(di Andrea Bisicchia) – L’Editore Adelphi sta pubblicando tutta l’Opera di Nabokov, dalla narrativa alla saggistica; con “Lezioni di letteratura russa”, è arrivato al ventesimo titolo, il lettore, pertanto, può accedere alla lettura, non solo dei romanzi scritti in lingua russa, tra gli anni Trenta-Quaranta, ma anche di quelli scritti in lingua inglese, come “Lolita”, che gli dette fama internazionale.
Esule, in America dove, per vent’anni, Nabokov (1899-1977) è stato docente universitario di letteratura, le sue lezioni venivano seguite da centinaia di studenti, erano lezioni dal vivo, non scritte, perché il professore preferiva una specie di presa diretta con gli allievi, con un vero e proprio “ricalcolo” delle sue conoscenze, mai superficiali, sempre ricche di annotazioni bibliografiche, di approfondimenti, e di apparati particolari.
Nel volume “Lezioni di letteratura russa”, gli autori presi in esame, sono Gogol, Turghenev, Dostoevskij, Tolstoj, Cecov.
Dell’amato Gogol (1809-1852) si può anche leggere la monografia a lui dedicata, pubblicata sempre da Adelphi, mentre nel saggio, presente nel volume, Nabokov si attarda su due testi: “Anime morte” e “Il cappotto”, ritenendo il primo, un vero e proprio “poema epico”, ovvero un classico in cui non bisogna cercare il “messaggio”, né la gente vera, o i crimini veri, bensì qualcosa che abbia a che fare con la metafisica, non solo perché si trattava di anime, ma perché il protagonista Cicikov possedeva la postura del diavolo, anche se stupido. Nabokov ritiene “Il cappotto” un “incubo grottesco e cupo che apre buchi neri nell’incerto disegno della vita”. Si tratta di un testo, la cui trama è molto semplice, essendo quella di un povero travet che, col cappoto nuovo, crede di migliorare la sua posizione sociale, solo che gli sarà rubato e lui ne morirà. Per Nabokov, la vera trama è da ricercare nello stile e nella struttura interna del suo “aneddoto trascendentale”.
Di Turghenev (1818-1883) analizza “Padri e figli”, in un saggio che consiglio di leggere, magari prima di andare a vedere lo spettacolo realizzato, in questi giorni, da Fausto Russo Alesi, in collaborazione con Fausto Malcovati, prodotto da ERT e dal Teatro Nazionale di Napoli. Il romanzo, come è noto, porta in scena lo scontro tra due generazioni, quella dei conservatori e quella degli uomini “nuovi”, capeggiati da Bazarov, un rivoluzionario nichilista. Per Nabokov, Turghenev è un autore fin troppo esplicito che lascia poco all’intuizione del lettore o dello spettatore.
Ha fatto molto discutere il saggio dedicato a Dostoevskij (1821-1884), essendo da lui considerato non un un grande scrittore, bensì uno “scrittore mediocre con lampi di humor eccellente”, forse, diceva, avrebbe potuto essere un bravo drammaturgo piuttosto che un bravo narratore, e rivolgendosi agli studenti, quasi per giustificarsi, sottolineava: “Sono un professore poco accademico per insegnare cose che non mi piacciono”.
Per l’autore di Lolita, il più grande scrittore russo di narrativa è Tolstoj (1828-1910), perché non si lascia intrappolare dal veleno ideologico e perché sa addentrarsi nel mondo interiore dei personaggi, ne è esempio “Anna Karenina”, che considera uno dei maggiori capolavori di tutti i tempi, essendo la cronologia del romanzo basata “sul senso del tempo artistico unico negli annali della letteratura”.
Ciò che colpisce, delle opere prese in esame da Nabokov, è il suo modo di rapportarsi col testo che sembra quello di un regista, piuttosto che quello di un professore di università. Basterebbe leggere tutte le indicazioni che dà del “Gabbiano” di Cecov per rendersene conto. il dramma fu un fiasco alla “prima” di San Pietroburgo, mentre fu osannato a Mosca. (Capitò anche ai “Sei personaggi” di Pirandello essere fischiati a Roma, al Teatro Valle, e applauditi a Milano, al Teatro Manzoni.) Nabokov analizza gli atti uno per uno, cercando di capire e far capire perché il pubblico si fosse irritato alla “prima”, forse perché, a suo avviso, non si trattava di un capolavoro perfetto, mentre, al contrario, il pubblico moscovita capì di trovarsi dinanzi a un’opera originale, scritta da un grande maestro delle pause che sapeva creare il conflitto, non sul palcoscenico, ma dietro le quinte, avendo superato le trappole del teatro convenzionale a cui spesso ricorreva, proprio per rivoltarlo, come, del resto, aveva fatto Pirandello.
Vladimir Nabokov, “Lezioni di letteratura russa”, Adelphi 2021, pp. 466, € 24.