Il teatro del terzo millennio – allestimenti, regie, tradizione e piatti di tagliatelle – attraverso le riflessioni di sedici artisti

(di Andrea Bisicchia) La metodologia utilizzata da Fabio Francione per il volume, edito da Scheiwiller, “Sguardi sul teatro contemporaneo”, si inserisce in una scuola di pensiero che fa, dell’Intervista, un documento, oltre che una specie di libero accesso al modo di lavorare di un artista e al suo approcciarsi, al teatro, al di là di certe convenzioni che sentono il peso dell’usura.
I modelli sono da rintracciare in alcuni libri di interviste come “Il signore della scena” di Maria Grazia Gregori e “L’avanguardia teatrale italiana“ di Franco Quadri, presenti in tutti gli apparati bibliografici. L’ambizione di Francione è stata quella di proporre un possibile itinerario che il teatro ha intrapreso nel terzo millennio, alla ricerca di una diversa maniera di concepire la messinscena e, di conseguenza, sia il concetto di regia che di drammaturgia, un itinerario che si concentra sulle riflessioni di sedici artisti che si sono messi a nudo nel raccontare le proprie difficoltà degli inizi, le incomprensioni da parte della critica e del pubblico e, infine, l’accettazione nei migliori teatri.
A dire il vero, c’è un po’ di tutto nelle risposte degli intervistati, tanto da non poter proporre un tracciato unitario. C’è il rappresentante del teatro, diciamo, di tradizione, quello che si consuma tutte le sere sul palcoscenico, magari con lunghe tournée, rappresentato da Massimo Popolizio (35 spettacoli in 20 anni), che alterna i grandi classici con l’esperienza della scrittura in fieri del suo ultimo spettacolo, “M il figlio del secolo”, c’è Ascanio Celestini con la sua esperienza di One man show che, però, sfrutta, rinnovandola, l’esperienza del Teatro dell’oralità e che ci parla del Pasolini che sta portando in giro per l’ Italia. Ci sono gli outsider, come Castellucci che non finisce mai di sorprendere e di perfezionare la sua estetica nata dal rapporto tra teatro e arti visive, con l’intento di esplorare, non ciò che si trova in superficie, ma ciò che si trova all’interno di essa.
Le due interviste più ghiotte sono quelle fatte al Teatro delle Ariette, nelle figure di Stefano Pasquini e Paola Berselli, noti anche per aver trasformato uno spazio del proprio podere, quello delle Ariette, appunto, in un luogo dove si possa nutrire lo spirito, accompagnando i loro racconti campestri, con piatti di tagliatelle fumanti, preparati per un pubblico di circa trenta-quaranta persone, raccolte attorno a un lungo tavolo imbandito alla bene e meglio, a sottolineare la dimensione autobiografica del luogo, concepita anche come dimensione comunitaria.
Un giusto spazio viene assegnato a Marta Cuscunà, a cui, recentemente, il Piccolo Teatro ha dedicato una personale, artista che si è fatta notare per lo spettacolo: “Il canto della caduta”, con protagonisti dei corvi meccanici, una specie di coro che ricorda la storia di un campo di battaglia. La ricerca della Cuscunà alterna il teatro visuale con quello d’inchiesta, il teatro tecnologico con quello del racconto orale.
Sempre sulla scia di un teatro di ricerca, Fabio Francione ha fatto delle scelte ben precise, tra le quali, quella del Teatro dei Venti di Stefano Tè, soprattutto, dopo il suo successo di “Moby Dick” a Procida, capitale della cultura, solo che Stefano Tè ha portato la sua idea di ”teatro di relazione e di comunità”, all’interno delle Carceri, seguendo l’insegnamento di Armando Punzo, presente nel volume con un intervista che fa sempre più luce sul suo lavoro con i carcerati.
Non potevano mancare gli Anagoor, con il loro teatro intellettuale, costruito contro ogni forma di arroccamenti e di status quo, con riscritture alquanto personali dei miti del passato, miti riscoperti anche da Archivio Zeta, noto per le sue scelte estreme, l’ultima delle quali, “La montagna incantata”, realizzata sul Passo della Futa.
Nelle sue scelte, Francione non ha dimenticato Gianni Forte assunto alla Direzione della Biennale Teatro di Venezia, cosi come non ha dimenticato il teatro dei Testi, quelli proposti da La Casa d’Argilla, o quelli di autori stranieri come Rambert, Spregelburd, Rodrigues, Mirò, alcuni dei quali, pubblicati da Cue Press.
Per finire, Francione intervista Barba, il cui racconto esprime tutta la misura della sua sapienza teatrale.
Un libro necessario? Lo dirà il prossimo futuro.

SGUARDI SUL TEATRO CONTEMPORANEO”; Interviste di Fabio Francione, edito Scheiwiller 2022, pp. 174, € 22,90