BAGNACAVALLO, Ravenna – mercoledì 30 gennaio ► (di Andrea Bisicchia) Ho visto “La classe” di Vincenzo Manna, un giorno prima del debutto milanese, al Teatro Goldoni di Bagnacavallo, completamente esaurito, con una insolita partecipazione del pubblico, sindaco in prima fila, forse perché attratto da ciò che accadeva sulla scena, piuttosto che da ciò che veniva detto.
L’accadere, in teatro, è sempre il frutto di un compromesso tra testo e messinscena, tra attore e spettatore, tanto che, a volte, non importa ciò che accade, ma come accade, e questo è il compito del regista. Giuseppe Marini ha utilizzato una scenografia “fisica” che corrispondesse alla fisicità degli attori, permettendo al teatro del corpo di prendere il sopravvento su quello della parola , non con la retorica del realismo, bensì con la forza della verità del reale, un reale fatto di disagio, frustazioni, angoscia, disprezzo, che diventa generatore di conflitti, scontri, violenza, ma anche di riflessione su ciò che lo ha generato.
Non poteva non venirmi in mente “Nemico di Classe”, scritto nel 1978, da Nigel Williams e visto all’Elfo nel 1983, con un cast oggi inimmaginabile: Claudio Bisio, Paolo Rossi, Antonio Catania, Elio De Capitani che ne fu anche regista.
Quanta similitudine tra la generazione del ’78 e quella di oggi!

“La classe”, di Vincenzo Manna. A sinistra: Andrea Paolotti, Claudio Casadio, Brenno Placido (foto Federico Riva)
Anche in “Nemico di classe” i protagonisti erano sei ragazzi chiusi nell’aula devastata di una periferia inglese, vittime del degrado che genera violenza nei confronti della istituzione scolastica e dei docenti che loro rifiutano, contrapponendo l’autogestione. Anche in quel testo, c’era un personaggio, Jean, molto simile a Nicolas, interpretato da Brenno Placido con una gestualità viva e vera, che si fa amare perché si fa odiare, merito di Giuseppe Marini che ha lavorato moltissimo sulla recitazione.
Manna ha offerto un canovaccio, con struttura a quadri, da riempire, ricco di molte indicazioni: una scuola di periferia, ubicata in un quartiere popolare con, a non molta distanza, lo “Zoo”, luogo di raccolta di immigrati, di cui si sente l’incombenza, ma non certo la retorica dei nostri giorni. Non è chiaro se, da questo luogo, provenga il professore di storia che ha il compito di tenere un corso di recupero, della durata di quattro settimane, per sei studenti, sospesi per motivi disciplinari, onde permettere il recupero dei crediti.
A mio avviso, la trama è un pretesto, per permettere una indagine di tipo psicologico, oltre che sociologico, su una generazione senza futuro, abbandonata persino dai genitori che non sa dove trovare rifugio. L’aula scolastica, completamente deturpata, diventa, cosi, il luogo della loro rivolta, ma anche della loro speranza, nel momento in cui non rifiutano, definitivamente, come in “Nemico di classe”, il loro insegnante che, con una strategia didattica, riuscirà a coinvolgerli e a farli partecipare a un concorso su “I giovani e gli adolescenti vittime dell’olocausto”, concorso che vinceranno e che, forse, cambierà la loro vita.
L’autore sembra volerci dire che esista un problema di didattica, dato che la scuola non fa nulla per rinnovarsi, affidandosi a docenti di buona volontà che, dinanzi alla rabbia degli allievi, si limitano a trovare dei rimedi momentanei, se non addirittura occasionali.
Albert, il professore, interpretato con una rabbia tutta interiore, da un bravissimo Andrea Paolotti, è un po’ la vittima sacrificale che sa riscattarsi, mentre il preside, interpretato da un efficace Claudio Casadio, si distacca dagli altri, per avere impresso una recitazione epica, già evidente nel prologo iniziale sulle galline che fanno gruppo, ma che sanno espellere la gallina ammalata. Il miracolo della regia credo che lo si debba alla capacità di Marini di aver saputo far recitare sei giovani sconosciuti , come se fossero degli attori celebri, mi riferisco a Edoardo Frullini, Valentina Carli, Haroun Fall, Cecilia D’Amico, Giulia Paoletti.
Successo, con numerosissime chiamate.
“La classe”, di Vincenzo Manna. Con Claudio Casadio, Andrea Paolotti, Brenno Placido e Edoardo Frullini, Valentina Carli, Haroun Fall, Cecilia D’Amico, Giulia Paoletti. Regia Giuseppe Marini. Scene Alessandro Chiti.
♦ Bagnacavallo (RA), al Teatro Goldoni, Piazza della LIbertà 18, lunedì 28 gennaio.
♦ Milano, al Teatro Elfo Puccini, da martedì 29 fino fino a domenica 3 febbraio. Info e prenotazione: tel. 02.0066.0606. www.elfo.org
In tournée:
– 4 febbraio, Teatro Duse, Bologna;
– Dal 7 al 10 febbraio, Teatro Diego Fabbri, Forlì (FC);
– 15 febbraio, Teatro Radar, Monopoli (BA);
– Dal 16 al 17 febbraio, Teatro Kismet, Bari;
– 5 febbraio, Teatro Verdi, Gorizia.