MILANO, martedì 19 aprile ► (di Paolo A. Paganini) Confesso che non conoscevo Ugo Dighero. Mia massima colpa. Non guardo la televisione, e sono diventato pigro anche a teatro. Eppure, tra i suoi ultimi lavori teatrali, ha fatto anche un “Servo per due”, di Richard Bean, e “Il matrimonio del Signor Mississippi”, di Dürrenmatt. Ho così perso l’occasione di conoscere un attore sorprendente. Peccato.
Rimedio ora, dopo aver visto all’Elfo Puccini “Apocalisse”, di Niccolò Ammaniti, dove un incontenibile Ugo Dighero, con la regia di Giorgio Gallione, interpreta un tragico ed esilarante personaggio in attesa della Nera Portatrice di Morte, con il suo bagaglio di carestia, violenza e stragi, in groppa ai suoi apocalittici cavalli.
L’Apocalisse, ovviamente, è una metafora, per significare la tragedia morale e la desertica solitudine spirituale, alle quali sembrano condannati gli uomini contemporanei, sopraffatti dall’infelicità, dalla droga, dalla violenza, dall’incomprensione. La moderna Apocalisse. Ma c’è da riderci su.
L’apocalittico allestimento, costruito su due racconti di Ammaniti (già Premio Strega), “Lo zoologo” e “Sei il mio tesoro” (da “Crimini”, volume a più mani, del 2005), è affrontato da Ugo Dighero, che, con oscena e disincantata improntitudine, estrae tutta la perfida e grottesca voluttà di una satira surrealista, con al centro un pover’uomo che si muove su due piani interpretativi, in stretta connessione l’uno con l’altro.
Il primo piano vede uno studente di zoologia che, per andare ad aiutare un barbone nero, pestato da un gruppo di fascistelli, si becca una pugnalata in pancia. E muore. Ma il nero, che possiede arti magiche, lo resuscita recuperandolo dall’al di là alla meno peggio, facendone cioè uno sconnesso zombie, anchilosato nel corpo e spaesato nella mente.
Ma va ugualmente a fare l’odiato esame di zoologia, per la quinta volta, con il diabolico professore, sarcasticamente definito dagli studenti “Io boccio”. Ma tra un professore fuori di testa e un pazzoide studente non a piombo, è subito un’amorosa comprensione di intelletti affini, da 30 e lode, tanto da diventare poi suo assistente e, infine, Professore emerito, tra l’entusiasmo di tutti i suoi allievi, che elogiano il morto vivente come l’unico professore… vivo, fra tanti professori morti.
Il secondo piano interpretativo contempla un illustre primario di chirurgia plastica, strafatto di cocaina. Deve rifare il superbo seno di una nota bellona dello spettacolo, ma in sala operatoria ne combina di ogni, anche perché deve fare in fretta, incalzato da due poliziotti che l’attendono fuori. Per farla breve, sostituisce una delle due protesi mammarie con un sacchetto di coca, che aveva con sé. L’ignara fanciulla, in preda a una energia straordinaria (con tutta quella roba in corpo) diventa una diva di successo. Il chirurgo finisce in prigione, non per droga, ma per per aver sottratto le offerte di milioni destinati ai bambini poveri.
Riuscirà il nostro eroe a recuperare la sua “roba”, quando uscirà di prigione?
Alla curiosità degli spettatori la tragica conclusione da comica finale.
Il monologo, un’ora e venti senza intervallo, oscilla tra farsa e dramma, tra humor nero e diaboliche finezze luciferine, il tutto pervaso da un ridanciano senso della beffa, da una godereccia voluttà dell’assurdo, che Ugo Dighero padroneggia virtuosisticamente, passando da un irridente scatenamento mimico a una prestidigitazione recitativa d’infinite gamme di colore.
Bravissimo ed applauditissimo.
Si replica – solo – fino a venerdì 22.
“APOCALISSE”, di Niccolò Ammaniti, con il contributo di Antonio Manzini, regia Giorgio Gallione. Con Ugo Dighero. All’ELFO PUCCINI, sala Fassbinder, corso Buenos Aires, 33, Milano.
Info e prenotazioni: tel. 02.0066.06.06.
www.elfo.org