MILANO, martedì 14 luglio – “Il seme della violenza” (The Laramie project), di Moisés Kaufman, e dei membri del Tectonic Theater Project: Leigh Fondakowski (head writer), Stephen Belber, Greg Pierotti, Stephen Wangh (associate writers), Amanda Gronich, Sarah Lambert, John McAdams, Maude Mitchell, Andy Paris, Barbara Pitts, Kelli Simkins (contributing writers) – Regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia – Traduzione di Emanuele Aldrovandi. Con Ferdinando Bruni, Margherita Di Rauso, Giuseppe Lanino, Umberto Petranca, Marta Pizzigallo, Luciano Scarpa, Marcela Serli, Francesca Turrini.
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro dell’Elfo, con Fondazione Campania Festival, andrà in scena al Teatro Festival di Napoli, il 21 e 22 luglio. E a Milano nel febbraio 2021.
“The Laramie project”, scritto da Moisés Kaufman (autore di Atti osceni, i tre processi di Oscar Wilde) insieme ai membri del Tectonic Theater Project di New York, è un testo profondo, stratificato e toccante che racconta il caso Matthew Shepard, uno studente ucciso brutalmente per motivi di odio omofobico.
Poco dopo il delitto, la compagnia di Kaufman compie un viaggio verso Laramie, la città del Wyoming teatro del delitto, e qui trascorre lunghi periodi a intervistare gli abitanti, cercando di ricostruire gli eventi per dare un senso alla tragedia che li ha colpiti; il racconto che ne scaturisce va molto oltre la cronaca.
Il testo, dunque, non si limita a trattare una questione legata alle tematiche dell’omofobia e della paura della diversità in generale, ma parla anche della funzione che il teatro può avere come strumento vivo di confronto con la realtà e come catalizzatore di dibattiti che riguardano da vicino anche tutti noi. Grazie alla forza del racconto il copione viene utilizzato nelle scuole di tutto il mondo come materiale didattico per l’educazione contro i pregiudizi. Riesce infatti a porre, con estrema forza e chiarezza, una serie di domande più che mai fondamentali in questi nostri tempi di divisione e di rabbia: quale sarà la voce che lasceremo prevalere in noi? Quella dell’odio o quella della compassione? Quella della crudeltà o quella della gentilezza? Quella della paura o quella della speranza?
I genitori di Matthew hanno continuato la loro lotta per avere giustizia e, se oggi negli Stati Uniti la legge contro i crimini d’odio porta il nome di Matthew Shepard, lo dobbiamo a loro. Nel 2002 dallo spettacolo teatrale è stato anche tratto un film con Steve Buscemi e Cristina Ricci (tra gli altri).
Per mettere in evidenza tutti questi temi i registi dell’Elfo hanno scelto, in accordo con l’autore, di dare un titolo ancora più incisivo alla versione italiana: Il seme della violenza. Gli otto attori della compagnia del Teatro dell’Elfo, diretti da Ferdinando Bruni (anche interprete) e da Francesco Frongia, avranno il compito di portare in scena e di mettere a confronto due comunità: quella dei componenti dell’ensemble newyorkese, liberal, democratici e in molti casi loro stessi attivisti LGBT e la popolazione di Laramie, l’anima profonda e contraddittoria degli Stati Uniti, che lotta per conciliare l’orrore e il dolore per il brutale assassinio di Matthew Shepard con la disapprovazione dell’omosessualità, basata su rigide convinzioni religiose.
Sono più di sessanta personaggi, dai compagni di Università di Matthew agli insegnanti, dal barista che per ultimo lo vide vivo alla fidanzata di uno degli assassini, dai poliziotti ai medici del pronto soccorso fino al reverendo Phelps (ultraconservatore e omofobo) che schiera i suoi adepti al funerale del ragazzo. Una folla dalla quale emerge la grande vitalità di alcuni personaggi, che commuovono e non si dimenticano, testimoni di una storia tragica che tuttavia riesce a trasformare profondamente la comunità e gli individui. Come è il caso del giovane studente di teatro Jedadiah, cresciuto all’interno di una famiglia omofoba, che stimolato dagli incontri con gli attori del Tectonic Theatre cambia profondamente e ottiene un successo personale interpretando all’Università Angels in America e convincendo anche i genitori ad applaudirlo.
Lo spettacolo dell’Elfo viene ambientato nella palestra di una scuola, un luogo simbolico dove si riuniscono le piccole comunità quando si devono svolgere dibattiti pubblici; uno spazio essenziale circondato da ampie pareti che accolgono proiezioni e occupato dai banchi, che ci sono stati prestati dal Liceo Scientifico A. Volta di Milano, usati dagli attori come avamposti da cui lanciare testimonianza civile della propria arte.
Un luogo dove il teatro si apre al dibattito sul nostro modo di pensare e di parlare dell’omosessualità, della politica di genere, dell’educazione, delle classi, della violenza, dei privilegi e dei diritti, della differenza tra tolleranza e accettazione.
Il Tectonic Theater Project è stato fondato nel 1991 da Moisés Kaufman, che ne è ancora attualmente il direttore artistico. La compagnia, che a sede a New York, ha creato e messo in scena oltre venti spettacoli e musical. Tra questi: 33 Variations, scritto e diretto da Kaufman e candidato a cinque Tony Award, con Jane Fonda nel ruolo protagonista; Bengal Tiger at the Baghdad Zoo del finalista Premio Pulitzer Rajiv Joseph, con Robin Williams e I Am My Own Wife, opera vincitrice di un Pulitzer e di un Tony Award.
Atti Osceni – I tre Processi di Oscar Wilde e Laramie Project sono tra le commedie più rappresentate in America negli ultimi dieci anni. The Laramie Project, scritto da Moisés Kaufman con i membri del Tectonic ha debuttato in anteprima al Denver Center Theatre, è stato in scena all’Union Square Theatre di New York per quattro mesi. Nel novembre 2000 è stato presentato per cinque repliche all’Università del Wyoming.
Nel 2002 il Tectonic Theater Project e l’emittente HBO hanno realizzato un film basato sullo spettacolo, diretto da Kaufman. Il cast comprendeva Peter Fonda, Laura Linney, Christina Ricci, Steve Buscemi e membri della compagnia originale, tra gli altri. Il film è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival ed è stato nominato per 4 Emmy. Nel settembre del 2016 Moisés Kaufman è stato insignito della National Medal of Arts dal Presidente Barack Obama, la più alta onorificenza conferita ad un artista.