GIOVEDI 31 LUGLIO
(di Piero Lotito) Il palcoscenico e i cavalli, Shakespeare e Ribot. Due grandi passioni, il teatro e l’ippica, che Renato De Carmine, uno dei migliori attori della sua generazione e dei più importanti passati per il Piccolo Teatro di Milano, seppe condurre segretamente in parallelo, vestendo ora i panni multiformi della sua fortunata carriera artistica ora quelli “all’inglese” dell’allevatore di cavalli purosangue. Questo artista dal portamento gentile e fascinoso (morto a 85 anni a Roma, il 18 luglio 2010), che i primi telespettatori italiani avevano imparato ad apprezzare già nel 1957 con “Piccolo mondo antico” di Fogazzaro, diretto da Silverio Blasi, preparava, mettiamo, una battuta per “Il giardino dei ciliegi” diretto da Strehler e intanto – chissà – pensava a una delle sue fattrici prossime al parto nella fattoria di Castel Ginnetti, a Cisterna di Latina.
Nato a Roma il 23 febbraio 1925, laureato in Legge, dopo aver frequentato per un anno, nel 1944-’45, l’Accademia d’arte drammatica di Roma e, successivamente, il Centro sperimentale di cinematografia, De Carmine comincia a farsi apprezzare a metà degli anni ’50 nella compagnia del Nuovo Teatro di Gianfranco De Bosio. Nel 1961 ottiene una scrittura al Piccolo Teatro, e qui debutta per la regia di Strehler nell’atto unico “Ricordo di due lunedì” di Arthur Miller. Poi verranno prove sempre più significative – “Vita di Galileo” di Brecht, “Il gioco dei potenti” e “Re Lear” di Shakespeare, “Le balcon” di Genet… -, il lavoro con Zeffirelli (“La città morta” di D’Annunzio) , e ancora televisione e anche il cinema, in mille ruoli di carattere.
Ma era il teatro, il terreno sul quale Renato De Carmine avrebbe scelto di giocare i suoi più preziosi talenti. A un altro campo, a un’altra pista avrebbe tuttavia riservato energia ed entusiasmo: l’erba verde degli ippodromi di San Siro e Capannelle, dove – lui, insospettabilmente allevatore – non perdeva una corsa per studiare le prime esibizioni dei suoi “prodotti”, i puledri che negli anni ’70 portava alle Aste yearlings organizzate al Parco Mirabello di Monza dall’Anac (Associazione nazionale allevatori cavalli purosangue). Qui, serio e concentrato, non perdeva una battuta (ecco, le battute) del banditore, osservando trepidante le uscite in tondino – anche questo, un palcoscenico – dei suoi foals, nei cui nomi non era difficile riconoscere tracce, per così dire, drammatiche: Jane Avril, Benvolio, Anna Onna, Anja, Peer Gynt, Bel Ami.
Da sagace imprenditore, affidava le sue fattrici a stalloni di grande lignaggio: Clouet, Hogarth, Furibondo, Sir Orden, Stratford. Certo, a seguirlo sulla scena teatrale, televisiva e cinematografica, non si potevano immaginare in quell’attore così bravo, così “presente”, gli affanni per l’approvvigionamento della biada per i suoi cavalli, non sempre facile da reperire, o per la ricerca di un fidato maniscalco. Gli immancabili affanni di un amorevole allevatore sotto mentite spoglie.
La passione segreta di Renato De Carmine, indimenticabile interprete strehleriano. L’attore che parlava ai cavalli
31 Luglio 2014 by