(di Marisa Marzelli) I Fantastici Quattro al cinema non hanno proprio fortuna. Tra i tanti fumetti di supereroi che sbancano i botteghini mondiali, loro restano sempre indietro. Dopo un film del ’94 mai distribuito e l’inizio di una serie (2005 e 2007) fermatasi al secondo episodio perché il terzo fu cancellato, adesso è la volta di un riavvio che ha subito fatto flop. Il debutto americano, in agosto, non solo è stato deludente negli incassi (peccato mortale per una Major che investe capitali a sei cifre ed ha bisogno di un rapido rientro del malloppo) ma le critiche sono state devastanti. Con tutta probabilità, il sequel già annunciato per il 2017 finirà in un cassetto e il poco più che trentenne regista Josh Trank, da emergente rischia di finire tra i sommersi.
Il fumetto è nato su carta nel 1961, presentando il primo team di supereroi di Casa Marvel. Rimasti esposti a raggi cosmici, ognuno dei quattro protagonisti ha sviluppato strani superpoteri. Reed (nome supereroistico Mister Fantastic) può allungare a dismisura braccia e gambe, Johnny (La Torcia Umana) è avvolto da un alone di fuoco, sua sorella Sue (La Donna Invisibile) può sparire alla vista degli altri, Ben (La Cosa) è una montagna di roccia dalla vaga forma umana. Queste caratteristiche li aiutano a combattere i nemici ma quando sono (diciamo) normali, formano una sorta di disfunzionale famiglia. Come tanti altri supereroi, anche i Quattro sono figli della guerra fredda e della paura di rimanere esposti alle radiazioni nucleari. Timori che oggi le giovani generazioni non hanno, figuriamoci se possono comprendere la metafora. Perciò gli odierni film di supereroi puntano tutto sull’azione, sulla velocità, sulla “maraviglia” degli effetti speciali, dove logica e consequenzialità del racconto latitano a favore di un impatto visivo sorprendente per lo spettatore.
Il film di Trank fa tutto il contrario. Passano una cinquantina di minuti prima che gli effetti speciali al computer entrino in scena. Il racconto introduce i personaggi, in particolare Reed e Ben, sin da quando erano piccoli e andavano a scuola insieme. Il primo aveva già il pallino dell’inventore e lavorava alla costruzione in garage di una macchina per il teletrasporto. Diventato più grande, è adocchiato dal direttore di una fondazione di ricerca finanziata dal governo e viene assunto per lavorare ad un Portale quantico (cose da universi paralleli) con i due figli del capo. Il prototipo, non ancora collaudato, parte con i quattro dentro, più un altro che diventerà loro mortale nemico, e quando ritornano da un mondo alternativo dovranno imparare a gestire le nuove e strabilianti abilità che ognuno ha acquisito e a cui sono interessati anche i militari. L’aggiornamento della metafora ci starebbe, pensando alle invenzioni messe a punto nel garage sotto casa dai genietti dell’informatica che oggi sono diventati i signori del mondo tecnologico.
L’andamento della pellicola, il clima e lo spirito del racconto, almeno nella prima parte, ricordano i vecchi film per famiglie della Disney. Scelta coraggiosa ma non pagante. Anche perché di quei vecchi film l’opera di Trank ha pure i difetti: una certa semplicità narrativa e piattezza visiva, oltre a una sceneggiatura non impeccabile. Così, quando arrivano davvero gli effetti speciali sembrano striminziti. Non aiuta nemmeno il cast, comprendente Miles Teller (aveva dato ben altra prova come studente di musica in Whiplash) che non è particolarmente simpatico, Kate Mara (notata nel cast della serie tv House of Cards) e Jamie Bell (cresciuto e irriconoscibile dai tempi di Billy Elliot).
Insomma, senza infierire – anche perché si è letto di dissapori tra il regista e la casa produttrice e probabilmente il materiale girato è stato rimaneggiato senza l’approvazione dell’autore –, il nuovo riavvio de I Fantastici Quattro ha le sue pecche. Ma ha il merito di aver tentato la strada di un film di supereroi che esca dallo schema collaudatissimo e ormai sempre uguale di questo genere di pellicole.
Lo strano caso dei “Fantastici 4”. Nonostante investimenti a sei cifre, i botteghini continuano a non volerne sapere
9 Settembre 2015 by