Lieve e farfallone, l’irridente Don Giovanni di Preziosi si prende gioco (e ci gode) d’ogni legge divina e umana

don giovanni foto a treMILANO, mercoledì 4 febbraio  ♦
(di Emanuela Dini) «I classici? Sono sempre una sicurezza e fanno incassare il Teatro, che ne ha bisogno. E poi alla società serve sempre la bellezza dei grandi capolavori del passato», così Alessandro Preziosi presenta il “suo” Don Giovanni di Molière, di cui è protagonista e regista, in scena al Teatro Nuovo.
«Le versioni del mito di Don Giovanni contano oltre 4000 riscritture, e la sua fortuna non accenna a smettere», continua l’attore-regista. E la sua, di versione, è una piacevole e intrigante messa in scena di oltre due ore (più un abbondante intervallo di 20 minuti), dove la fedeltà al testo è totale e fa riflettere ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, sugli eterni temi del libertinaggio, spavalderia, moralità, razionalismo, perbenismo, cinismo, sfida, ipocrisia, amore, morte e redenzione. Con un Alessandro Preziosi perfettamente a suo agio nei panni di un Don Giovanni lieve e farfallone, beato e soddisfatto, più giocherellone che cinico e uno straordinario Nando Paone-Sganarello che cerca, invano, di riportare il suo “signore” sulla retta via predicendogli il tragico destino di chi non rispetta i segnali del Cielo e rifiuta il pentimento.
E il primo tempo scivola via così, tra schermaglie amorose e duelli, in un’atmosfera lieve e festosa, con una scenografia essenziale realizzata solo con proiezioni, giochi di luce e prospettive grafiche che ricreano di volta in volta palazzi nobiliari, mari in tempesta, boschi intricati e un Don Giovanni che attraversa la scena leggiadro e vestito di bianco.
Il secondo tempo, invece, spiazza piacevolmente già dall’apertura del sipario, accompagnata dall’ouverture di Mozart, e prosegue poi su un piano sempre più serio e cupo. Tutto acquista peso e spessore e si assiste a un vero e proprio cambio di tono drammaturgico ed emotivo. Le scene si fanno più tetre, la recitazione diventa più densa e drammatica – su tutte, mirabile la scena dove Preziosi interpreta con maestria il doppio ruolo di Don Giovanni e del padre – persino i costumi abbandonano pizzi e merletti e si tingono di nero e i giochi di luce mandano sciabolate dorate sugli arredi scuri. Il dramma di Don Giovanni si sta compiendo, e il libertino, ben lungi dal pentirsi, intona una sempre attuale ode all’ipocrisia L’ipocrisia è un vizio alla moda, da far venire i brividi a pensare che è stata scritta 350 anni fa, prima di essere inghiottito dalla voragine e travolto dalle fiamme, spavaldo e perenne trasgressore della legge divina e umana. E di nuovo, la musica di Mozart accompagna la chiusura del sipario.
Un teatro zeppo all’inverosimile in tutti gli ordini di posti, persino sugli strapuntini, ha applaudito anche a scena aperta e poi con entusiasmo, alla fine, tributando vere e proprie ovazioni soprattutto a Alessandro Preziosi e Nando Paone.

“Don Giovanni” di Molière, con Alessandro Preziosi (anche regia) e Nando Paone. Al Teatro Nuovo, Piazza San Babila 3, Milano. Repliche fino a domenica 15 febbraio.