“La guerra è finita!”. In 140 foto l’Italia del ’43-’45. Fra il colore dei Signal Corps Usa e il bianco e nero dell’Istituto Luce

5MILANO, giovedì 11 febbraio(di Patrizia Pedrazzini) –  Seduta sopra un pianoforte, Marlene Dietrich, i capelli biondi e ondulati, i gesti morbidi ed eleganti, il corpo fasciato da un lungo abito di pizzo bianco, canta per i soldati americani feriti in un ospedale militare sul fronte italiano. È il maggio del 1944.
Vestitino nero e grembiule, l’aria serena della ragazza che sta chiacchierando con le compagne, i capelli crespi ma ben pettinati, una giovane operaia sposta una cassa di sardine nello stabilimento Arrigoni per la lavorazione del pesce a Isola d’Istria. È il 1943.
“War is over!”. “La guerra è finita!”. Le parole più attese, da tutti, settant’anni fa. Con la differenza che, in Italia, la loro attesa si trascinò per due lunghi, sanguinosi anni. Dal luglio del ’43, che vide lo sbarco delle truppe angloamericane in Sicilia e la caduta del Fascismo, alla resa dei tedeschi, nel luglio del ’45. A questo drammatico periodo della storia italiana, all’interminabile avanzata verso nord degli Alleati, in un Paese spaccato in due (il Sud sempre più liberato, il Nord diviso fra Repubblica Sociale e Resistenza partigiana) è dedicata a Milano la mostra “War il over!”, alla Galleria Forma Meravigli fino al 10 aprile.
16Circa 140 fotografie, parecchie inedite, e filmati d’epoca, a raccontare la fine di una guerra attraverso le facce, i corpi, la quotidianità dei suoi protagonisti. Celebri e senza nome. Italiani e americani. In un confronto continuo ma anche, in questo caso, assolutamente unico, fra due differenti angolazioni. Quella delle immagini a colori realizzate dai Signal Corps dell’esercito Usa, e quella degli scatti in bianco e nero del nostro Istituto Luce. Da una parte i fotocolor dei Corpi militari americani addetti alla comunicazione, dotati di un ampio raggio d’azione, dai collegamenti telefonici e radiofonici ai filmati, dalle fotografie di guerra ai cinegiornali. Dall’altra le pellicole dell’organo ufficialmente addetto alla documentazione fotocinematografica del Governo e del Regime fascista. Da un lato, fotografie che appaiono mirate al consolidamento di una sorta di immaginario collettivo di benessere materiale, se non di prosperità, che già anticipa il dopoguerra. Dall’altro, immagini che parlano di declino, di rovine, di dolore, di sobrietà. Alcune di queste, in particolare, all’epoca severamente censurate e oggi qui riproposte (come quella dei combattenti travestiti da pecore).
Ecco allora il campo di grano in piazza del Duomo e le macerie di piazza San Babila a Milano, mentre l’intero equipaggio della “Missouri” si accalca sui ponti della corazzata per assistere, fra i cannoni puntati verso il cielo, alla firma della resa da parte del Giappone, il 2 settembre del 1945 nella Baia di Tokyo.
Ecco Mussolini al capezzale di un soldato ferito e circondato da medici e infermiere fra i letti di un ospedale, mentre, a bordo di una jeep, il re d’Inghilterra Giorgio VI, con i generali Clark e Alexander, fa visita al fronte italiano.
Ecco il giovanissimo soldato delle SS di guardia, fucile in spalla e sguardo fisso, mentre il Duce riceve a Salò l’ambasciatore tedesco, e l’ausiliaria americana che, in groppa a un asinello, divisa d’ordinanza e gambe in mostra fasciate dalle prime, ancora pesanti, calze di nylon, mentre parla con una contadina coperta da capo a piedi fra le case di pietra del villaggio di Aiello del Sabato, vicino ad Avellino.
Ma ecco anche i cortei della Liberazione, le feste di piazza, i primi, duri passi verso la Ricostruzione, verso il “dopo”.
Una mostra che mette faccia a faccia non solo due diverse visioni e due differenti obbiettivi, ma anche due Italie. E due guerre. Quella dei vincitori, e quella dei vinti.

Nelle foto:

1 Un’ausiliaria americana conversa con alcune contadine in abito tradizionale di un villaggio dell’Appennino, Aiello del Sabato (Avellino), 1944. © National Archives And Records Administration

2 Donne pregano tra le rovine della chiesa di S. Anna, Cagliari, febbraio 1943. © Istituto Luce – Cinecittà

“War is over! L’Italia della Liberazione nelle immagini dei U.S. Signal Corps e dell’Istituto Luce, 1943-1946”, Milano, Forma Meravigli, via Meravigli 5. Fino al 10 aprile.

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