Leo Gullotta e Eugenio Franceschini in un testo di Patroni Griffi. Prima del naufragio della parola

Milano. Leo Gullotta, intenso protagonista di “Prima del silenzio”, di Patroni Griffi, al Teatro Franco Parenti (foto di Tommaso Le Pera).

Milano. Leo Gullotta, intenso protagonista di “Prima del silenzio”, di Patroni Griffi, al Teatro Franco Parenti (foto di Tommaso Le Pera).

(di Paolo A. Paganini) Eugène Delacroix (1798-1863), pittore romantico francese, trasse impulso ed ispirazione dalla lettura di Shakespeare, oltre che da Goethe, da Byron e dall’amato Dante. Non può dunque stupire un suo intervento in materia teatrale. Ebbe a dire, forse, ma non ne sono sicuro andando a memoria, e comunque faccio mie le sue presunte osservazioni: “Per fare teatro sono sufficienti un tavolo e una candela”. Ora, assistendo all’interessante riesumazione di “Prima del silenzio” (1980), di Giuseppe Patroni Griffi, il riferimento a Delacroix è stato quasi automatico, vedendo in scena ancor meno di un tavolo e d’una candela, ma solo uno scalcagnato divano. Sembrerà perlomeno eccentrico parlare d’uno spettacolo cominciando dalla scena, ma l’incipit s’impone guardando a bocca aperta gli effetti scenici che con due trucchi (ma quanta fatica c’è dietro) ha escogitato la troupe scenica di Luca Scarzella (video), Umile Vainieri (disegno luci), Luca Filaci (risoluzione scenica), Franco Patimo (disegno audio), facendo rivivere, tra l’altro, in maxi-proiezione, le fantasmiche apparizioni sceniche di Sergio Mascherpa, Andrea Giuliano e Paola Gassman (grazie altresì alla mano sicura del regista Fabio Grossi).
I due trucchi che dicevamo sono di per sé semplicissimi: un fondale su cui proiettare le immagini e un corrispondente velo sul proscenio, e in mezzo l’azione scenica. Ora, trasferendo e dividendo l’immagine tra fondale e proscenio, l’effetto diventa straordinariamente tridimensionale e avvolgente. Vuoi un mare minaccioso di onde in burrasca? E sembrerà che si riversi in platea travolgendo gli attori. Vuoi un volo fra eteree leggerezze di nubi in quota? E ti sembrerà di volare. Entrambe le situazioni avvengono sul palcoscenico del Teatro Franco Parenti, dove Leo Gullotta (un inquieto intellettuale di bianco pelo che tra ricchezza e libertà ha scelto la libertà) e Eugenio Franceschini (un giovane e scapestrato in errante ricerca di tanti perché) uniscono le loro vite per un tratto del loro tragitto terreno.
L’intellettuale ha lasciato moglie, figli, servitù, vita comoda, preferendo a una vita asfissiante una squallido ma felice stato adolescenziale, nel quale poter liberamente guazzare in disquisizioni sulla morte, sul senso del passato, sull’inutilità del presente, sulla castrazione delle convenzioni, sull’ipocrisia del perbenismo, solo elogiando, santificando diremo meglio, anzi innalzando un monumentale tributo alla parola, solo e unico viatico all’essenza della vita, salvifica sublimazione dell’esistenza stessa. “Parola, perché la vita non è soltanto un ricordo… La vita è parola… Parola per impedire la morte del passato…”
Orbene, in tempi di apnea verbale, di parole appese come vecchi stracci sulle grucce della banalità, di parole offese, violentate, sbrindellate, oggi più di trent’anni fa, il testo di Peppino Patroni Griffi, oltre che una testimonianza di fede, è un grido di dolore, un’invocazione, forse patetica e disperata in nome di una naufragata civiltà. Un voler resuscitare un antico verbo primigenio e creativo. Prima che arrivi il silenzio totale d’una distruttiva e definitiva barbarie. Lo spettacolo, di novanta minuti senza intervallo, s’intitola appunto: “Prima del silenzio”!
Leo Gullotta: un esemplare sacerdote della parola. Eugenio Franceschini (caspita che bravo!) invece vorrebbe solo un po’ di silenzio… Al vecchio intellettuale, ingenuo e illuso, non rimarrà che la solitudine. Un subisso di calorosissimi applausi alla fine.
“Prima del silenzio”, di Giuseppe Patroni Griffi, regia di Fabio Grossi. Teatro Franco Parenti, Via Pier Lombardo 14 – Milano. Repliche fino a domenica 2 febbraio.
Tournée
Dal 4 al 9 febbraio: Torino, Teatro Carignano.
Dal 13 al 16 febbraio: Forlì, Teatro Diego Fabbri.