La storia dell’arte ha fatto luce sul ruolo delle donne nelle avanguardie del 900. Nonostante l’ostilità del futurismo

NUORO, martedì 6 febbraio – La presenza delle donne nell’arte del Novecento è stata messa in luce da diversi studi a partire dalla fine degli anni Settanta: al di là dell’intenzione di scoprire un genere, uno specifico femminile in arte, sono state compiute ricognizioni storico-critiche che hanno portato o riportato in luce personalità rilevanti, opere di valore, esistenze dalle trame complesse, di cui prima si ignoravano addirittura le date di nascita o morte, e ci hanno restituito un panorama dell’arte delle donne nelle avanguardie, fino a quel momento rimasto in secondo piano.Un caso ancora aperto e controverso è il ruolo delle donne nel futurismo, movimento programmaticamente misogino, che fin dalla sua fondazione proclamava il disprezzo della donna e costruiva una visione dell’arte totalizzante su valori quali la forza, la velocità, la guerra, da cui il genere femminile doveva rimanere escluso (“Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna”, Manifesto del futurismo, 1909).
Dal 9 marzo al 10 giugno, al MAN – Museo d’Arte della Provincia di Nuoro – la mostra “L’elica e la luce. Le futuriste. 1912-1944, dedicata alle donne nel futurismo, rintraccia oltre 100 opere fra dipinti, sculture, carte, tessuti, maquette teatrali e oggetti d’arte applicata delle donne che hanno lavorato dagli anni Dieci fino agli anni Quaranta, firmando i manifesti teorici del futurismo, partecipando alle mostre, sperimentando innovazioni di stile e di materiali in ambiti trasversali quali le arti decorative, la scenografia, la fotografia e il cinema, ma anche la danza, la letteratura e il teatro. Figure indipendenti, artiste e intellettuali di primo piano nella ricerca estetica d’inizio secolo.
Le vicende sono a volte spregiudicate (esemplare la biografia di Valentine de Saint-Point), spesso passate in sordina rispetto alle cronache, qualche volta inosservate dalla critica coeva, o assorbite dall’anonimato della vita famigliare (come accadde a Brunas) o cancellate delle guerre (Alma Fidora, la cui biblioteca e l’archivio di documenti sono andati distrutti sotto i bombardamenti). Spiccano artiste totali, non solo la più nota Benedetta, ma anche Marisa Mori, Adele Gloria e il gruppo di coloro che collaborano a “L’Italia futurista”: i campi d’interesse sono vastissimi, dalla scrittura, alla pittura, all’illustrazione, alla ceramica, non esclusi gli studi di metapsichica e l’occultismo, verso cui anche il Manifesto della Scienza futurista mostra attenzione.
La mostra, vanta prestiti da collezioni pubbliche e private italiane, con opere anche poco conosciute, e prende le mosse dal Manifeste de la Femme futuriste, pubblicato da Valentine de Saint-Point il 25 marzo 1912, in risposta alla Fondazione e Manifesto del Futurismo di Marinetti, pubblicato a Parigi nel 1909 su “Le Figaro”.

MAN – Museo d’Arte della Provincia di Nuoro – Via Sebastiano Satta 27, 08100 Nuoro – t.0784/252110

www.museoman.it