Interpretare i sogni? Che stupidaggine, diceva Cicerone. Ma per Shakespeare siamo fatti della loro stessa sostanza

(di Andrea Bisicchia) Maurizio Bettini è un antichista, talmente in possesso della materia che affronta, da trasformarla in narrazione, se non in una vera e propria rappresentazione, visto che i personaggi di cui tratta, trovano il corrispettivo in un’ampia iconografia, che diventa storia della materia onirica dalle pitture vascolari ad oggi. Gli autori, a cui Bettini fa riferimento, nel volume “Viaggio nella terra dei sogni”, Il Mulino, sono filosofi, scrittori, teorici del mondo antico, che egli mette a confronto con antropologi, psicanalisti, psicologi, psicoterapeuti del secondo e del terzo millennio.
Non può non partire, nel suo lungo racconto, se non da Artemidoro di Daldi (120 d.C.? – 192 d.C.?) la cui opera, in cinque libri, “Onirocritica”, è considerata l’archetipo di Interpretazione dei sogni di Freud, da lui, del resto, più volte citata. Il lettore interessato può leggerla nell’edizione Adelphi; a cura di Dario Del Corno, recentemente ristampata. Il libro di Artemidoro è un vero e proprio catalogo dei sogni, al quale, credo, si siano ispirati molti pittori surrealisti, ma è anche un trattato teorico che spazzò via le pratiche magiche, alle quali, in passato, si ricorreva per interpretare i sogni, essendo la sua ricerca ampiamente di carattere scientifico.
Bettini, però, ci tiene a precisare che prima di Artemidoro, dei sogni si fossero interessati filosofi come Platone ed Epicuro, ma anche poeti come Omero e scrittori come Erodoto, come dire che ogni cultura ha una sua visione dei sogni e un suo modo di rapportarsi al sovrannaturale, oltre che di interpretarlo. Per i greci e per i romani, i sogni venivano utilizzati per predire il futuro, al contrario di Freud, per il quale, i sogni comunicano informazioni che riguardano il nostro passato e gli strati più profondi della nostra psiche, dove rimangono nascosti, senza avere nulla a che fare col destino, al quale, al contrario, si rifacevano i greci e i romani, quando chiamavano gli aruspici per dare una spiegazione di ciò che sarebbe dovuto accadere.
Un intellettuale come Roger Caillois, citato da Bettini, che si è molto occupato della letteratura fantastica, sostiene che i sogni non significhino nulla, e che se hanno un valore, questo sia da ricercare nella loro “composizione”, ovvero nel loro carattere formale . Per Caillois, la realtà è più onirica dei sogni. In fondo, i sogni non sono altro che proiezioni di immagini ed è per questo che assumono spesso forme bizzarre. Ne era convinto anche Lucrezio, il quale non esitò a dire che, nel sonno, la nostra mente è bombardata da immagini, simulacra, corrispettive degli eidola greci.
Ci sono anche dei “sogni lucidi”, di cui si occupa una scienza recente, la “onironautica”, che spiega come si possa prendere coscienza, durante il sogno, di stare dormendo, una specie di sogni ad occhi aperti. Si può allora dire che anche i sogni, come i miti, sono dei racconti più o meno ambigui e misteriosi? Un fatto è certo, quando i nostri desideri non trovano una realizzazione, noi facciamo ricorso ai sogni, quindi saremmo, come dice Shakespeare, della stessa loro sostanza. Sono allora delle rappresentazioni? Forse, anche se non posseggono un vero e proprio copione.
Era d’accordo con Caillois, Cicerone, il quale, nel De divinatione, scritto in forma di dialogo, alla maniera platonica, sosteneva che le varie forme di predizioni, erano soltanto:”stupidaggini e imbrogli”.
Bettini tratta questa infinita materia in 44 capitoli, brevi ma intensi. Passa in rassegna i sogni proibiti, quelli osceni, quelli erotici, quelli allucinatori, quelli che creano panico, delirio, incubi: lo fa con leggerezza, conoscenza, e gusto del racconto, ma soprattutto, fa coincidere le sue ricerche con le bellissime immagini contenute nel volume.
Maurizio Bettini, “Viaggio nella terra dei sogni” – Il Mulino – pp. 467 – euro 50.