
Uomo di teatro, cinema, radio e televisione, Giorgio Albertazzi, nato a Fiesole il 23 agosto 1923, aveva debuttato nel ’47 con Luchino Visconti. E’ deceduto questa mattina nella sua casa in Maremma.
ROCCASTRADA (Grosseto), sabato 28 maggio – È morto Giorgio Albertazzi. Aveva 92 anni. Uno degli ultimi grandi attori del teatro italiano, anche se lui, con ironica civetteria, preferì scrivere di sé, sul web: “… In realtà faccio anche il regista, lo sceneggiatore, il riduttore dimromanzi per la televisione e l’attore di teatro. Alcuni sostengono che il mio vero mestiere è l’attore. Altri dicono che dovrei soltanto scrivere. Altri ancora che non dovrei mai più fare una regia teatrale…” Di certo, è stato un personaggio insieme classico e moderno, spesso controcorrente, raffinato interprete di prima grandezza nel mondo dello spettacolo, dal cinema alla televisione, dalla radio al palcoscenico. Aveva debuttato nel ’49 in “Troilo e Cressida” di Shakespeare, regia di Visconti. Entrò successivamente nella compagnia Ricci-Magni-Proclemer-Buazzelli nel ’55, formando subito dopo, nel ’56, coppia con Anna Proclemer, con la quale imperlò una lunga serie di raffinati spettacoli di autori che sempre sollecitarono soprattutto la sua insaziabile curiosità intellettuale, da D’Annunzio a Faulkner, da Camus a Ibsen. Ma fu la televisione a dargli subito grande popolarità, già nel 1954, come protagonistadello sceneggiato “Delitto e castigo”, a fianco di Diana Torrieri, Bianca Toccafondi e Giancarlo Sbragia. In breve fu consacrato autentico divo della televisione italiana, con “L’idiota” (1959), “Le pecore nere” (di cui fu anche l’ideatore, nel 1961), “La vita di Dante” (1965); Fino all’enorme successo dello “Strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, nel 1969, e, nel ’74, gli episodi di “Philo Vance”, nei panni dell’investigatore aristocratico ed esteta, nei quali si sentiva perfettamente a suo agio. Un cameo interpretativo, quasi il simbolo del suo modo di essere attore, ironico e raffinato.