(di Andrea Bisicchia) – Massimo Marino è un critico e saggista che collabora col Corriere della Sera, edizione di Bologna, già autore di un manuale teatrale, edito da Carocci: “Lo sguardo che racconta”, che è una vera e propria analisi del ruolo del critico teatrale e delle sue trasformazioni, essendo egli stato testimone di quella transizione epocale che, dal teatro di regia, quando veniva giudicato il testo e la sua trasformazione scenica in una sorta di seconda creazione artistica, si è passati a quello performativo, per il quale, il testo conta ben poco, essendo stato sostituito dalla fisicità del performer.
Marino è un critico militante che non esaurisce il suo lavoro nella presentazione o recensione di uno spettacolo, avendo svolto anche attività laboratoriale presso il Centro Interfacoltà di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna, ha pertanto integrato la sua attività pratica con una teorica, di cui risentono i suoi scritti, sempre meditati e, in certi casi, con un andamento saggistico. Basterebbe leggere i testi raccolti nel volume Ebook: “Il teatro indistruttibile” edito da Doppiozero, la rivista online su cui non ha limiti di spazio per le sue recensioni, per conoscere il suo metodo critico. Il teatro, oggi, deve molto a giornali online, che, al contrario di quelli cartacei, dove lo spazio della critica è stato ridotto a trenta righe, una volta alla settimana, si possono recensire spettacoli come una volta, quando sui quotidiani venivano offerti al critico due lunghe colonne. “Doppiozero”, “Tuttoteatro”, “A teatro”, “Lo Spettacoliere” offrono al lettore la possibilità di approfondire l’analisi di una messinscena e, quindi, di restituire, alla critica, la sua dignità, la sua funzione che non è quella di ritenersi un simulacro.
“Questo fantasma” è il titolo del volume edito da Titivillus, nel 2010, di Andrea Porcheddu e Roberta Ferraresi, da ritenere un altro tentativo, insieme a quello di Marino, di riflettere sullo stato della critica, dopo aver subito il tradimento dei direttori dei grandi quotidiani, quasi insofferenti alla stessa funzione del critico, senza avvedersi che i giornali sono comprati da persone che vogliono confrontarsi con i pareri autorevoli di chi svolge quella professione e, magari, capire quali siano i codici linguistici per accedere all’analisi di una rappresentazione.
Il volume è suddiviso in capitoli che hanno, come argomento, le “Cronache”, dove si possono leggere pagine dedicate a spettacoli come “Aldo Moro” di Daniele Timpano, “L’Amleto” di Punta Corsara, le realizzazioni del CollettivO CineticO, di cui Marino esalta la geometria e la poesia, le sgrammatiche antologie di Kitsche, di Ricci/Forte e di Filippo Timi, il teatro di Scimone-Sframeli, di Alessandro Berti, quello poetico di Fabrizio Sinisi; poi ci sono le “Questioni” riguardanti il Teatro Valle occupato, il problema della censura, dello streaming, al tempo del covid, che l’autore ritiene da utilizzare come un documento e non certo come teatro. Non mancano i ritratti dedicati a Romeo Castellucci, Massimiliano Civica, Lucia Calamaro, Chiara Guidi, Deflorian-Tagliavini, Armando Punzo, Antonio Latella, Enzo Moscato, Giuliano Scabia, Toni Servillo, Rimini Protokoll e, infine, “Memorie” riguardanti Brecht, Fellini, Bernhard, Living, Ronconi, Fo, Ganz, Taviani, Bobò.
Si tratta di un materiale di prima mano, utile da consultare, perché ripercorre la recente storia di un teatro in cerca di una sua nuova definizione, la stessa che non si riesce più a trovare nemmeno nei Festival storici, come quello di Primavera dei Teatri, o di Sant’Arcangelo, di cui Marino è stato direttore.
Insomma, ci si trova dinnanzi a un modo di guardare il teatro per svelarne le fragilità, ma anche la necessità, pagine intense e lunghe, soprattutto, che intrecciano conoscenze, ricordi, competenze, domande su che cosa sia il teatro oggi, su che cosa dobbiamo chiedergli, sul modo diverso di guardarloPerché, allora, il teatro è indistruttibile? Perché è “un controveleno a quella semplicità, a quella velocità, a quella semplificazione che ci sta portando all’esaurimento, alla violenza, all’egoismo, al culto di stare chiusi nei propri gusci”. È come un invito a liberarci dal male, e così sia.
Massimo Marino, «Il teatro è indistruttibile. Otto anni in scena su “doppiozero”» – Ebook gratuito per festeggiare i dieci anni di: www.doppiozero.com