Invecchiati o semplicemente in frantumi. Così 30 secoli di capolavori tornano a vivere grazie ai certosini del restauro

31.3.16 collage restauriMILANO, giovedì 31 marzo ► (di Patrizia Pedrazzini) Ci sono il “Cavaliere Marafioti”, statua in terracotta risalente al V secolo a.C. rinvenuta, a pezzi, agli inizi del Novecento nella Locride, e l’armatura giapponese del XVI secolo in acciaio, oro, argento, rame, legno, lacca, cuoio, pelle, seta, broccato e canapa. La “Croce di Chiaravalle” (XIII secolo), opera di orefici veneziani e milanesi, e il “Ritratto di cavaliere di Malta” (1608) di Caravaggio. Il mosaico pavimentale del I secolo a.C. proveniente da una domus di Ravenna, e il “Cristo Risorto” (1615) di Rubens. La “Madonna in trono con il Bambino”, scultura in legno di noce risalente al 1130, opera di un maestro abruzzese, e l’olio su tela “Madre e figlio” (1917) di Carlo Carrà.
Ci sono 145 opere, fra dipinti e manufatti artistici provenienti da siti archeologici, musei pubblici e privati, luoghi di culto dell’intera penisola, alla mostra “La bellezza ritrovata”, alle Gallerie d’Italia di Piazza Scala, a Milano, fino al 17 luglio.
Un grandioso insieme di “pezzi” d’arte e di storia (fra i quali dipinti di Caravaggio e Rubens, ma anche del Perugino e di Lorenzo Lotto) distribuiti su un arco temporale di oltre trenta secoli, ma tutti con un denominatore comune: l’essere frutto di un’altra forma d’arte, il restauro, il prezioso lavoro, realizzato in qualificati laboratori che rappresentano una delle eccellenze italiane nel mondo, senza il quale la fragile bellezza di tanti capolavori difficilmente riuscirebbe a fronteggiare i danni causati dallo scorrere del tempo, dalle calamità naturali, dalla scarsità di risorse finanziarie.
La mostra milanese altro non è infatti che la XVII edizione di “Restituzioni”, il programma curato e promosso da Intesa Sanpaolo che, con cadenza biennale, da 27 anni si occupa appunto del restauro di opere appartenenti al patrimonio artistico pubblico. Con una differenza, per quanto riguarda l’appuntamento di quest’anno: l’inclusione di manufatti provenienti anche da Paesi stranieri. Nel caso specifico, la Repubblica Slovacca, dalla quale giungono tre rilievi lignei datati fra il 1744 e il 1751 provenienti dal Monte Calvario di Banska Stiavnika.
Un vero e proprio viaggio, dunque, all’interno di un mondo, quello del recupero e della conservazione, frutto di un lavoro tanto certosino quanto caparbio se non al limite dell’impossibile. Un esempio per tutti, i frammenti di affreschi, antecedenti il 1117, trovati nella chiesa di San Pietro all’Olmo a Cornaredo, vicino a Milano. Illustravano storie di Gesù e di San Pietro, ma erano andati perduti durante lavori di rifacimento della struttura, trasformati in macerie accumulate e sepolte. Diecimila i frammenti ritrovati, tutti finiti sui tavoli del cantiere di restauro allestito nella stessa sede delle Gallerie d’Italia: una moltitudine di piccoli pezzi dai colori ancora accesi che lasciavano intravedere grandi occhi spalancati, sguardi penetranti, nasi, labbra, barbe, mantelli, calzari, architetture. La ricomposizione di un immenso puzzle uscito dal Medioevo.

“La bellezza ritrovata. Caravaggio, Rubens, Perugino, Lotto e altri 140 capolavori restaurati”, Milano, Gallerie d’Italia, Piazza Scala. Fino al 17 luglio.
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