Il Théâtre du Soleil festeggia i cinquant’anni con un commosso spettacolo di immigrati afghani

LaRondedenuit3_fotoMicheleLaurent(di Paolo A. Paganini) Non so quanto ci sia del Théâtre du Soleil in questa “Ronde de nuit”, in scena a Milano al Piccolo Teatro Strehler. C’è molto senso del sociale, dell’umanità, questo sì, e quindi lo zampino Ariane Mnouchkine ce l’ha messo senz’altro, anche se poi la regia è di Hélène Cinque. Ma anche sul termine “umanità” bisogna intendersi. Essa potrebbe riferirsi all’insieme dei caratteri comuni della specie umana oppure al senso di comprensione e indulgenza nei confronti del genere umano. Ma ci sono almeno altre due/tre accezioni di cui bisognerebbe tener conto.
Sull’umanità ricordo una frase di Tolstoi che, pressappoco, diceva: per cambiare radicalmente l’umanità, nel senso dell’insieme civile del genere umano, sono inutili le guerre, le rivoluzioni, gli eserciti, le bombe, è solo sufficiente modificare la publica opinione… E, a sua volta, Carducci ribadiva in versi: Salute, o genti umane affaticate / …/ Il mondo è bello e santo l’avvenir. Mah.
In questo allestimento, che celebra i cinquant’anni del Théâtre du Soleil, il mondo non è bello, l’avvenir non è per niente santo, e per quanto si riferisce alla tolstoiana pubblica opinione l’eclettica compagnia francese ce la mette tutta per farci capire che gli afghani non sono tutti terroristi. Qui, nel contesto drammaturgico, c’è un afghano, che ha lasciato la famiglia a Kabul e che, finalmente, ha trovato un misero posto di guardiano notturno in un teatro parigino della banlieu. Gli ordini tassativi sono di non far entrare nessuno. E si sa già come andrà a finire.
In una notte buia e tempestosa, a 30 sotto zero, una ventina di immigrati afghani rischiano di morire assiderati. Mosso a pietà per i confratelli, il guardiano darà loro notturna ospitalità, ma al mattino, mi raccomando, via tutti… E anche qui si sa già come finirà. Nel sonno, la notte è occupata dai sogni, dagli incubi, dalle visioni di questa strana e diversa “umanità”. Donne massacrate, stuprate, ossessioni sessuali, ma anche dolcezze struggenti, abbracci fraterni, e poi, ancora, uomini malmenati dalla Police eppure affascinati dalla Rivoluzione, che per loro è la Libertà con le tette fuori del famoso quadro del Delacroix… E tutte queste immagini oniriche, in una specie di tecnica del profondo, diventano scene teatrali, o, meglio, documenti di vita di un’umanità di culture così diverse dalla nostra, eppure così vere e comuni in un collettivo senso di fratellanza, che tutti nel bisogno lega e unisce in un abbraccio di dolore e di conforto. In attesa dell’alba.
Lo spettacolo, messo in scena da una ventina d’interpreti del gruppo afghano Théatre Aftaab, costretto ad abbandonare Kabul (e “adottato” dalla Mnouchkine), racconta storie reali di vita vissuta, trasfigurate da un gentile, a volte ingenuo sentimento di toccante vena poetica. L’amore per l’umanità e il sentimento dell’accoglienza sono i caratteri di questo spettacolo, così in linea con il Théâtre du Soleil. E, alla fine, un commosso e partecipe plebiscito di applausi.
“La ronde de nuit”, da un’idea di Ariane Mnouchkine, regia di Hélène Cinque. Piccolo Teatro Strehler, largo Greppi, Milano. In francese e lingua “dari” con sovratitoli in italiano. Repliche fino a sabato 24.

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