Il trauma delle due guerre nell’intensa esistenza di Max Beckmann. Ecco perché il nero domina nei suoi quadri

Max Beckmann, “Autoritratto su sfondo verde con camicia verde” 1938-1939, olio su tela 65.5 x 50 cm

MENDRISIO (CH) ► (di Carla Maria Casanova) Max Beckmann, chi era costui? I testi di storia dell’arte lo citano accanto a Picasso e Matisse tra i massimi maestri dell’arte moderna. È presente nei più importanti musei. In Italia gli è stata allestita una sola mostra nel 1996 a Roma, Galleria Nazionale di Arte Moderna.
Oggi c’è una buona occasione per tappare la falla, a due passi da Milano, al Museo d’arte di Mendrisio, Svizzera, una manciata di chilometri dopo Chiasso. Max Beckmann è esposto con 130 opere tra dipinti, acquerelli, grafiche e due sculture. Mostra allestita grazie al sostegno degli eredi Beckmann  e al contributo del critico Siegfried Gohr.
Se Beckmann viene apparentato a Picasso e Matisse, per focalizzarlo subito meglio, altri due nomi: i suoi contemporanei: George Grosz, Otto Dix (e, un po’ defilato, Georges Rouault). Con i primi due, Beckmann ha anche analogie biografiche: l’ostracismo nazista di “pittore degenerato” , l’espatrio e l’esilio americano, dove ha insegnato in prestigiosi istituti. Sono invece assenti, in Beckmann, l’erotismo sfrenato e le orge feroci. Anche lui (nelle opere grafiche) abborda temi erotici e li risolve con tratti esasperati e contorti, ma quello che ci perviene è soprattutto  tristezza. I suoi Amanti sono tranquilli fidanzati, i nudi non si scompongono in amplessi laidi. La ignuda Donna addormentata  ha la placida innocenza di un Carrà.
Nato a Lipsia nel 1884, presto orfano di padre, accolto in casa di parenti, il ragazzo si porta appresso sempre un quaderno per gli schizzi. Non trova modelli e si industria in autoritratti, che diventeranno una lunga serie. Ammesso nella scuola d’arte di Weimar, vi conosce Minna, poi sua moglie e madre del figlio Peter. Per anni firmerà i suoi quadri con una sigla MBSL (Max Beckmann alla sua amata). A lei resterà molto legato, anche quando, nel 1924, si separerà per sposare Mathilde von Kaulbach detta Quappi.
Al culmine della sua carriera, nel 1933, con l’avvento di Hitler, viene estromesso da qualsiasi incarico sociale e i suoi quadri sono rimossi dai musei tedeschi. Allora emigra, prima in Olanda poi, definitivamente, nel 1947, negli Stati Uniti, dove muore a New York per un attacco cardiaco nel 1950, attraversando Central Park.

“Donna addormentata”, 1924, olio su tela, 48 x 61 cm

Max Beckmann è tra  gli artisti che hanno vissuto, sentito e sofferto più intensamente il proprio tempo, del quale è cronista assiduo (dipingerà il Naufragio del Titanic, il Terremoto di Messina del 1909). Si impegna attivamente nella Secessione di Berlino. Ottiene prestigiosi riconoscimenti. Ma sempre gli rimane addosso, con paura e disperazione, il trauma delle due guerre (nel ’14-’18 è al fronte  come volontario). E allora il nero, che domina tutte le sue opere. Quante Donna con cappello e manicotto della pittura  ci hanno deliziato con carezzevoli, eleganti immagini?  Quella di Beckmann no, è una donna spaurita, a forti tratti minacciosi. Nere anche le “Due donne spagnole” che pure avrebbero supposto qualche vivace colore. Nero il paesaggio di Baden Baden, con nel cielo la sola ferita bianca di una falce di luna. C’è un verde superstite, qua e là, come nell’ Orto botanico di Parigi (1905). Già, ma allora c’era ancora l’influenza di Cézanne…

Mendrisio- 27 ottobre 2018- 27 gennaio 2019. Ore 10-12, 14-17  sabato e fest 10-18  lunedì chiuso  euro 12, ridotto 10. Catalogo  euro 35
www.mendrisio.ch/museo