La Turandot di Puccini inaugura l’Expo milanese. Bellissima da vedere. Buona da sentire. Senz’altro da ricordare

1.  Nina Stemme Turandot 3MILANO, sabato 2 maggio  ● 
(di Carla Maria Casanova) La “Turandot” alla Scala, spettacolo di inaugurazione dell’Expo, è stato evento trionfale. Poteva non esserci addirittura, la “Turandot”, dopo gli eventi assai poco trionfali del pomeriggio, quando due (o venti?) mila delinquenti armati di casco e randelli hanno percorso il centro-nord di Milano, incendiando e fracassando. Ora aspettiamo la “massima durezza” annunciata dal ministro Alfano.
Alla Scala, nonostante tutto, eccettuate alcune defezioni, la presenza di pubblico e autorità c’è stata lo stesso.
Turandot, ultima opera – incompiuta – di Puccini, è di grande appagamento teatrale. Non ricordo di aver mai visto un brutto allestimento di Turandot. (E neppure uno più strabiliante della Turandot di Macerata 1998 a firma Hugo de Ana). La Turandot di Scala-Expo rientra nel novero degli allestimenti da ricordare. Affidato al regista tedesco Nikolaus Lehnhoff (scenografo Raimund Bauer, costumista Andrea Schmidt-Futterer), l’allestimento è articolato su scena fissa, una struttura massiccia, una sorta di cittadella dentro la quale si dipana la truce storia della “principessa di gelo” che destina a morte tutti i suoi pretendenti incapaci di risolvere tre enigmi. Calaf, il solutore, riuscirà a impalmarla. A caro prezzo: il suicidio dell’innamorata schiava Liù, immolatasi per non rivelare il nome del “Principe ignoto”.
2 Maria Agresta (Liù)Il primo atto è blu, tetro e incombente come l’atmosfera dell’opera (la luna è invocata come “squallida faccia pallida” e anche “amante smunta dei morti”). Il popolo brulica anonimo con maschere che lo mimetizzano. Ma per l’atto degli enigmi, scena e costumi si colorano di un rosso arancio aggressivo. Drammatico. Alla fine, saranno grandi occhi di luce a investire il concludersi della storia, sempre dominata dalla irreale presenza dell’Imperatore, bianca larva posta in cima alla scena, mentre Turandot è un nero insetto avvolto da una armatura di piume e antenne che cadrà al momento della sua resa a Calaf.
Punto sostanziale della regìa di Lehnhoff è l’aver lasciato il corpo di Liù in scena anche durante il finale duetto d’amore tra Turandot e Calaf. Punto sostanziale di questa edizione musicale è invece aver adottato, anziché il finale di Alfano, quello di Luciano Berio, composto nel 2001 per il Festival de Gran Canaria. Si tratta di 174 battute che Berio ha intercalato alle 133 già tracciate da Puccini. Due annotazioni di Puccini scritte sulla partitura – la ripetizione di “Tristano” e “in morendo” – hanno suggerito a Berio di chiudere  in solvenza sulle prime note del Preludio del Tristano. L’osmosi Wagner-Puccini-Berio è compiuta.
È un bel finale.
3. Aleksandrs Antonenko (Calaf)Sembra che la resa musicale di questa Turandot abbia privilegiato gli ascoltatori radiofonici: se in teatro la sonorità dell’orchestra ha soverchiato a volte  le voci, i microfoni posti in palcoscenico per la trasmissione hanno permesso un migliore equilibrio, con magistrali effetti anche per il Coro.
A Riccardo Chailly, riconosciuto direttore pucciniano, spettano gli onori del podio.
Il  cast vocale cita Nina Stemme, soprano svedese di formazione tedesca (grande interprete di Wagner e Richard Strauss); Alexandrs Antonenko, tenore eroico che qua e là prende le note di striscio, però arriva fino in fondo; Maria Agresta, recente rivelazione, ha prestigiose risorse tecniche (eccelsi filati) ma lascia indifferenti; Alexander Tsymbalyuk è il migliore, peccato che Timur non sia una gran parte. Questo è forse il miglior cast per Turandot oggi sul mercato. Inutili i piagnistei: Birgit Nilsson e Franco Corelli sono morti e Freni e Ricciarelli non sono più in carriera. Facciamocene una ragione.

tre ministri. ph-Hans-van-den-Bogaard-13-990x660“Turandot” di Giacomo Puccini (finale di Luciano Berio). Direttore Riccardo Chailly. Con Nina Stemme, Alexandrs Antonenko, Maria Agresta. Regia Nikolaus Lehnhoff. Scenografo Raimund Bauer, costumista Andrea Schmidt-Futterer. Teatro alla Scala, Milano. Repliche fino a sabato 23 maggio.

OPERE BALLETTI CONCERTI ALLA SCALA
ININTERROTTAMENTE PER TUTTA L’EXPO
L’opera “Turandot” di Giacomo Puccini, rappresentata il 1° maggio alla Scala, ha concluso trionfalmente la giornata inaugurale dell’Expo 2015, nonostante un’indegna manifestazione di fuoco, incendi e violenze nel centro di Milano durante il pomeriggio. Il Teatro alla Scala ora è avviato a una programmazione di sei mesi ininterrottamente per tutta la durata dell’Esposizione universale: 122 serate d’opera, 62 di balletto e 90 concerti.