intitolata “Ippolito” e rappresentata per la prima volta nel 428 a.C. ad Atene – Fedra, figlia di Minosse e seconda moglie di Teseo, re di Atene, si innamora follemente del figliastro Ippolito e, per il senso di vergogna di questo amore proibito che tiene nascosto, si suicida, accusando però Ippolito di avere abusato di lei (cosa non vera). Teseo, disperato, ordina a Poseidone – dio del mare- che il figlio venga ucciso, e infatti un mostro marino divorerà l’innocente Ippolito. Questa, la versione di Euripide, poi ripresa in tempi latini da Seneca.
Nella rivisitazione di Eva Cantarella messa in scena al Teatro Franco Parenti a Milano, Fedra si emancipa dal senso di vergogna e, pur consapevole della difficoltà di un amore proibito, diventa l’icona della libertà di amare e scegliere un partner “sbagliato”.
Il monologo di 70 minuti rispetta la vicenda mitologica, e l’attualizza con un testo a tratti forse fin troppo didascalico “Ho deciso di amare e prendere in mano la mia vita, abbiamo il diritto di seguire i nostri sentimenti ed essere felici” che rispecchia l’impegno della regista Consuelo Barilari, ideatrice e curatrice del Festival dell’Eccellenza al Femminile, verso le tematiche legate alle donne. Le soluzioni di regia e scenografia, poi, mischiano filmati, immagini, proiezioni, effetti luminosi e sonori, con un esplicito omaggio al film “Phedra” del 1961, con Anthony Perkins (Ippolito), Melina Mercouri (Fedra) e regia di Jules Dassin, assistente di Hitchcoock.
Galatea Ranzi recita sempre dietro un velo, e compare ora in trench nero, foulard e occhialoni da sole sullo sfondo della costa azzurra, un po’ Grace Kelly e un po’ Jackie Onassis, facendo outing “Sì, mi sono innamorata”, con tanto di paparazzi e applauso registrato; ora in una seducente sottoveste da Kim Basinger in “Nove Settimane e mezzo” dove cerca di convincere il riottoso Ippolito che “l’età non conta, quando avrò 50 anni tu ne avrai 30 ma ci ameremo lo stesso”; ora felice e innamorata che gioca a nascondino in giardino di notte. Non mancano brani e canzoni in greco, né la voce fuori campo della nutrice (che, nella versione euripidea, tradisce Fedra, e racconta a Ippolito l’insana passione della matrigna), né il tragico finale con suicidio in una vasca da bagno che ricorda da vicino “La morte di Marat” del pittore Jacques-Louis David.
Applausi calorosi di un pubblico di intenditori, con Eva Cantarella in platea.

“Fedra – Diritto all’amore”, testo originale di Eva Cantarella, con Galatea Ranzi nel ruolo di Fedra. Teatro Franco Parenti – Milano – fino al 16 novembre