La coppia scoppia. Rimedio? Cambiare testa, assumendo ciascuno la mentalità dell’altro. Ma non sempre è un affare

Gabriele Pignotta, Siddhartha Prestinari, Fabio Avaro e Vanessa Incontrada in "Mi piaci perché sei così".

Gabriele Pignotta, Siddhartha Prestinari, Fabio Avaro e Vanessa Incontrada in “Mi piaci perché sei così”.

MILANO, venerdì 4 marzo(di Paolo A. Paganini) Ogni prodotto è quello che è, e basta. Come le persone. Non puoi aspettarti che siano diverse da quello che sono. O le accetti come sono, o le eviti con buona grazia. Così uno spettacolo teatrale. Anche se talvolta si rimane male, quando si scopre che è diverso da come te lo aspettavi. Ma qui c’entrano i registi, spesso più immaginifici degli stessi autori, e quindi portati a deludere sia nelle forme sia nelle attese, dedicandosi ad amori torbidi e clandestini, violentando la natura originale di uno spettacolo, concependo dei mostri, frutti del peccato.
Ma se si va a vedere, che so, un vacanzaiolo film natalizio comico demenziale, si vede quello. Non ti aspetti altro. È onesto, non ti imbroglia. Non ti spacciano Neri Parenti per Ingmar Bergman. Vedi un film panettone, e basta.
Dunque, se al Manzoni arriva “Mi piaci perché sei così”, dell’attore, regista e drammaturgo Gabriele Pignotta, non si può pensare di trovare chissà quale profondità di pensiero, chissà quali risvolti sociali o psicologici, perché questa commediola, con Vanessa Incontrada (tanti fiilm, tanta TV, tanto Zelig con Claudio Bisio) è a sua volta un gioviale divertissement, che non promette nienti di più, e lo mantiene. In due ore con un intervallo, snocciola battutine, barzellettine, freddurine, come si conviene tra amici che abbiano solo voglia di stare insieme in una serata spensierata per raccontarsela allegramente.
Qui, la storiella è la seguente. Incontro fatale d’una coppia, che scopre il grande amore, si sposa, e dopo una manciata di anni ne ha le scatole piene. Lui lavora in casa come disegnatore di fumetti, lei è impiegata di banca. Lui fa l’artista, è un po’ cialtrone, pigro e disordinato. Lei è una precisina, che deve anche sobbarcarsi l’ordine e la conduzione domestica. La coppia scoppia. O separarsi o tentare l’ultima carta dello psicologo consulente matrimoniale. Questi consiglia ai due una cura di tre mesi: sotto ipnosi, dovrà ciascuno assumere la mentalità dell’altro. Cioè lui pensare da donna, e lei da uomo. Lui diventa così una donnetta di casa, con tanto di grembiulino e spolverino, lei una virago vogliosa di bevute, avventure e novità. Passata la sbornia dei tre mesi, come andrà a finire? Ovvio no? Tornano all’antico ménage, forse arricchiti di qualche conoscenza in più. E con qualche pancione in più. Lei è incinta. Di chi? Sorpresina. Anche perché i vicini di casa, un’altra coppia di marito e moglie, hanno ormai passato tutte le varie fasi d’un annoso rapporto, dall’amore all’odio, e, a loro volta sono smaniosi di aprirsi a nuova vita…
Tutto qua. Ma ce n’è d’avanzo per una serata di innocui fuochi d’artificio (anche se la cabarettata finale fuori copione con la platea avrebbero potuto risparmiarcela).
In scena, oltre alla coppia Pignotta/Incontrada, ci sono Fabio Avaro e Siddhartha Prestinari, che formano un simpatico e ben oliato quartetto di affiatate complicità, tra commedia scacciapensieri, cabaret all’italiana e varietà televisivo, con battute per boche buone e stomaci capienti, tra risatine e sganasciate senza pensarci troppo su, anche se qua e là non mancano gradite finezze. Che so, come prendere uno sketch di Zelig e dilatarlo per due ore. Il gioco è fatto e il meccanismo regge.
Puoi pretendere di più? E che diamine, non è mica Shakespeare.
Pubblico allegramente partecipe e di caldi applausi alla fine per tutti. Si replica fino a domenica 20 marzo.