La fama mondiale di una medium che, con le sue facoltà paranormali, divenne leggenda. Coinvolgendo vivi e morti

(di Andrea Bisicchia) Tra i misteri della fede, il più incredibile e stupefacente è quello che riguarda la vita dopo la morte. A questo mistero hanno cercato di dare delle risposte teologi, scienziati, antropologi, oltre che medium. Certamente uno dei personaggi più controversi, che ha dato voce ai defunti, è stato quello di Eusapia Palladino (1854-1918), la medium più conosciuto al mondo, dalla Francia alla Germania, dalla Polonia alla Russia, dall’Italia all’America.
Era famosa per le sue capacità paranormali, tra le quali, la levitazione e la materializzazione degli spiriti. Sono certo che le sue capacità fossero conosciute anche da Pirandello che, nel “Fu Mattia Pascal”, dedicò parecchie pagine allo spiritismo e che in “Lazzaro” si pose il problema di cosa possa accadere alla vita dopo la morte, affidando a Diego Spina, morto improvvisamente perché il figlio disubbidiva alla sua volontà, non volendo farsi prete, il compito di riferire cosa abbia trovato nell’aldilà. “Non c’è nulla”, fu la risposta.
Attorno a Eusapia Palladino, in verità, ci fu molto scetticismo, soprattutto da parte degli scienziati. Sappiamo che Filippo Bottazzi, medico dell’Università di Napoli, effettuò su Eusapia, insieme ad altri colleghi, degli esperimenti di fisiologia, tanto da parlarne in un noto volume: “Fenomeni mediatici” (1909).
Uno studio di Alexandra Rendhell, edito da Apeiron: “Eusapia Palladino, la medium star, disperazione della scienza”, cerca di fare giustizia su un personaggio controverso che, avendo coinvolto vivi e morti, divenne la disperazione degli scienziati, i quali, dinanzi a un fenomeno così leggendario, si schierarono chi per la esaltazione, chi per la denigrazione.
Non per nulla, la biografia di Eusapia, come fa notare Alexandra Rendhell, ha un inizio da “favola”, degna della leggenda che si era creata attorno al personaggio, dovuta alla sua fama mondiale e agli onori che le venivano attribuiti, e una fine caratterizzata da un declino intellettuale e fisico, oltre che da calunnie, come quella che l’apostrofava: “serva del demonio”.
La Rendhell, che appartiene a una vera e propria dinastia, essendo figlia di Fulvio Rendhell, esoterista di fama internazionale che, a sua volta, vantava delle zie medium, nel suo lavoro, sfrutta le sue competenze, acquisite sul campo, per scandagliare fino in fondo la vita di una donna che, essendo in possesso di facoltà paranormali, era riuscita ad affascinare anche i più increduli.
Il volume, alquanto poderoso, è suddiviso in circa quaranta brevi capitoli, corredati da una ricca iconografia che, oltre agli apparati fotografici, contiene le immagini delle testate italiane e straniere che si sono interessate di Eusapia. Questa struttura permette una lettura spedita, grazie al taglio narrativo impresso dall’autrice, offrendoci, nel frattempo, il ritratto di una donna osannata e ingiustamente disprezzata, nota per la vita avventurosa , grazie alle sue “sedute” che avvenivano nelle capitali di tutta Europa, durante le quali era trattata come una vera e propria “star”. Interessante il capitolo dedicato alla morte di Ercole Chiaia(1905), il vero angelo custode, oltre che manager, della Palladino.
Perché consiglio di leggero? Perché anche in Italia si è vissuta, nel secondo Ottocento, una stagione interessante sullo spiritismo, tale da coinvolgere scrittori come Capuana, il quale sosteneva che la creazione artistica fosse analoga agli stati di alterazione dei medium, fu autore anche di un pamphlet: “Spiritismo?”, o ancora come Matilde Serao e lo stesso D’Annunzio, molto attento ai fenomeni esoterici.

Alexandra Rendhell: “Eusapia Palladino, la medium star disperazione della scienza”, Apeiron Edizioni 2017, pp 360, € 25.