(di Patrizia Pedrazzini) Le persone tranquille sono un po’ come quelle molto buone: potenzialmente pericolosissime. Se poi le loro sofferenze finiscono nelle mani di un regista spagnolo (Raúl Arévalo) giovane (37 anni) e alle prime armi – anzi, per la verità al suo primo film – ma con una netta predisposizione per il noir, l’adrenalina è servita.
“La vendetta di un uomo tranquillo” (“Tarde para la ira”) si apre con la ripresa, all’interno di un’auto, di un uomo, Curro, che aspetta fuori da una gioielleria i tre complici impegnati in una rapina. Ma qualcosa, si intuisce, va storto. La macchina inizialmente non si accende, i compagni si dileguano, e Curro, che finalmente riesce a partire sgommando, finisce dritto dritto, dopo un rocambolesco incidente, nelle braccia della polizia. Che sia lui, l’uomo tranquillo?
Sono passati otto anni. José è un uomo di mezza età pacato, di poche parole e piuttosto chiuso, ma anche piuttosto ricco, che da qualche tempo frequenta un modesto bar di periferia gestito da una donna, Ana, alla quale sembra interessato. E Ana aspetta che il suo uomo, dopo otto anni di prigione, torni a casa. Ma forse non ha davvero voglia che torni. Allora è José l’uomo tranquillo? E che cosa lega i tre? Non aggiungeremo altro, se non che, di volta in volta, le piccole certezze che lo spettatore si illuderà di aver afferrato verranno sistematicamente scardinate dalle piccole grandi svolte, dai colpi di scena, dalle improvvise intuizioni che costituiscono l’ossatura di questo thriller asciutto, duro e decisamente “cattivo”.
Non che la rabbia, l’impotenza e il desiderio di vendetta siano temi nuovi per il cinema. Dal “giustiziere della notte” Charles Bronson, protagonista, tra gli anni Settanta e i Novanta, di cinque fortunate pellicole tutte incentrate sul tema della violenza urbana e della giustizia sommaria, al tranquillo ingegnere Gerald Butler di “Giustizia privata”, del 2009, cui due criminali uccidono moglie e figlia, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Per non parlare, seppure su un piano totalmente diverso, quello della commedia hollywoodiana, di “The Quiet Man”, del 1952, dove un John Wayne decisamente d’annata, ex pugile deciso ad appendere i guantoni al chiodo per aver accidentalmente causato la morte di un avversario sul ring, si ritrova, lui uomo tranquillo, protagonista della più turbinosa, e lunga, scazzottata della storia del cinema. Solo che qui i cattivi non c’entrano. A tirarlo fuori dalla grazia di dio è una moglie dal carattere non proprio accomodante, piantagrane, e per di più irlandese.
Ora, al film esordio di Arévalo (che, come attore, è noto al pubblico spagnolo per aver recitato anche in “Ballata dell’odio e dell’amore” e “La isla minima”) certo non mancano i codici internazionali del thriller-noir, americano prima di tutto, alla Tarantino in particolare (già i titoli di testa e la suddivisione in capitoli rimandano a “Kill Bill”, come ad altri suoi lavori), solo che “La vendetta di un uomo tranquillo” è anche, e molto, un film imbevuto di una chiara, e forte, identità locale, radicata nella terra e nella cultura spagnole. Il realismo, la violenza, la crudezza, il sangue, non sono uguali ovunque e in quanto tali: riflettono sempre una mano, un mondo, l’anima che li determina.
Di qui il peso della regia, che in questa pellicola non solo fa la differenza, ma la fa alla grande. E bastino fra tutti, anche per non anticipare altro, il realismo, l’impatto emotivo, l’intimo coinvolgimento, il senso di fragilità trasmessi solo da quell’incidente iniziale filmato dall’interno dell’auto.
Il risultato è un film forte, di grande ritmo (ben sostenuto dalle musiche di Lucio Godoy) e di grande tensione. Un vero pugno nello stomaco. Ma anche un film “fisico” e passionale, nel suo riuscire a far parlare i silenzi dei protagonisti, i loro segreti, i loro volti essenziali “sparati” in primo piano.
“Tarde para la ira” (“Tardi per la rabbia”) si è aggiudicato quest’anno quattro Premi Goya, incluso quello come miglior film spagnolo, mentre Ruth Diaz (Ana) ha ottenuto, all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, il Premio Orizzonti come migliore attrice.
La rabbia di un uomo tranquillo. Un thriller-noir in salsa spagnola. Con un regista giovane, ma che promette bene
28 Marzo 2017 by