MILANO, giovedì 3 novembre ♦ (di Paolo A. Paganini) All’Idroscalo di Ostia, in uno squallido sterrato vicino al mare, il 2 novembre 1975 – era il giorno dei Morti – finiva orrendamente massacrato Pier Paolo Pasolini. Per una singolare coincidenza, ora, proprio il giorno dei Morti, è andato in scena al Piccolo Teatro Studio il monologo di Candida Nieri (drammaturgia Linda Dalisi, regia Antonio Latella), sinteticamente intitolato “Ma”, che più breve non si può. La stessa performance dell’attrice dura una manciata di minuti, meno di un’ora. Eppure, senza essere un omaggio postumo, o celebrativo, o commemorativo, è un’intensa opera di commossa partecipazione all’inferno esistenziale di Pasolini e, soprattutto, alle sue “tante” madri nella sua frantumazione di figlio: dalla madre di “Mamma Roma” interpretata dalla Magnani alla madre di Cristo, sotto la Croce, in “Vangelo secondo Matteo” (e Maria era interpretata dalla stessa madre di Pasolini).
Ora, non è che, parlando di madri, ci si debba necessariamente sdilinquire in poetici sentimentalismi, in dolciastri tenerismi, in radicati archetipi. Con Pasolini, anche parlando di madri, si fa un percorso di tormenti, attraverso lucide ferite che PPP sa infliggersi con il cilicio d’una conscia sofferenza, che passa appunto dalla molteplicità delle sue madri, a loro volta fuori dai luoghi comuni del focolarismo domestico.
E poi c’è la preveggenza.
“Mamma, sto a morì, è tutta la notte che sto a così; a ma’, perché me stanno a fa’ così?” (da “Mamma Roma”, 1962). Da brividi.
E poi c’è la crudezza impietosa, là dove il sesso prevarica ogni concetto, anche quello di madre.
“… Al finestrino dell’auto / castana e pallida / ricca / non rido, sorrido / cerco in strada giovani virili dell’età di mio figlio che mi montino… (da personaggio della madre nel film “Teorema”).
E poi c’è la feroce determinazione, voluta dagli dei o imposta dalla propria volontà. “… Io li devo uccidere i miei figli” (riferimento a Medea).
E poi c’è il senso civile del sentimento religioso. “… Che sia tua / la stoffa delle divinità / simile a quell’Atena / la tua Atena, sì / che trova il suo luogo di culto nei mercati, nelle piazze, nelle scuole, negli stadi, nei porti, nelle fabbriche...” (riferimento contenuto in “Pilade”).
Candida Nieri, seduta in un meccanico immobilismo d’automa, comincia il suo tragico monologo pasoliniano con i piedi immersi in due mastodontiche barche di scarponi alla Charlot. Ma dove vuoi andare, madre, con quegli scarponi senza le sette leghe?
La Nieri sfarfuglia il “ma” primordiale dei nascenti fonemi in culla, quel creativo, facitore “ma”, inseminatore di tutte le migliaia di parole dell’adulto linguaggio, tutte nate da quel “ma”, che forse vuol dire madre, o forse non vuol dire niente. La Nieri, con insistenza, sembra giocare con quell’iniziatico “ma”, e con tutti i faticosi successivi fonemi (ci ricorda, con empatia, certe perfomance di Carmelo Bene). Ma, via via, si sbroglia quell’informe matassa di borbottii, diventa linguaggio fluido, diventa canto, su un sottofondo di organo e di tromba. Fino ad assumere luce cosciente di madre disperata, di madre tollerante, di madre sapiente, di madre distrutta, mentre il figlio va verso il suo inferno di vita e di morte.
Alla fine dei cinquanta minuti, una platea soprattutto di giovani entusiasti, ha tributato un feroce successo al monologo di Candida Nieri, anche se qualche riserva va doverosamente tentata. Detto al microfono, il monologo ha zone di dispersione semantica, che non sempre rende intelligibile il significato dei vari passaggi, che rimangono a livello fonematico. Inoltre, affiora qua e là il carattere sperimentale dell’operazione, che ha tuttavia momenti di struggente bellezza, seppur affastellati in una congerie di incalzanti sovrapposizioni. Forse è la stessa brevità che non ha consentito una più chiara e drammatica esposizione, che dà un senso d’incompiuto, che nulla toglie alla felicità di un’ispirazione drammaturgica sincera e onestamente partecipata.
Repliche fino a giovedì 10.
Al Piccolo Teatro Studio, Via Rivoli 6, Milano
Informazioni e prenotazioni:
www.piccoloteatro.org