Intrighi politici, feste e tradimenti pubblici e privati. In Russia il secolo scorso. Come dappertutto insomma, come sempre

PIACENZA, sabato 7 ottobre ► (di Carla Maria Casanova)On verra plus tard”, così Sardou a Umberto Giordano che, diciottenne ancora collegiale, dopo aver assistito al suo dramma Fedora interpretata da Sarah Bernhardt, era rimasto talmente affascinato da chiedere immediatamente al commediografo il permesso di poterlo musicare. Il “plus tard” si concretizzò tredici anni dopo. Giordano di anni ne aveva oramai 31 e alle spalle c’era l’esito trionfale di “Andrea Chénier” (Teatro alla Scala, 1896). Due anni più tardi, il 17 novembre 1898, “Fedora” debuttava al Teatro Lirico di Milano con grande successo.
Da allora, il successo non si è mai affievolito, in giro per tutto il mondo.
Considerata opera verista, è tuttavia percorsa da afflati di spiccato romanticismo e pervasa da una melodia di fondo (dalla celeberrima aria “Amor ti vieta”) che ne diviene il leitmotiv.

Fedora è andata in scena ieri sera al Teatro Municipale di Piacenza con l’usato successo. È un bello spettacolo, gestito in toto da Pier Ligi Pizzi (regìa, scene e costumi) con l’aiuto sostanziale di Massimo Gasparon per le luci.
Siamo in Russia, inizio secolo scorso, in una fosca atmosfera di intrighi politici (i nihilisti!), feste ancien régime e tradimenti pubblici e privati di tutti i régimes di tutti i tempi. E una struggente storia d’amore. Si direbbe che Pizzi in quei luoghi e in quel periodo ci sia vissuto, tanto l’ambiente è rievocato con proprietà e finezza. Qui, da uomo di cultura, si permette pure una libertà (non menzionata dal libretto, anzi un tantino in anticipo sui tempi): appendere nel salotto del conte Vladimiro un quadro astratto di Kandinsky che Fedora nota approvando la scelta dei gusti del fidanzato e dimostrando anche la propria preparazione artistica. Un altro rimando culturale di Pizzi è esporre Olga sul divano in posa da odalisca, vedi l’iconico ritratto di Wally Toscanini nell’opera déco di Alberto Martini. Se alla brillante festa parigina Fedora veste un austero abito da sera nero è conseguenza delle sue stesse parole, secondo le quali, dopo la morte di Vladimiro, avrebbe portato un lutto eterno (voto poi si sa molto trasgredito). Bellissima la scena dell’atto II con la grande vetrata da dove si intravvede il lago Lemano (siamo a Ginevra). Il colore che domina l’allestimento è il nero, trascolorato in gioioso bianco nell’ultimo atto, quello dell’amore.

Lo spettacolo è, come sempre con Pizzi, assai bello da vedere. Da ascoltare, con qualche riserva. Fedora Romazov è Teresa Romano, bella donna dal portamento elegante, con un ventennale curriculum di prestigio svolto soprattutto nei grandi enti italiani (debutto alla Scala nel 2006, per la riapertura del Piermarini, con Ascanio in Alba). Iniziata la carriera da soprano leggero, attraverso le tappe canoniche di lirico, drammatico, falcon, è approdata al mezzosoprano, affrontando tutto il grande repertorio, specie verdiano (ma ci sono anche molte Turandot, una Norma con Muti…). Nonostante le manifeste note gravi, nella voce della Romano, la matrice sopranile resta la più evidente. D’altra parte Fedora è un ruolo ibrido. Non per niente la Callas… Lasciamo stare i santi. Quella della Scala 1956, resta una Fedora impareggiabile: la coppia era Callas/Corelli. Dopo allora, per quel che ne so io, Fedora addio, pur lasciando perdere l’infelice ripresa agli Arcimboldi (2004) funestata dal forfait di Freni e Domingo sostituiti in extremis da Guleghina e Malagnini, addirittura impietosamente fischiata. Insomma pazienza.
A Piacenza Loris è il tenore Luciano Ganci. Non va bene. Materiale vocale importante ma lo usa in modo sconsiderato, senza un fraseggio, una mezza voce, una sfumatura. Temo sia un vizio oramai incallito. Ma niente drammi: è una pecca impunemente accettata per sortire un ottimo Turiddu.
Nel cast, molto bene per Gianluca Failla (Borov), Simone Piazzola (de Siriex) e la spensierata Olga di Yulya Tkachenko.
Sul podio dell’Orchestra Filarmonica Italiana, la attenta direzione dl Aldo Sisillo, maestro che si dedica intensamente alla musica contemporanea e alla promozione di giovani compositori europei.

Fedora di Umberto Giordano è in scena a Piacenza ancora domenica 8 ottobre e replica a Modena, Teatro Comunale Pavarotti-Freni, il 13 e 15 ottobre.