Il mostruoso Riccardo III di Shakespeare con Alessandro Gassmann tra Frankestein e Lord Fener

Milano. Un’immagine di “Riccardo III” di Shakespeare, al Piccolo Teatro Strehler, con Alessandro Gassmann, qui sul suo trono di sangue (foto Federico Riva)

Milano. Un’immagine di “Riccardo III” di Shakespeare, al Piccolo Teatro Strehler, con Alessandro Gassmann, qui sul suo trono di sangue (foto Federico Riva)

(di Paolo A. Paganini) Già mostruoso alla nascita, quando, estratto per i piedi, non finiva più di uscire, con gli anni, Riccardo III, duca di Gloucester, gobbo, deforme, non migliorò il proprio repellente aspetto. Che era comunque ben poca cosa a fronte delle ripugnanti deformazioni di un’anima infernale, inumana e crudele. Straordinaria invenzione di Shakespeare, fra il dramma storico e la tragedia, il personaggio per quattro secoli non smise d’incantare le platee europee, con famose messe in scena. Cavallo di battaglia di tutti i più grandi attori della storia del teatro inglese, e non solo, il monumentale testo, di mano in mano, venne ritagliato su misura dei vari interpreti e manipolato fino ad essere, talvolta, quasi riscritto. Senza mai perdere il suo straordinario appeal.
Genio del male, sanguinario, amorale, spregiatore di ogni sacra istituzione, spergiuro e sacrilego, spietato con i nemici, traditore degli amici, impietoso con fanti e santi, Riccardo III fa impallidire perfino la crudeltà di Macbeth e le efferatezze di Titus Andronicus.
Istiga il fratello re Edoardo IV contro famigli e cortigiani, ammazza Edoardo principe di Galles, e ne sposa la vedova Anna per interesse politico, fa ammazzare dai sicari il fratello Clarence, fa uccidere i nobili Rivers e Grey, e poi Lord Hastings, fa uccidere i bambini legittimi eredi al trono dopo la morte del re Edoardo IV, e perfino il complice ed istrionico Buckingham, poi deluso e ostile a Riccardo, messo a morte; quindi Riccardo ripudia e causa la morte della moglie Anna. Intanto il conte di Richmond organizza dalla Francia un esercito contro Riccardo. Si scontreranno a Bosworth, dove il maledetto Riccardo, dopo una notte di incubi, funestata dai fantasmi delle sue vittime, sarà ucciso in battaglia, non prima di aver pronunciato il fatidico “il mio regno per un cavallo!”.
C’è da chiedersi come abbia potuto Riccardo III, che già a corte viene temuto come un insaziabile ragno dalla pancia gonfia di veleno, proseguire nell’orrore della sua stupefacente carriera di sangue e di astuti machiavellismi fino ad arrivare al potere, senza praticamente avere contrasti ed opposizioni degne di lui. A questo – ovviamente – aveva già pensato Shakespeare. Tutti, nobili e consanguinei, avevano scheletri da nascondere negli armadi. Tra veleni coltelli e fratelli, cospirazioni e tradimenti, tutti avevano le loro brave colpe. Questo non obbliga a pensare che Riccardo possa apparire come un fatale vendicatore. Tutto e tutti rispecchiano un inferno sociale e politico, dal quale nessuno si salva, nessuno assolto, nessuno giustificato, in un sabba di cattive coscienze.
Messo così, tutto è permesso. E Alessandro Gassmann (la doppia enne finale è voluta dal figlio di cotanto padre, ma contento lui!) nell’allestire il suo “Riccardo III”, come protagonista, ideatore scenico e regista, tutto si permette con affascinante spudoratezza, grazie anche al geniale e complice intervento di Vitaliano Trevisan, traduttore e adattatore, che ha tagliato, spostato e ricucito i cinque atti della tragedia shakespeariana, riconducendoli a due atti (di quasi tre ore con un intervallo) e riducendo i quasi cinquanta personaggi del testo originale a dieci interpreti (con assunzione di più ruoli) .
Qui dunque, non gobbo ma mostruoso sì, Riccardo è una specie di Frankenstein alto più di due metri (grazie anche agli speciali coturni correttivi), con spastiche movenze innaturali, tetro, lugubre, malefico già nell’aspetto. Nell’ala di morte del lungo mantello nero, ricorda Lord Fener di Guerre Stellari, e padroneggia la scena muovendosi anchilosato in un antro più che reggia, tra lampi di corrusca incombenza cosmica, musiche d’imminente tregenda, atmosfere gotiche da canti ossianici, proiezioni d’immaginifico realismo (in teatro, sempre più diffuso) su invisibili velari. Ci si guazza con indicibile voluttà, con incontenibile gusto del grottesco, con intrattenibile dominanza mattatoriale. E, anche se il mattatore per antonomasia è stato papà Vittorio, lui ci sta degnamente a ruota. E piace.
In una platea invasa di giovani in visibilio, alla prima milanese, al Piccolo Teatro Strehler, ha ricevuto osanna da stadio, in equa misura gioiosamente distribuiti a Manrico Giammarota (particolarmente apprezzato), Mauro Marino, Marta Richeldi, Giacomo Rosselli, Marco Cavicchioli, Sabrina Knaflitz, Sergio Meogrossi, Emanuele Maria Basso e Paila Pavese.
Bene, dunque, un fumettone particolarmente gradito. Ma a tutti quei ragazzi, gli insegnanti avranno spiegato che Shakespeare è un’altra cosa?
“RIII – Riccardo III”, di (da) Shakespeare. Al Piccolo Teatro Strehler, Largo Greppi, Milano. Repliche fino a domenica 23 marzo.

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