(di Paolo Calcagno) Lo sfaccendato, l’iperansiosa, la bohémien, il timido. Sono questi gli “antieroi” della piacevole commedia “Noi 4”, secondo film dopo il sorprendente “Scialla” del regista e sceneggiatore Francesco Bruni. Dopo la lunga sbornia per i festeggiamenti dei tanti trofei internazionali, culminati con il premio Oscar, di un film ampio e complesso quale “La Grande Bellezza” di Sorrentino, la stagione del Cinema italiano riavvolge il nastro ritornando a operine ben realizzate che non possono aspirare al mercato estero e che ci propongono in salsa di commedia il piccolo quotidiano della gente comune.
Anche in questo caso siamo a Roma, ben lontana dalla rappresentazione solenne e stordente dell’immensità della città eterna osservata da Jep Gambardella. Qui, ci viene mostrata la Roma afosa d’inizio estate, soffocata da un traffico caotico, percorso a ostacoli da oro olimpico per chi è costretto a spostarsi nelle vie del centro.
Il tempo del racconto è quello dell’intera giornata di un’ordinaria, quanto scombinata, famiglia che ha come traguardo gli esami orali di terza media del piccolo e timido Giacomo (interpretato con ammirevole efficacia dall’esordiente Francesco Bracci Testasecca, amico di famiglia del regista Bruni), a sua volta annichilito dall’impresa di utilizzare l’ultima occasione dell’anno per dichiarare il suo amore a una cinesina, sua compagna di scuola. Lara, la mamma russa che vive da anni in Italia ed è separata dal consorte, è un ingegnere, responsabile dei collegamenti stradali della capitale e, perciò, perennemente ostaggio dei ritrovamenti archeologici. Il personaggio, cui dà temperamento e ansie la bravissima Ksenia Rappoport (attrice cechoviana portata in Italia da Tornatore, quale straordinaria protagonista di “La Sconosciuta”), è quello di una donna molto protettiva verso i figli e profondamente responsabilizzata verso la sua professione, che si sdoppia con affanno nel suo duplice ruolo. Rughe e seni afflosciati segnalano la sua sfiorita femminilità contribuendo ad accrescere il suo quotidiano rammarico, già duramente afflitto dai contrasti con la figlia maggiore Emma (interpretata con personalità da Lucrezia Guidone, attrice di estrazione ronconiana), “tifosa” del padre. La ragazza sogna il palcoscenico, con i compagni di scena “occupa” il Teatro Valle e ha una relazione con un regista straniero che non corrisponde le sue ambizioni esclusive.
Infine, c’è Ettore, marito di Lara e papà di Emma e Giacomo, brillantemente rappresentato da Fabrizio Gifuni, interprete dai rigorosi percorsi teatrali e apprezzato recentemente anche sullo schermo in “Il Capitale Umano”, di Virzì. Disegnatore senza lavoro, squattrinato e superficiale, inseparabile dalla sua Honda 400 Four, Ettore è un simpatico fan-cazzista ultraquarantenne che esterna fedeltà ai suoi sogni d’artista ma che fatica a schiodarsi dal divano dell’amico del quale è permanentemente ospite. Inaffidabile agli occhi di Giacomo, Ettore conferma la sua indole distratta quando s’impegna a sostituire Lara per qualche ora e a seguire il figlio fino all’appuntamento degli esami, che è stato spostato a causa dell’assenza di un professore. Per quanto disordinato, però, l’uomo si fa accettare per la sua schiettezza e l’infinita buona fede. Non si spaccia per quello che non è, sdrammatizza alla sua maniera gli affanni della quotidianità e, in qualche modo, fra mille inutili capriole, riesce sempre, o quasi, ad esserci. Ed è proprio questo a renderlo prezioso nei sentimenti della figlia Emma e, in fondo, anche in quelli di Lara, sebbene la sanguigna russa non gli lesini quotidiani rimproveri.
I “4” si cercano e s’incrociano, a coppie sempre diverse, in vari punti del centro di Roma, alternando litigi a coccole. Miracolosamente accorrono, in un modo o nell’altro, riunendosi, all’esame di Giacomo che il ragazzo supererà senza problemi. Lara si lascia convincere e si unisce agli altri 3 in un’allegra gita al lago per un euforico bagno di festeggiamento. L’incandescente e tormentata giornata, complice l’occhiolino alla statuetta ritrovata di un Lare (per gli antichi romani, lo spirito protettore del focolare domestico), si conclude nel migliore dei modi per la famiglia dei nostri “antieroi” capitolini: ci scappa anche un bollente ritorno dei sensi tra Ettore e Lara.
“Noi 4” è un film tenero che ha il merito di bagnarsi nelle acque sicure della commedia senza incagliarsi nelle “secche” vischiose del doppio senso o delle volgarità a brutto muso, che caratterizzano varie produzioni di casa nostra, da Zalone in giù. Certo, il racconto di Bruni si limita a ciò che mostra, non offre seconde e terze letture, non svela aspetti soggiacenti di ciò che palesa la quotidianità, come accadeva un tempo a Woody Allen, a Eric Rohmer, o a Ettore Scola e Mario Monicelli, per restare dalle nostre parti. Manca l’approfondimento critico, tuttavia l’opera “seconda” di Bruni rimane una gradevole narrazione di minimalismo “all’italiana”.
“Noi 4”, regia di Francesco Bruni, con Ksenia Rappoport, Fabrizio Gifuni, Lucrezia Guidone, Francesco Bracci Testasecca. Italia, 2013
Il minimalismo “all’italiana” di una scombinata famiglia che si rincorre nel cuore di Roma
20 Marzo 2014 by