L’amaro piacere di scivolare nella memoria, secondo Harold Pinter. Quando i ricordi sono veri. Cioè falsi. Come volete

11-10-16-old-time-vecchi-tempi-di-h-pinter-regia-m-rodgers-da-sx-lisa-vampa-salvatore-palombi-christine-reinhold-foto-laila-pozzoMILANO, martedì 11 ottobre (di Paolo A. Paganini) Il passato che ritorna. Harold Pinter ci sguazza con il piacere di una voluttuosa ricerca del nulla. Nel senso che tutto diventa opinabile. Il passato lo si può intridere di verità o di menzogne, di fantasie o di certezze. Tutto è possibile. Niente è possibile. A piacere. Così, in “Old Times”, Vecchi Tempi (1971), si assiste a un concitato dramma di menti, forse turbate, o forse no. Tutto scivola in un ritorno di memorie. O forse di memorie solo sognate, o temute.
In una isolata villa di scogliera, una coppia di sposi quarantenni, di comprovata tenuta sentimentale, o forse no, riceve la visita di una vecchia amica della moglie, spigliata, schietta e spregiudicata, quanto l’amica, in quell’isolato eremo, appare docile, timida e remissiva. Vent’anni prima, le due ragazze hanno folleggiato per Londra. Ora, l’amica ricorda carognescamente quei “vecchi tempi” spensierati, liberi e felici, che scatenano nell’uomo giustificate gelosie postume. Quell’antica intimità femminile forse non era poi così angelicamente innocente.
Isomma, questo corpo estraneo, questa presunta amica venuta da lontano, sembra più una scatenatrice di ricordi fastidiosi, più una diabolica scardinatrice di sicurezze domestiche, che non una rasserenante portatrice di caldi e nostalgici ricordi di gioventù. Tanto più, per farla breve, che lo stesso marito, nonostante avesse dichiarato di non averla mai conosciuta, aveva avuto – forse – un’intricata e poco platonica tresca con lei. E a sua volta, la tenera mogliettina, che si era prestata a quell’impietoso scavo dell’anima, dimostra di sapere tutto, perché allora viveva in comune con l’amica.
A sollevare la pietra del passato, si scatenano i fantasmi, i sogni malati, i repressi turbamenti dell’anima. Amore, amicizia, gelosie, diffidenze, vecchi sospetti, fastidiose verità, sempre sapute, ma tenute da tutti e tre sempre sepolte nell’ipocrisia e nella finzione, diventano ora un gioco al massacro.
Non c’è, non ci sarà più spazio per la pace, per la serenità.
A meno che non sia stato tutto un sogno.
E con questo sospetto termina, tra vecchie care canzoni e ricordi di gioventù, l’ultimo sberleffo di Harold Pinter.
“Old Times”, in scena all’Out Off, è una specie di match di un’ora, dove, su un ideale ring, i tre protagonisti si contendono, a colpi bassi, una impossibile verità. E proprio su un ring Visconti, nel 1973, aveva ambientato “Vecchi Tempi”, con Adriana Asti, Umberto Orsini e Valentina Cortese, scatenando l’ira funesta di un Pinter furibondo, piombato a Roma per sconfessare il temerario Visconti. Qui, adesso, Pinter non avrebbe niente da ridire. L’opera è fedele, e Christine Reinhold, Lisa Vampa e Salvatore Palombi recitano con convincente dedizione, anche se un eccesso di animosità sembra talvolta una facile e non contenuta nevrosi, che toglie fascino, ambiguità e mistero al testo pinteriano. Ma qui loro non c’entrano. Il giovane regista scozzese Michael Rodgers l’ha sentita e impostata così. E rimane pertanto un problema suo. E comunque al pubblico è piaciuto, senza riserve. Si replica solo fino a domenica 16.

“Old Times – Vecchi Tempi”, di Harold Pinter, regia di Michael Rodgers, con Christine Reinhold, Lisa Vampa e Salvatore Palombi. Al Teatro Out Off, Via Mac Mahon 16, Milano.
www.teatrooutoff.it