MILANO, giovedì 21 maggio ♦
(di Paolo A. Paganini) Caspita, che organizzazione il Piccolo Teatro! Il nuovo presidente del c.d.a. dell’istituzione milanese, Salvatore Carrubba, s’è messo d’accordo con Giove Pluvio affinché a mezzogiorno si scatenasse un diluvio di acqua e grandine durante la conferenza stampa per la presentazione del cartellone 2015/16. Così, il pubblico che gremiva il Teatro Studio, non se la sarebbe filata prima del tempo.
Ma non ce n’era di bisogno. Nessuno pensava di andarsene all’inglese. Tutti hanno seguito con partecipata attenzione l’intervento degli otto relatori, ciascuno esponendo, nelle rispettive competenze, i vari aspetti artistici, economici,organizzativi, di una stagione che si presenta come una sfida: la qualità, la cultura, lo spirito di sacrificio contro una crisi economica che pesa pesantemente sull’impresarialità di ogni tipo, il commercio, l’industria, l’dditoria, le banche, i cittadini, le famiglie. Eppure, il Piccolo ha voluto lanciare il proprio manifesto all’ottimismo, alla fiducia, contro il serpeggiante sconforto di una reale angoscia del futuro. “Non è vero che la bellezza salverà il mondo” ha dichiarato Carrubba, “ma si dovrà fare tutto il possibile perché il mondo salvi la bellezza”.
Il Piccolo Teatro farà senz’altro la sua parte.
Ha così rivendicato la propria politica economica virtuosa – conti in ordine, bilanci in pareggio – come sono stati i nove anni della presidenza di Claudio Risè, che, tra l’altro ha potuto vantare alcuni dati statistici di sicuro orgoglio, come novecento alzate di sipario all’anno, ventotto lingue parlate sul palcoscenico del Piccolo. Cifre che ora potranno essere di stimolo e buon auspicio per il subentrato Carrubba.
Su questa linea programmatica, sono stati indicati e confermati due precisi piani di operatività: una sempre più spiccata vocazione all’europeismo, come vuole e deve essere la funzione di Teatro d’Europa del Piccolo (nel contempo onorando il riconoscimento di Teatro Nazionale), e una costante attenzione alla scuola, alla formazione, ai programmi educativi. Per inciso, ci pare ottima scelta quella di Rifici alla guida della Scuola di Teatro intitolata a Luca Ronconi (dopo la nomina di direttore del Teatro di Lugano). E di Luca Ronconi ha sommessamente parlato Sergio Escobar, ricordando, con pudore, i suoi trentacinque anni di amicizia, la condivisione di cinquanta spettacoli, tra Piccolo e Scala, e soprattutto gli ultimi sedici anni, in quella speciale comunione in palcoscenico con tecnici, operatori, attori, “i miei adorati attori” (le ultime parole di Ronconi). Escobar ha anche accennato ad alcune manifestazioni di “sciacallaggio” di quanti, appena morto il regista, chiamarono per sapere chi sarebbe stato il successore. Piccole miserie umane, che Escobar avrebbe potuto risparmiarci.
Qualche cifra relativa alla prossima stagione. Sono previste 22 produzioni; 9 spettacoli in lingua originale con compagnie proveniente da 7 Paesi; 20 spettacoli ospiti; 5 proposte di danza; una rassegna di nuova drammaturgia dedicata alla Cina; e poi jazz, cinema, balletti, festival,spettacoli per bambini. Per farla breve: un cartellone con più di cento proposte! Per far sì, come ha accennato Filippo Del Corno in un suo brillante intervento, che, insieme alla Scala, all’Elfo/Puccini, al Franco Parenti, e a tutte le altre realtà teatrali milanesi, a Milano venga riconosciuto il titolo di capitale permanente degli spettacoli dal vivo.
I dati, per continuità di servizio durante tutto l’anno, sembrerebbero dargli ragione.
Ma rimane l’impressione che una certa euforia sia più da attribuirsi alla festaiola cascata di iniziative non tutte di primissima qualità– musica convegni prosa mostre – legate all’EXPO (che già alcuni hanno definito un meraviglioso parco dei divertimenti) che non alla reale capacità milanese di darsi una seria programmazione annuale. Chi rimane in città luglio e agosto sa benissimo qual è il significato di deserto. Ah, già. Quest’anno c’è l’Expo. E l’anno prossimo?
Info e programmi dettagliati:
www.piccoloteatro.org