(di Andrea Bisicchia) Alain Touraine, sociologo di fama internazionale, nel suo ultimo libro: “In difesa della modernità”, edito da Cortina, non accetta l’idea, secondo la quale, i nostri atti e, persino, le nostre idee, possano essere governati dalle leggi dell’economia, da un presunto determinismo economico al quale egli contrappone un determinismo sociale, avvalorando l’idea della “grande frattura” che si è verificata fra queste due visioni della vita, già sottolineata dal Premio Nobel Joseph Stiglitz, il quale non aveva dato le colpe solo all’economia, essendo, tale frattura, anche opera dell’insipienza della politica che ha mercificato la democrazia.
Questa frattura fu oggetto di un altro studio, quello di Lyotard, che, dinanzi alla irreversibilità del processo culturale e alla fine dei grandi sistemi teorici, notò un vuoto all’interno della modernità, tanto da poter teorizzare l’avvento della postmodernità.
Per Alain Touraine, bisogna ancora confidare nel concetto di modernità, da concepire come spazio di soggetti pensanti e, quindi, come fonte di creatività, partendo dall’idea che l’azione sociale debba essere indipendente da quella economica e che vada spiegata solamente attraverso il sociale come, del resto, aveva sostenuto Durkheim. L’uomo moderno deve prendere consapevolezza dei tanti pericoli a cui va incontro e, per non sentirsi corresponsabile delle fratture e delle crisi sempre in agguato, deve predisporsi, con la sua creatività, in un atteggiamento costruttivo con il nuovo mondo. Per Touraine, la modernità è fonte di una nuova forma di creatività diffusa, proiettata verso l’ipermodernità, dove si sperimenta il dominio incontrollato di nuove forme di potere invisibili contro le quali è necessario contrapporre la forza della volontà creativa da intendere come volontà di potenza, nel senso che spetta al nostro agire trasformare il senso che diamo alle cose, oltre che le interpretazioni. Negare la volontà creativa vuol semplicemente dire sottometterla alla legge del mercato.
La sociologia che ha in mente Touraine è quella degli attori sociali e non dei sistemi, sempre aperta al movimento, senza subordinare i diritti agli interessi e al profitto a cui mirano gli operatori finanziari, a loro volta causa di nuovi conflitti sociali, che si combattono, non più tra padrone e lavoratore, ma tra dirigenti manager e dominati. Per Touraine, la modernità potrebbe trionfare nel momento in cui riesce a imporsi il Soggettivismo che sia “creatore di tutto” e che sappia introdurci nella ipermodernità, portatrice di nuovi movimenti sociali che si battono per affermare i diritti dei soggetti umani. Per questo motivo, l’ipermodernità potrà imporsi in ogni parte del mondo più velocemente di quella che, una volta, era la società industrializzata.
Alain Touraine, “In difesa della modernità”. Ed. Cortina 2019, pp 306, € 26.