Il ritorno di Giulia Lazzarini nel “suo” teatro, il tempio della prosa, dove interpretò memorabili spettacoli di Strehler

MILANO, mercoledì 18 ottobre ► (di Paolo A. Paganini) Giulia Lazzarini è tornata casa. La casa di Strehler, il vecchio glorioso Piccolo Teatro di Via Rovello. A vent’anni dalla morte del Maestro. Qui, aveva debuttato, poco più che ventenne, nell’ “Arlecchino servitore di due padroni”, nel 1955, quando c’era ancora Marcello Moretti. Poi, nel ’59, in “Platonov” di Cecov. E via via elencando, sempre in Via Rovello (e limitandoci solo alla sede storica, fra i tanti spettacoli entrati nella storia del teatro, con il Gotha della prosa italiana), “L’egoista” (’61) di Bertolazzi, “Vita di Galileo” (’63) di Brecht e “L’opera da tre soldi” (’74), “Il giardino dei ciliegi” (’74) di Cecov, “Le balcon” (’76) di Genet, “La tempesta” (1978), di Shakespeare, al Teatro Lirico…
Ed ora, dicevamo, eccola tornata a casa, con la sua grazia ancor più impreziosita dall’età, 83 anni!
È protagonista di “Emilia”, un’ex serva, o, se vi suona male, coadiutrice domestica. Ora in povertà, è non a caso capitata in una famiglia di sconcertanti personaggi: un uomo che lei, tanti anni prima, aveva accudito e cresciuto come tata; la moglie di lui; il figlio, e un misterioso individuo, che, alla fine, scatenerà una imprevedibile tragedia, progressivamente montata in un crescendo di un’ora e 40 senza intervallo, in una tensione ai limiti del malessere, in un’atmosfera malata, nel concitato comportamento di questi eccessivi personaggi, ai margini di psicotici precipizi. E lei, l’amata Giulia, lì, in mezzo al palcoscenico, come attonita testimone, o dolcemente narrando imbarazzanti racconti, non sempre gradevoli episodi, del suo adorato fanciullo d’un tempo, schivo e timido, quanto ora nevrotico e spavaldo, come chi rincorre disperatamente una perduta felicità.
Con la tenerezza d’uno spietato candore, con le parole dell’amore e degli antichi affetti, la Lazzarini, nel ruolo di Emilia, diventa un involontario strumento destabilizzante. Arriva nella casa dell’amorosa famigliola per le vie imperscrutabili del destino, per assistere o per condannare alla tragedia. Tutti hanno le loro magagne. La stessa Emilia, che insegue i fuggevoli e misteriosi fantasmi della mente, forse già nell’evanescenza d’un incipiente Alzheimer, forse, nella realtà, si trova in una casa di cura, o in una prigione, o in chi sa quale ospizio. E forse, chissà, sono proprio quei ricordi a essere proiettati in una immaginaria incombente realtà.
Vivendo e respirando quell’improvviso ritorno di ricordi, con quell’uomo esagerato in una continua tensione di squilibranti, nevrotici eccessi affettivi, con quella donna in evidente stato depressivo sotto il sorriso sforzato e trasandato di una palese infelicità, con quel ragazzo affetto da turbe sessuali. E con quell’uomo misterioso, che alla fine si scoprirà amante della donna, dalla quale ha avuto quel figlio innamorato del padre putativo ma dal tenero affetto anche per il padre naturale. E tutto precipita in un disastro affettivo, tutti annientati in una impossibilità di perduta felicità. Per sempre.
Dunque solo un accenno, ma sufficiente a comprendere il perché di quel malessere che ha accompagnato tutto lo spettacolo, ch’è tuttavia d’incalzante pregnanza non solo emotiva, ma di martellante recitazione, di dialoghi stringenti, in un susseguirsi di geniali variazioni dialogiche. In questa “Emilia”, scritta e diretta dall’argentino Claudio Tolcachir (già vista ne 2015 in lingua originale), tutta la compagnia è di una generosità allo spasimo, con interpreti di ammirevole sapienza attoriale. E ora sarebbero ancor più elogiati se non fosse per questa straordinaria Giulia Lazzarini, l’interprete di Strehler, l’attrice del Piccolo Teatro, che ha ancora galvanizzato, ipnotizzato tutta la platea, gli occhi puntati su di lei, così minuta ed evanescente, così teneramente patetica, con quel suo filo di voce, che tutti seguivano col fiato sospeso. E, alla fine, quanti applausi, liberatori ed entusiastici. Per Giulia. E per tutta la compagnia.

“Emilia”, scritto e diretto da Claudio Tolcachir, traduzione Cecilia Ligorio, con Giulia Lazzarini (Emilia), Sergio Romano (Walter), Pia Lanciotti (Carolina), Josafat Vagni (Leo), Paolo Mazzarelli (Gabriel). Al Piccolo Teatro Grassi, Via Rovello 2, Milano. Repliche fino al 29 ottobre (Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale).
Informazioni e prenotazioni 0242411889 – www.piccoloteatro.org