(di Andrea Bisicchia) – In occasione del centenario dell’andata in scena dei “Sei personaggi in cerca d’autore”, il Centro Nazionale Studi Pirandelliani ha pubblicato gli Atti del Convegno che si terrà a dicembre ad Agrigento, che porta il titolo del volume, a cura di Stefano Milioto, Presidente del Centro, che contiene numerosi saggi di docenti provenienti da tutte le parti del mondo.
Il lettore può conoscerne, non soltanto, la storia avventurosa del debutto, avvenuto al teatro Valle di Roma, ma anche quella delle sue interpretazioni sulle scene italiane e internazionali a cominciare da quelle avvenute in Germania, in Canada, in Spagna, a Buenos Aires, in Lituania e negli Stati Uniti. Sul capolavoro pirandelliano esiste, ormai, una vasta letteratura, ma i contributi, presenti nel libro, sono determinanti per un aggiornamento bibliografico e, in particolare, per la storia delle messinscene.
Come è noto, il debutto romano è rimasto nella storia per i contrasti avvenuti tra i sostenitori e i detrattori della novità pirandelliana ad opera della Compagnia diretta da Dario Niccodemi che, prima di diventare impresario, era stato autore di commedie d’appendice, come “La maestrina”, “Scampolo”, “Prete Pero”, “La nemica”, un vero successo, dove era assente qualsiasi problematicismo che potesse far pensare all’arrivo di un autore come Pirandello. Eppure questo scrittore di tradizione non ebbe alcuna esitazione, pur con qualche reticenza, ad accettare di mettere in scena il testo più rivoluzionario del secolo scorso, accettando quella che sarebbe stata una sfida che lui stesso ci ha raccontato nei “Diari”, le cui pagine, dedicate ai “Sei personaggi”, sono state riportate, quasi integralmente, da Sara Zappulla Muscarà, nel suo saggio presente nel volume, arricchito con interventi epistolari e con tutte le recensioni uscite tra il 1921e il 1922, ovvero tra il debutto romano, quello milanese e quello piemontese. Un intervento di grande pregio che può essere integrato con quello di Tinterri che si sofferma sulla ricostruzione del testo e sulla sua contemporaneità, interventi di grande pregio, soprattutto, per le scolaresche che dovranno fare le loro tesine su questa commedia, dramma o tragedia, a seconda di come ci si accosta, anzi proprio su questo argomento si è intrattenuta Beatrice Alfonzetti, per dimostrare che, in verità, trattasi di una “tragedia classica rinnovata”, i cui personaggi “soffrono e urlano per l’eternità un dramma costruito sul verbo pirandelliano, che parabola, mito, gioco, tragedia, gira su se stesso”.
Annamaria Andreoli non ritiene che “I sei personaggi” siano stati scritti in un genere codificato, anzi, “nella movimentazione di un genere all’altro, è da ravvisare il suo nucleo propulsore”.
Per Mariangela Cambiaghi, quello che veramente conta è la diversa maniera, da parte di Pirandello, di utilizzare lo spazio, grazie alla rottura con la quarta parete, mentre, per Paolo Puppa, oggi, più che indagare il testo, è necessario approfondirlo, attraverso la storia delle sue riprese, avvenute negli ultimi cinquant’anni, dalle quali si può ricavare un materiale inedito che contribuisce a capire meglio la rivoluzione apportata da Pirandello.
Non poteva mancare uno studio sul rapporto tra Dante e Pirandello, visti i due centenari, a cura di Rino Caputo che, dall’analisi di tutti i testi dedicati da Pirandello, a cominciare dalle “Chiose al Paradiso di Dante”, o alle recensioni del libro di Croce sul sommo poeta, dimostra come Pirandello non si trovi d’accordo, preferendo la lettura di Francesco De Sanctis e, in particolare, la lezione sull’Inferno, da cui Pirandello ricava certe categorie comiche che ritroveremo nel suo saggio sull’“Umorismo”.
Stefano Milioto (a cura di), “Sei personaggi in cerca d’autore (1921-2021)”, edizioni Lussografica, pp. 304, euro 22.