Il Teatro Quirino, 150 anni di spettacoli memorabili. Tutti i più grandi attori e i più celebri registi sono passati di qua

(di Andrea Bisicchia) La storia di un teatro non è soltanto quella dei suoi spettacoli e dei suoi interpreti, ma anche del luogo dove è stato costruito e, pertanto, del suo spazio architettonico, a cui vanno aggiunti la Sala, il Palcoscenico e, infine, gli artisti.
Si tratta di storie spesso complesse, specie se, come il Quirino, ha raggiunto 150 anni, risalendo la sua origine al 1871, anno in cui la Capitale fu trasferita da Firenze a Roma.
Nacque per volontà di un principe illuminato, Maffeo Barberini Colonna, amante dell’arte, lo stesso che rilevò nel 1887 “La Tribuna” (1883), fondata da Alfredo Baccarini e Giuseppe Zanardelli, il giornale politico letterario, dalla storia un po’ travagliata, come del resto fu quella del teatro costruito dapprima in legno, vicino alla Fontana di Trevi e alla Galleria Sciarra, oggi Galleria Colonna.
A dire il vero, sono parecchi i teatri di cui ci hanno raccontato la loro storia, in volumi riccamente addobbati di Locandine, con foto di spettacoli e biografie di attori, registi etc. Dal Piccolo, agli Stabili di Genova, di Torino, di Brescia, di Trieste, di Bolzano, dall’Accademia d’arte drammatica al Teatro Bellini, a quelli del Franco Parenti, ideati dalla Shammah o dell’Elfo-Puccini, ognuno curato da studiosi con ben noti accrediti, molto diversi, avendo ciascuno un proprio progetto editoriale.
Il volume, a cura di Elisabetta Centore: “Il teatro con la Q, 150 anni di Teatro Quirino (1871- 2021), Manfredi Edizioni, si caratterizza per una sua struttura particolare, avendolo, la curatrice, diviso in quattro Atti, con nove Intermezzi e un Epilogo, come per dire al lettore: “Stai entrando in un teatro più che in un libro”, merito soprattutto di Maria Paola Puponi, direttrice editoriale e, per la consulenza iconografica, di Tommaso Le Pera. La storia del Quirino è anche una storia di rifacimenti, in particolare quelli affidati a due noti architetti come Giulio De Angelis e Francesco Morra, nel 1881, e successivamente a Marcello Piacentini, nel 1914 e nel 1954, e, infine, a Enrico Nespega nel 1982.
Gli ultimi lavori risalgono alla nascita della S.R.L, di cui Geppy Gleijeses è Direttore artistico insieme a Gugliemo Ferro e Rosario Coppolino, Direttore Amministrativo.
I primi cinque anni di gestione privata di Geppy, dopo quella pubblica dell’ETI, sono stati alquanto tormentati, visto il lascito di ben 18 dipendenti che non si sapeva come pagare, mettendo in ginocchio le spese del teatro e lo stesso Geppy che dovette scontrarsi con un esaurimento, alleviato dalle cure dell’attrice Marianella Bargilli, allora sua seconda moglie. Per fortuna i 18 dipendeti furono, successivamente, liquidati e il Quirino ripartì con la nuova Società, divenendo il teatro che si è caratterizzato per una continuità di gestione che ha permesso l’equilibrio finanziario ed economico, grazie anche all’idea di farne un teatro per tutti, rispettando lo spirito popolare per cui era nato, oltre che il ricorso alla multidisciplinarietà dei generi teatrali.
Dicevamo che la vera storia di un teatro è quella dei suoi artisti, ebbene sul palcoscenico del Quirino sono passati tutti i grandi, da Ermete Zacconi a Giacinta Pezzana, a Eduardo Scarpetta, Adelaide Tessero, Tina Di Lorenzo, Leopoldo Fregoli, Maria Melato, Ruggero Ruggeri, Federico Stella, Alda Borelli, Vittorio De Sica, Ettore Petrolini, Macario, Sergio Tofano, Marisa Merlini, Luigi Cimara.
Per arrivare ai giorni nostri, basterebbe ricordare Eduardo, Gassman, Pilotto, Mastroianni, Turi Ferro, Mariangela Melato, Morelli-Stoppa, la Compagnia dei Quattro, diretta da Enriquez, con Valeria Moriconi, Glauco Mauri, Mario Scaccia e, ancora, Dario Fo, Mariano Rigillo, Michele Placido, fino a Geppy, in Compagnia con la Bargilli, con la D’Abbraccio, con Vanessa Gravina.
L’elenco è certamente incompleto e serve soltanto per dare l’idea di come il Quirino sia soprattutto un teatro d’attori, anche se lo hanno attraversato tutti i migliori registi, da Strehler a Ronconi, a Squarzina, alla Cavani, e a tantissimi altri.
Si diceva che la qualità del libro va ricercata anche nella struttura della curatrice, alla quale dobbiamo ben nove Intermezzi, dedicati a Virginia Zucchi, la donna che inventò il tutù, ad Ambrogio Bagni, il suggeritore, figura determinante nel teatro d’allora, a Ferruccio Benini, Alfredo Sainati, alle varie figure di registi che hanno allestito i propri spettacoli al Quirino, ma vanno ancora sottolineati due capitoli, a parte, uno dedicato alla storia degli Scapetta e uno a Gassman, a cui il teatro è intitolato. Per finire, va segnalato un florilegio di spettacoli, scelti dalla Centore, tra i più importanti, rimasti nella menoria dello spettatore, con relative schede e immagini.
Determinante la ricchissima iconografia che ne permette una fruizione particolare.

“Il Teatro con la Q. 150 anni di Teatro Quirino, 1871-2021”, a cura di Elisabetta Centore, Manfredi Edizioni 2021, pp. 240, € 25