“Il Trovatore” alla Scala: inverosimile operaccia, ma quintessenza del melodramma, e che musica!

Milano. Oleografica ma suggestiva scena d’insieme del “Trovatore”, tornato dopo quattordici anni alla Scala

Milano. Oleografica ma suggestiva scena d’insieme del “Trovatore”, tornato dopo quattordici anni alla Scala

(di Carla Maria Casanova) “Il Trovatore”. Una bella operaccia come Dio comanda. Con la sua storia inverosimile, gli amori finiti male, i duelli, gli intrighi e le battaglie. E grande musica: cori, arie, duetti. E la fatidica ” pira”. Insomma: la quintessenza del melodramma. Il Trovatore di Giuseppe Verdi è tornato alla Scala dopo 14 anni, riproponendo quell’ultimo imponente allestimento, oramai quasi dimenticato: regia, scene e costumi di Hugo de Ana. Un truce complesso di spazi giocato sul monocolore: il grigio argenteo della pietra e i costumi terrosi, che girano all’azzurro sporco. Qualche intenso tocco di blu. Una porzione rossa di mantello per Leonora.
Giganteschi muri occupano la scena, aprendosi ogni tanto per consentire il cambio degli ambienti (l’opera è data in due atti, con un solo intervallo). L’ultima scena è ottenuta “sollevando” il campo di battaglia, che è un cumulo di morti, per liberare, sotto, la prigione di Azucena e Manrico. Soluzione spesso usata, con successo, per evidenziare il sacello dove viene rinchiuso Radames nell’ultimo atto di Aida. Funziona sempre. La regìa è oleografica, volutamente manierata.
Il Trovatore, alla Scala (
questo Trovatore) è stato buato. Citiamo in ordine decrescente di intensità: il direttore Daniele Rustioni, Franco Vassallo (Conte di Luna), Ekaterina Semenchuk (Azucena). Contrasti più deboli per Marcelo Alvarez (Manrico) e Maria Agresta (Leonora). Solo applausi per Ferrando, il basso coreano Kwangchul Youn (non potrebbe cambiarsi il nome??) che ha soddisfatto, a ragione, tutti. Ad ogni modo, se Vassallo ha un canto un po’ sbracato e la Semenchuk ha avuto una nota decisamente presa male, Marcelo Alvarez (d’accordo, un po’ corto il do della Pira) ha cantato con proprietà e così è stato per Maria Agresta, soprano emergente preceduta da un gran battage. Il suo “D’amor sull’ali rosee” è stato da antologia: compattezza della linea, uguaglianza del timbro, trasparenza dei filati.
Dando un occhio al programma di sala che cita tutte le edizioni passate (molto passate), è evidente che vengono le lacrime agli occhi, ma, Signori, diamoci una regolata: Franco Corelli è morto e Carlo Bergonzi (autore del più sublime “Ah sì ben mio” mai udito) è un anziano signore che non sta molto bene. Ettore Bastianini e Piero Cappuccilli non ci sono più. Fiorenza Cossotto, suprema Azucena, ha oggi 78 anni e non canta più da tempo.
E allora facciamocene una ragione, una volta per tutte, e prendiamo quello che passa il convento. Si può invece e si deve pretendere un direttore idoneo.
Ce n’è tanti pel mondo…
“Il Trovatore” si replica, con cast alterni, il 15, 18, 20 22. 25 febbraio e 1, 4, 6,7 marzo.
www.teatroallascala.org