Lotte, sparatorie, arti marziali con Keanu Reeves, famoso eroe di “Matrix”, ora micidiale ex killer “costretto” all’azione

john_wick2(di Marisa Marzelli) Perché è proprio Keanu Reeves il protagonista di John Wick, racconto molto stilizzato di un’implacabile vendetta? Per capirlo bisogna partire dai realizzatori, il regista esordiente Ched Stahelski e il suo socio produttore David Leitch. I due, conosciutisi negli anni ’90 in una scuola di karate, hanno iniziato come stuntmen sui set di film famosi. Leitch assisteva Brad Pitt nelle scene di movimento in film come Fight Club, Il signore e la signora Smith, Troy; Stahelski era invece la controfigura di Brandon Lee ne Il corvo, diventato un film maledetto perché il protagonista, figlio del leggendario Bruce Lee, morì durante le riprese, ucciso accidentalmente da un colpo di pistola. Stahelski e Leitch oltre vent’anni fa hanno fondato una loro società, la 87Eleven, tra le più famose di Hollywood, specializzata in spettacolari scene di combattimenti e acrobazie. Agiscono sui set come coordinatore e coreografo, con una squadra di controfigure degli attori. La società ha lavorato, tra gli altri, per The Bourne Legacy, I mercenari 3, la serie Hunger Games, Wolverine. Ma soprattutto – ed è ciò che qui ci interessa – Stahelski ha sostituito nelle scene di combattimento, affiancato da una troupe di stunt asiatici, Keanu Reeves sul set del cult Matrix.
Ecco spiegato perché l’interprete ideale della pellicola non poteva essere che Keanu Reeves.
John Wick è un’elegante coreografia di lotte, sparatorie, arti marziali, con una violenza così iperrealista da trasformarsi in balletto. Le scelte estetiche, in questo film, sono fondamentali. La storia è semplice e prevedibile, ma tutto ciò che sta attorno: taglio delle inquadrature, atmosfere, costumi, luci, uso espressivo degli ambienti, la vestizione del personaggio quando si prepara allo scontro, un simbolismo rarefatto, ne creano la bellezza suggestiva e glaciale. E non manca un pizzico d’ironia.
Raccontato in un lungo flas-back come un noir classico, è la storia di un antieroe ritiratosi dal mondo del crimine che torna in azione, perché non si sfugge ai propri demoni. Una fiaba molto dark, contaminata dalla graphic novel e che lascia un margine di mistero sul passato dei personaggi. John Wick (Reeves) è stato una leggenda nell’ambiente della malavita, non un semplice killer a pagamento, il più bravo sul mercato. Poi si è accasato e la moglie gli ha fatto cambiare vita (ma questo è l’antefatto). Ora la moglie è morta di malattia, lasciando John nello sconforto. Prima di andarsene gli ha lasciato in regalo un cagnolino al quale l’uomo si è affezionato. Un giorno, mentre fa il pieno di benzina alla sua amata Mustang d’epoca, il figlio di un boss della mafia russa (Alfie Allen, famoso per la serie tv Trono di spade) s’incapriccia dell’auto e vuole comperarla. Ma John Wick non intende venderla. Il ragazzo e la sua banda per rappresaglia gli distruggono la casa, lo malmenano, uccidono il cane e rubano la Mustang. È troppo, John Wick recupera le armi che aveva sepolto sotto il pavimento e dichiara guerra ai fuorilegge russi, per il cui boss (e padre dell’incauto sbruffone) a suo tempo aveva lavorato. La malavita mette una taglia sulla sua testa, ma John Wick va direttamente nella tana del lupo, dove si riuniscono i killer d’élite, un hotel superlussuoso chiamato Continental. Un luogo mitico e underground, parallelo ma separato dal mondo reale (infatti nel film non compaiono né poliziotti né gente comune) dove vigono codici d’onore criminali, rispettati dagli anziani e disattesi dai giovani. Il contesto è una New York quasi astratta, spesso notturna e piovosa, fotografata dall’alto con infinito charme. Il Continental è minaccioso, stravagante, elegante e si paga solo con monete d’oro. È una zona franca dove l’appuntamento è con il destino. Il corrispettivo, fatte le debite differenze tra noir e fantascienza, della taverna di Guerre Stellari bazzicata da banditi e alieni di ogni risma, primo luogo d’incontro di Luke Skywalker con il comandante Ian Solo e il suo secondo Chewbecca. John si muove al Continental come un personaggio indistruttibile, una leggenda metropolitana.
Di grande suggestione visiva, John Wick è ricco di citazioni, dall’imprescindibile cinema di Tarantino al Cronenberg di Crash, A history of violence e La promessa dell’assassino. Ritorno alla grande di Keanu Reeves, che dopo il flop di 47 Ronin era stato messo in quarantena dal mercato.
Chi non conosce e non ama questo genere si risparmi il film, che gli direbbe poco.