“Kalon Kalein”. Letteralmente, dal greco classico, “Chiamare il Bello”. Ovvero la seduzione dell’estetica, la chiamata della bellezza. L’armonia e l’ordine. Ma anche la fragilità e la debolezza, che della bellezza sono parte e che costringono, inevitabilmente, a spostare l’attenzione dalla pura descrizione fisica a una riflessione di ordine etico. Ovvero la Bellezza e il suo eterno enigma.
Ha radici antiche l’ispirazione di Eliana Vamvakinos, trentunenne artista italo-greca, al Palazzo Ducale di Martina Franca (Taranto) dal 22 luglio al 20 agosto con la personale “Kalon Kalein. La fragilità della seconda natura”. Dopo “Kalon”, la mostra che, all’interno dell’Istituto di Studi filosofici di Napoli, ha proposto lo scorso aprile un lavoro sul volto e sul corpo greci, che ne evidenziava soprattutto le caratteristiche comuni, tipiche dell’estetica ellenica (dalla pelle olivastra alla corporatura snella, agli zigomi, agli occhi, al naso), ecco dunque la giovane pittrice, e videomaker, soffermarsi, in questo suo viaggio nell’estetica greca, sulla fragilità che accompagna la bellezza, su una visione tutta al femminile che non disdegna di mostrare, e di scandagliare, la debolezza e la vecchiaia. Ecco dunque il corpo femminile, forte e insieme delicato, sullo sfondo di paesaggi che elevano la donna a mito. Ma fuori e al di là del “kalon kai agathon”, il “bello e buono” di platonica memoria, per approdare a una visione meno monolitica, e meno di maniera, della cultura ellenica.
Cinquantatré i lavori esposti a Martina Franca: in gran parte fotografie, sia in bianco e nero che a colori, ma anche pitture digitali e gouache. Scelti fra i più emblematici di un certo modo di guardare la donna, il corpo, il bello, il brutto. Sullo sfondo della Grecia. E del suo mito. (pat.p)
“Kalon Kalein. La fragilità della seconda natura”. Mostra personale di Eliana Vamvakinos. Martina Franca (Ta), Palazzo Ducale, dal 22 luglio al 20 agosto.
Foto 1: Senza titolo, fotografia
Foto 2: Gnothi theauton, pittura digitale