Imponente progetto espositivo per i 500 anni della nascita di Tintoretto, genio veneziano, visionario interprete del colore

“Susanna e i vecchioni” (1555-1556). Olio su tela, 146 x 193,6 cm – Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie

VENEZIA, giovedì 2 agosto – Jacopo Robusti (1519 – 1594), noto come Tintoretto, dal mestiere del padre, tintore di stoffe, è il più veneziano tra gli artisti del Rinascimento, colui che più ha “segnato” Venezia con il marchio inconfondibile del genio. Richiesto da dogi e notabili ad abbellire palazzi e chiese della città, ha stupito e impressionato intere generazioni di amanti dell’arte.
Ora, a Palazzo Ducale, dal 7 settembre 2018 al 6 gennaio 2019 (a ottant’anni dall’ultima mostra a lui dedicata), sarà organizzato un imponente progetto espositivo, “Tintoretto 1519 – 1594”, incentrato sul periodo più maturo della sua arte.
In contemporanea, sarà aperta una grande mostra alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, “Il giovane Tintoretto”, dedicata ai capolavori del primo decennio di attività e al contesto fecondo in cui egli avviò il suo percorso artistico.
Dal 10 marzo 2019 sarà poi il museo di Washington a proporre, per la prima volta negli Stati Uniti, la figura e l’arte di Tintoretto, prendendo le mosse dal nucleo espositivo di Palazzo Ducale.
Ma sono tante le Istituzioni prestigiose che in Laguna, in questo anno celebrativo, avvieranno iniziative espositive, editoriali e convegnistiche. Tra queste, la Scuola Grande di San Rocco, uno dei siti cardine dell’attività del Maestro, custode d’imponenti cicli pittorici, e la Curia Patriarcale, con le molte chiese che ancora oggi conservano preziose opere di Tintoretto.
Nelle magnifiche sale dell’Appartamento del Doge a Palazzo Ducale – il luogo che maggiormente testimonia il successo e il predominio raggiunti dal pittore veneziano sulla scena artistica del XVI secolo, che pure annoverava giganti come Tiziano e Veronese – Tintoretto torna protagonista di un grande progetto espositivo della Fondazione Musei Civici di Venezia, promosso congiuntamente con la National Gallery of Art di Washington, con la collaborazione delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, il sostegno di Louis Vuitton e il contributo di Save Venice Inc. che, in questi due anni, ha sostenuto l’esame scientifico e il restauro di tanti capolavori dell’artista presenti a Venezia (ben 18 dipinti e la tomba del Maestro), ora visitabili all’interno delle mostre o nel percorso cittadino appositamente predisposto dalla Fondazione Musei Civici di Venezia in collaborazione con la Curia Patriarcale.
A curare la mostra di Palazzo Ducale, così come quella di Washington, sono gli studiosi americani, grandi conoscitori di Tintoretto, Robert Echolse Frederick Ilchman, che da anni hanno concentrato le loro ricerche sulla definizione del catalogo complessivo dell’opera di Jacopo. A loro fianco, in questa occasione, un comitato consultivo internazionale e numerosi esperti dell’arte rinascimentale veneziana, che hanno contribuito con saggi puntuali al catalogo delle due mostre, edito da Marsilio: Stefania Mason, Roland Krischel, Susannah Rutherglen, Mattia Biffis, Peter Humfrey, Lorenzo Buonanno, Michiaki Koshikawa, Miguel Falomir, Maria Agnese Chiari Moretto e Giorgio Tagliaferro.

“Minerva protegge Pace e Abbondanza da Marte (1578). Olio su tela, 148 x 168 cm – Venezia, Palazzo Ducale, Sala dell’Anticollegio

Con 50 dipinti e 20 disegni autografi di Tintoretto, prestati dai grandi musei internazionali, l’esposizione permetterà di riscoprire pienamente la pittura visionaria, audace e per nulla convenzionale di Jacopo Robusti.
Straordinario narratore, abile regista di azioni dipinte, colorista sofisticato – lui che usava l’intera gamma dei pigmenti disponibili nella Venezia del tempo – Tintoretto si rivela ai nostri occhi affascinante interprete in tutti i diversi generi affrontati, da quelli religiosi, ai grandi dipinti di storia, dalla ritrattistica ai temi profani e mitologici, di cui la mostra propone illuminanti esempi grazie ai prestiti da importanti musei di tutto il mondo e da alcune prestigiose collezioni private: dai musei di Londra – come la National Gallery da cui arriva anche L’origine della Via Lattea (1575), la Royal Collection, il Victoria and Albert Museum, la Courtauld Gallery – ma anche da Parigi, Gent, Lione, Dresda, Otterlo, Praga, Rotterdam. Dal Prado di Madrid giungono a Venezia cinque opere straordinarie, comprese Giuseppe e la moglie di Putifarre (1555 circa), Giuditta e Oloferne (1552-1555) e Il ratto di Elena (1578) di oltre tre metri di lunghezza, realizzato per la corte dei Gonzaga, di cui ora si apprezza l’estrema qualità. Susanna e i vecchioni del 1577, tra i più celebri capolavori di Jacopo, giunge dal Kunsthistorisches Museum di Vienna e, grazie agli Staatliche Museen di Berlino, si vedrà in mostra la nobiltà dello sguardo del Ritratto di Giovanni Mocenigo (1580) che, inserito in una ricca galleria di ritratti, ci rivela come Tintoretto, a dispetto di quanto la critica riteneva un tempo, fosse anche abile interprete della psicologia umana.
E poi importanti opere dall’America: da Chicago a New York, da Philadelphia a Washington. Emblematici e rivelatori sono i due autoritratti con cui si apre e si chiude il percorso espositivo, eseguiti uno all’inizio e uno alla fine della carriera di Jacopo e prestati rispettivamente dal Philadelphia Museum of Arte e dal Museo del Louvre.
In particolare nel dipinto giovanile eseguito intorno al 1546/47, definito dai curatori il primo autoritratto “autonomo” dell’arte europea, cogliamo già la forza della personalità, l’ambizione e l’energia del dipingere che connoteranno tutto il percorso di Tintoretto, ma anche la novità assoluta della sua arte inquieta e talvolta misteriosa, con pennellate sferzanti, rotte da lumeggiature materiche e con quel senso ricercato di non-finito. Tra i capolavori a soggetto sacro, spicca la qualità, rivelata dai recenti restauri, delle pale d’altare di San Marziale e dell’Ateneo Veneto che oggi appaiono tra le opere più interessanti del Maestro; così come le grandi tele degli ultimi anni, in cui risulta la mano del figlio Domenico o della bottega, ma che conservano intatta, nell’ideazione compositiva, tutta la visionarietà del grande Tintoretto, “con quell’audace pennellata, con quelle muscolose figure in vivace movimento, che costituiscono il cardine delle sue composizioni, libere di fluire sfruttando in modo imprevedibile la luce e le varietà degli spazi architettonici, a creare indelebili immagini di un mondo riconoscibilmente basato sul nostro, eppure del tutto trasformato, come in un sogno o in una visione…”

(dal Comunicato stampa della Fondazione Musei Civici di Venezia e Villaggio Globale International)

Venezia, Palazzo Ducale – Appartamento del Doge – Venezia, San Marco 1 – Dal 7 settembre 2018 al 6 gennaio 2019.

www.mostratintoretto.it