La generosa opera di mecenatismo dei banchieri, storici protettori dell’arte e artefici di prestigiose istituzioni museali

(di Andrea Bisicchia) Esistono tanti mecenatismi quante sono le epoche in cui vengono messi in pratica. Dal suo fondatore, Mecenate (68 a.C. – 8 d.C.), a oggi, le tendenze a favorire le arti in genere: pittura, teatro, musica, letteratura, attraverso un sostegno economico, sono di tipi diversi, che possono riguardare contributi puramente interessati al guadagno, al prestigio sociale, oppure all’amore per l’ingegno.
In un volume, appena pubblicato da Gallerie d’Italia e SKIRA, “Dai Medici a Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi”, il problema viene affrontato dal punto di vista storico e riguarda un periodo molto lungo che, dai Medici arriva fino all’età moderna, un periodo che ha visto il mondo della finanza andare di pari passo con quello dell’arte, tanto che artisti, editori, letterati, drammaturghi hanno potuto usufruire di committenze che, non solo hanno permesso loro di vivere, ma anche di creare in assoluta libertà.
A distinguersi è stata la classe dei banchieri-mecenati che offrivano, agli artisti, ospitalità persino nelle loro dimore, costruite da architetti che potevano usufruire del loro appoggio economico.
Il volume offre l’occasione per meglio capire in che modo si sia sviluppato, per secoli, il mecenatismo, e come si sia trasformato in collezionismo, diventato, nel tempo, fonte di prestigiose istituzioni museali.
Attraverso una vasta iconografia, corredata da introduzioni e schede delle opere, il lettore si trova dinanzi a una vera e propria “galleria”, grazie anche alla eccezionale qualità delle immagini e degli interventi di specialisti come Fernando Mazzocca, Sebastian Schütze, Alessandro Cecchi, Roberto Contini, Carlo Gasparri, Birgit Verwiebe, Giovanni Meda Riquier, John Marciari, Barbara Costa che, con l’apporto di una vasta bibliografia, ci introducono in un mondo poco conosciuto, ma che si è rivelato fondamentale per capire l’interazione che è esistita tra artisti e committenti, in una prospettiva internazionale. Dei banchieri, in generale ritenuti personaggi insensibili ai bisogni della povera gente, si conoscevano poco le spiccate sensibilità nei confronti delle opere d’arte. Nel volume ne sono elencati undici, di provenienza italiana, americana, francese, tedesca, austriaca, britannica, si va, per quanto riguarda gli italiani, dai Medici ai Giustiniani, ai Torlonia fino a Raffaele Mattioli, mentre, per quanto riguarda gli stranieri, si va da Everhard Jabach, grande collezionista, a cui il museo del Louvre deve moltissimo, a Joachim Heinrich Wilhelm Wagener in Germania, Moritz von Fries in Austria, Mayer Rothschild in Inghilterra, John Pierpont in America. Il periodo esplorato parte dal 1500, ovvero da una gara tra sovrani e aristocratici, tra banchieri e preindustriali, diventati, a loro volta, garanti del mercato creativo, tanto da gestire la fantasia degli artisti, per arrivare alla prima metà del Novecento. Si intendeva dimostrare come la produttività del denaro (il denaro crea denaro) fosse anche il risultato di quel “reddito contro natura”, come veniva definita l’attività dell’usura in particolare dei banchieri, che vantava una storia non sempre edificante, dato che Dante pose gli usurai nell’Inferno, mentre Max Weber, nel suo famoso libro “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, giustificò l’operato dei banchieri, perché ritenuto al servizio dello sviluppo sociale. Anche se, nel volume, non ci sono opere artistiche collezionate da Agostino Chigi o da Jakob Fugger, come dimenticare il loro apporto determinante nel progresso della committenza, ricordando che, il primo, gestiva le finanze di Alessandro VI e che, il secondo, era il banchiere di fiducia degli Asburgo.
Un capitolo importante è dedicato a Raffaele Mattioli, di cui Giulio Einaudi scrisse: “Egli non fu mecenate perché non chiese mai contropartite all’arte e alla cultura, ma le spronò sempre alla ricerca, all’approfondimento, e tese a liberarle da ogni forma di servilismo”.
Il volume è di una ricchezza inestimabile: si possono ammirare opere del Bronzino, suo è il ritratto di Lorenzo il Magnifico della copertina, del Pollaiolo, di Caravaggio, di Palmezzano, di Veronese, di Annibale Carracci e, per venire all’Ottocento, tanti quadri poco conosciuti di Hayez.
Per chi volesse vedere le collezioni, può recarsi a Milano, alle Gallerie D’Italia, dove la mostra che le raccoglie è aperta fino al 26 marzo.

“DAI MEDICI AI ROTHSCHILD. Mecenati, collezionisti, filantropi”, a cura di Fernando Mazzocca e Sebastian Schütze, Edizioni Gallerie D’Italia – Skira 2022, pp. 374, € 39.