L’amicizia tra Eduardo e Ridenti, che non capì la grandezza della “Grande Magia”. Ma poi vennero Strehler e Parenti

(di Andrea Bisicchia) Ho avuto sempre l’impressione, leggendo molti epistolari di grandi artisti, che fossero delle composizioni particolari, appartenenti a generi diversi, quello memorialistico, quello narrativo, quello cronachistico, tanto da ritenerli, a tutti gli effetti, opere d’arte.
Per rimanere nell’ambito teatrale, basterebbe ricordare quelli di Pirandello, della Duse, di Ruggeri, per citare i più noti. Una raccolta di lettere che va dal 1935 al 1964, tra Eduardo e Lucio Ridenti, curata da Maria Procino, edita da Guida, testimonia questa mia  impressione, non solo perché attesta l’amicizia “fraterna” tra due intellettuali, non solo per quello che possa accadere nell’ambito editoriale e in quello della rappresentazione, ma anche per la particolarità della scrittura e per come vengono raccontati gli eventi. È vero che Ridenti ha pubblicato gran parte delle commedie di Eduardo sul “Dramma”, ma è anche vero che, nei giorni che intercorrono tra la lettura del copione, la correzione delle bozze e la pubblicazione, avvenivano le recite serali, le tournée in Italia e all’estero, i malesseri fisici, le difficoltà, i trionfi artistici ed economici, come si può leggere nelle pagine del “Dramma”,1 Aprile 1954, dove Ridenti racconta quanto Eduardo guadagnasse, negli anni Cinquanta: dalle 850mila Lire serali, alle 450mila Lire diurne (ore 17).
Il volume è preceduto da un saggio che Pietro Crivellaro dedica a Ridenti. Chi meglio di lui poteva farlo, essendo stato il custode di tutta la sua Opera, conservata nel Centro Studi del Teatro Stabile di Torino, dove sono consultabili, anche perché digitalizzati i 380 numeri della rivista? A curare l’epistolario è Maria Procino, che ad Eduardo aveva dedicato uno studio particolare, oltre che necessario, che non riguarda l’opera teatrale in sé, bensì la parte impresariale della compagnia: “Eduardo dietro le quinte. Un impresario capocomico attraverso cinquant’anni di leggi, sovvenzioni e censura” (Bulzoni), certamente un punto di riferimento per conoscere aspetti poco noti dell’attività eduardiana.
A dire il vero, erano poco noti anche i rapporti tra Ridenti ed Eduardo, se non agli addetti ai lavori, grazie alle ricerche della Procino, ora è possibile conoscere un altro aspetto della storia del grande drammaturgo, fatta di apprensioni, di difficoltà, di sentimenti contrastanti, tra amicizia e professionalità, specie quando Eduardo rimprovererà, all’amico “fraterno”, con parole un po’ dure, la sua incertezza circa la pubblicazione di “La Grande Magia”: “Se non ti piaceva perché l’hai pubblicata? E se l’hai pubblicata, perché me l’hai disprezzata e diminuita nella tua marchetta? Vedi, non riesco a dimenticarlo”. Dietro questa commedia, ci furono le critiche negative del tempo, forse non era stata capita, tanto che occorrerà attendere la messinscena di Giorgio Strehler, con Franco Parenti, al Piccolo Teatro, per allontanare qualsiasi dubbio sul fatto che ci si trovasse dinanzi a un capolavoro. In quella occasione, Strehler lo ritenne un testo sconvolgente e, sulle note di regia, ebbe a scrivere: “Hai scritto una pagina meravigliosamente umana nella storia del teatro”. Eduardo lo sapeva già, per questo motivo rimproverò l’amico di tante avventure di non averlo capito.
L’epistolario ci racconta le incertezze degli anni Trenta e Quaranta, ma anche i successi degli anni Cinquanta, Sessanta di Eduardo, riconosciuti in tutto il mondo, mediati dall’onnipresente Ridenti che badava alle traduzioni, alle trattative, ai contratti, alle tournée, alla pubblicità, ma ci racconta anche il momento in cui Eduardo fu costretto a rinunciare alle pubblicazioni sul “Dramma”, dovendo rispettare il contratto con Einaudi che voleva essere il suo unico editore.
L’epistolario diventa, pertanto, storiografia, percorso di “maturazione” di un rapporto di lavoro umano e professionale, fonte di nuove scoperte di un autore problematico, sia quando scrive i suoi testi, che quando scrive delle lettere.

Maria Procino (a cura di) “Mio caro Eduardo. Eduardo de Filippo e Lucio Ridenti. Lettere (1935-1964)” – Guida Editore 2018 – pp 216 – € 15