INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico). Una proposta di modifica dello statuto per rilanciare la cultura a Siracusa

collage fai(25 febbraio 2016) Riceviamo e pubblichiamo volentieri il commento/proposta, che Roberto Fai, del Collegio siciliano di Filosofia, ci ha inviato “in merito alla vicenda che vede, non positivamente, riproporre in queste settimane alla Fondazione Inda (Istituto Nazionale del Dramma Antico) di Siracusa una gestione commissariale”. Con ciò, Roberto Fai ritiene che la sua nota di commento/proposta sulla Fondazione – visto che si tratterà di modificare lo statuto della Fondazione, che cura le Rappresentazioni classiche a Siracusa – sia “occasione utile di confronto per quanti di occupano di questioni teatrali, della cui realtà l’Inda, nel suo specifico, fa parte”.
Il testo di Roberto Fai, che per motivi di spazio abbiamo dovuto parzialmente ridurre, senza con ciò modificare l’essenza e i passaggi fondamentali del suo intervento/proposta, è preceduto da una breve considerazione introduttiva di Andrea Bisicchia, collaboratore della nostra rivista e storico del teatro.

———————————————-

Il tentativo di riformare il teatro avvenne tra il 1999 e il 2002, con i Ministri Veltroni e Melandri, in quegli anni, l’ INDA e i Teatri Lirici divennero Fondazioni per potere attingere al Pubblico e al Privato. In verità, l’INDA ha sempre attinto al Pubblico, perché l’idea di Privato, in Sicilia, non esiste, dato che fa i conti o con interessi personali o mafiosi. L’intervento pubblico serve per pagare gli stipendi che sono molto alti, ne risentono, pertanto, le produzioni, costrette a convivere, perennemente, con i debiti. Per prima cosa bisognerebbe calmierare i cachet, utilizzare persone competenti che non debbano ricorrere a consulenti che, come bisce, si muovono nel sottobosco del clientelismo della politica. Lo Statuto dovrebbe tener conto anche di questo. (ANDREA BISICCHIA)

LINEE DI PROPOSTE DI RIFORMA DELLO STATUTO DELL’INDA

(23 febbraio 2016) Insediato il Commissario dell’Inda, ci si lascia alle spalle la polemica e viene l’ora delle soluzioni efficaci e non pasticciate, per uscire dalle pastoie che hanno offuscato l’immagine di una delle più prestigiose Istituzioni culturali del paese: forse, la più prestigiosa, se riusciamo a cogliere che l’Inda esprime e racchiude quel “fondo inesauribile” ed originario che dà vita al “canone occidentale”, da cui tutti noi proveniamo. Se ci si liberiamo da una sorta di “provincialismo di ritorno”, che fa il paio con una (pur comprensibile) esigenza di elevare il prestigio nazionale dell’Inda, credo che una riforma dello statuto che dia alla Fondazione il suo equilibrio – ferma restando la Presidenza Inda al Sindaco (chiunque esso sia!) –, debba risiedere nel “vincolo” inequivocabile dei criteri di nomina/composizione del C.d.A. Si tolga, pertanto, dal C.d.A. il componente indicato dalla Conferenza Stato-Regioni, retaggio stucchevole di natura burocratica; si eviti poi il rischio di confusione e sovrapposizione di funzioni tra Sovrintendente e Cons. delegato – insorgenti in questo statuto, scritto coi piedi –, trasformando il Cons. delegato in un’unica figura di “Sovrintendente/Direttore Artistico” (di nomina diretta del Ministro dei Beni culturali), con competenze in campo teatrale e poteri di direzione (così come l’attuale statuto assegna al Cons. delegato). Sarà così questo nuovo “Direttore artistico” a scegliersi eventualmente un collaboratore (non membro del C.d.A.) nell’attuazione “artistico-organizzativa”. Si preveda che il Ministro dell’Istruzione, Univ. e ricerca abbia il potere di nominare non uno bensì due membri nel C.d.A., scelti inequivocabilmente tra figure di prestigio accademico nella Filologia classica e/o Filosofia, per arricchire l’intreccio degli “specialismi” – scena teatrale moderna e sfondo filologico/filosofico del “tragico”. Infine, che la nomina della Regione Sicilia ricada, inequivocabilmente, su uno studioso di filologia classica, scelto nell’ambito delle Università siciliane o del paese. Così, tra i cinque del C.d.A. (durata quadriennale e pari diritto di voto), l’unica presenza politico-istituzionale sarà quella del Sindaco – nel ruolo di Presidente quale espressione di “rappresentatività” del Comune (analogamente ai Sindaci de “La Scala”, o del “San Carlo”), mentre competa agli altri quattro membri (tutti “specialisti”) il compito di decidere il profilo strategico delle attività dell’Inda e far sì che l’Istituto sappia esprimere “cultura” in città per un anno intero (Convegni qualificati, “Lectio magistralis” con studiosi di fama mondiale, seminari, incontri con Licei e Università, ecc.). Solo così l’Inda potrà essere fonte e lievito della cultura a Siracusa. Possiamo augurarcelo?

ROBERTO FAI
Collegio siciliano di Filosofia, Siracusa
www.csfilosofia.weebly.com