NOVARA, sabato 29 novembre ●
(di Patrizia Pedrazzini) Che cosa unisce il Big Bang e il mito di Medusa? Quale legame intercorre fra un’incisione rupestre e un neurone? Che cos’hanno in comune Giordano Bruno, che intuisce l’esistenza di infiniti mondi e infiniti universi, e le tele tagliate di Lucio Fontana? Ed è ancora accettabile che la dimensione scientifica e quella umanistica corrano su binari separati, comparti autonomi e isolati dell’umano sapere (secondo quanto il Novecento ha provveduto a codificare e a tramandare) quando, nella storia della civiltà – e bastino per tutti i nomi di Aristotele e di Leonardo – la ricerca della conoscenza ha invece sempre condotto gli uomini a esplorare senza limiti né restrizioni ogni ambito del pensiero?
“Oggi una vera comprensione del mondo non può fare a meno di uno sguardo nutrito di poesia e di scienza”, ha detto l’intellettuale triestino Claudio Magris. E prima di lui lo scienziato Albert Einstein non ha esitato a sostenere che “la più bella e profonda emozione che possiamo provare è il senso del mistero: sta qui il seme di ogni arte, di ogni vera scienza”.
Di tutto questo ha l’ambizione di occuparsi “In Principio. Dalla nascita dell’Universo all’origine dell’arte”, la mostra allestita a Novara, nel Complesso Monumentale del Broletto, fino al prossimo 6 aprile. Un viaggio all’origine delle cose: del cosmo, della vita, di una teoria, di un’opera d’arte. Percorrendo a ritroso l’eterna domanda: “Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?”. Alla ricerca di quel qualcosa di primordiale che accomuna l’artista che fa emergere la prima immagine matriarcale da una pietra e lo scienziato che si arrovella su una formula matematica; la scoperta di un antico ceppo linguistico e l’eco inudibile di un vagito interstellare. Da Pitagora a Einstein.
Sia chiaro: “In Principio” non è una mostra facile, anzi. Però è stimolante. E, soprattutto, costringe a pensare. Il che, di questi tempi, è un beneficio raro.
Il tema, vastissimo come si può intuire, viene imbrigliato e distribuito in sette sezioni: Big Bang (astronomia e astrofisica), Terra e dintorni (geologia), Comincia la vita (biologia), La sfida di Prometeo (antropologia), Il buio oltre la siepe (neuroscienze), Bla bla bla (linguistica), Perché non parli? (estetica), ciascuna associata – tramite interventi video – a ognuno dei collaboratori scientifici del progetto. Nell’ordine: Amedeo Balbi, Claudia Piromallo, Enzo Gallori, Giorgio Manzi, Giorgio Vallortigara, Andrea Moro, Achille Bonito Oliva.
Il tutto in un percorso che fonde idee e rappresentazioni artistiche, miti e allegorie, al linguaggio, rigoroso e curioso insieme, della scienza. Sostenuto da opere d’arte, volumi preziosi e reperti scientifici che spaziano da “Atlante” (1645-46) di Guercino a “Concetto spaziale” (1962) di Lucio Fontana, dai disegni originali delle lune di Galileo alla prima edizione del “Sidereus Nuncius”; dal “Turris Babel” di Athanasius Kircher ai “Philosophiae naturalis principia matematica” di Isaac Newton; dai rari esemplari di meteorite ai peli di mammuth ai manufatti umani antichi milioni di anni.
Una mostra insolita, ricca di spunti e di suggestioni. Attraverso il tempo e lo spazio. In un incessante confronto, e dialogo, tra scienza e arte, nella sua accezione più ampia. Magari anche solo per scoprire, con un pizzico di stupore, che “in un cervello umano adulto ci sono tanti neuroni quante sono le stelle nella Via Lattea, circa 86 miliardi”. D’altra parte lo storico della Scienza Arthur I. Miller sosteneva, in un suo libro del 2001, che sia Albert Einstein che Pablo Picasso erano stati entrambi influenzati dall’approccio non-euclideo alla geometria e dalle sue speculazioni sulla simultaneità. E che entrambi stavano lavorando allo stesso problema, la natura appunto della simultaneità, temporale per Einstein e spaziale per Picasso. E quanti storici dell’arte hanno ipotizzato che in qualche modo gli studi sulla relatività abbiano influenzato il Cubismo?
E che altro è, alla fine, il mondo, se non una perfetta, stupenda, assoluta opera d’arte?
“In Principio. Dalla nascita dell’Universo all’origine dell’arte” – Novara, Complesso Monumentale del Broletto, fino al 6 aprile 2015