
Luciano Ventrone nasce nel 1942 a Roma, dove vive e lavora. Frequenta il liceo artistico e dopo il diploma conseguito nel 1964 si iscrive alla facoltà di architettura che frequenterà sino al 1968; in quell’anno, decide di abbandonare gli studi per dedicarsi interamente alla pittura, in particolare al tema delle nature morte e ai vari aspetti della natura.
ROVERETO, sabato 10 ottobre – Contestuale alla mostra “Caravaggio. Il Contemporaneo”, che offre ai visitatori l’opportunità di ammirare “Il seppellimento di Santa Lucia”, di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, al MART di Rovereto, viene data la possibilità di visitare anche la mostra dedicata a Luciano Ventrone, definito da Federico Zeri “il Caravaggio del ventesimo secolo”.
Le nature morte iperrealistiche di Luciano Ventrone (Roma, 1942), divenuto famoso per il suo virtuosismo e per le stupefacenti riproduzioni in pittura di una realtà che appare più vera del vero, innestano un dialogo indubbiamente stimolante in rapporto con l’opera di Caravaggio, laddove nelle opere di questi e di Ventrone – definito da Federico Zeri “il Caravaggio del ventesimo secolo” – si evidenziano, secondo Victoria Noel-Johnson curatrice della mostra, diversi ma complementari approcci al “non vero”: una percezione sottilmente velata di una realtà superiore, la grande illusione di una “ultra-realtà” in contrapposizione a una falsa impressione”.
Ecco allora che la mostra “Luciano Ventrone. La grande illusione”, ideata da Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi e concepita con le sue 18 opere tematiche come un Focus nell’ambito dell’esposizione “Caravaggio. Il contemporaneo” – con cui il Presidente del Mart di Rovereto intende mettere in luce l’assoluta attualità del Maestro lombardo per gli artisti e le società contemporanei – diventa l’occasione più appropriata per indagare questo singolare rapporto.
Le assonanze e i richiami a Caravaggio non mancano, come il richiamo puramente compositivo e stilistico di talune nature morte esposte al Mart – come “Il dono di Bacco” (2011) e “Strani compagni” (2012) fino al “Canestro di frutta” di Caravaggio; ma l’artista mira a bilanciare questi richiami sviluppando – come scrive la curatrice nel catalogo edito da Il Cigno GG Edizioni, Roma – un tipo di natura morta altamente unico, che vede l’applicazione di luce e colore come fulcro catalitico in grado di convertire gli apparentemente ordinari soggetti della tela in una visione impressionante di “non vero” metafisico”.
Sono dunque le distinzioni nell’approccio di luce e colore tra Ventrone e Caravaggio che vanno segnalate: da un lato l’uso drammatico, teatrale, emotivo dell’illuminazione da parte del Merisi, dall’altro la luce immanente in cui Ventrone immerge i suoi frutti e fiori: una luce che risiede all’interno e irradia verso l’esterno, diventando sostanza integrante di ciò che illumina.
Una luce che secondo la Noel-Johnson esalta il colore, facendo assumere alle sue tonalità proporzioni quasi magnetiche e ipnotiche, trasformando oggetti di uso quotidiano “in elementi soprannaturali”.
“La luce – scrive Vittorio Sgarbi nell’introduzione al catalogo – si mette al servizio dell’oggetto e, attraverso il riflesso, diventa materia, diventa sostanza integrante di ciò che illumina. È la luce immanente, luce che sta dentro le cose, che proviene da esse. È la luce/materia che rimanda alle origini dell’arte italiana prospettica, a Piero della Francesca, ovvero al concetto neoplatonico di luce come emanazione, come contenuto della forma-idea, come fattore strutturale e decisivo della harmonia mundi.”
Una rappresentazione teatrale della realtà quella di Ventrone, che posiziona meticolosamente sulla tela i soggetti naturali assegnandogli un ruolo centrale e non relegato o secondario; “quasi una performance di natura barocca con un’enfasi drammatica” accentuata anche dalla mediazione della fotografia che nel processo creativo di Ventrone – consentendo di ricercare dettagli non visibili all’occhio umano – rafforza la visione “metafisica”.
L’artista – suggerisce Sgarbi – sembra cercare un assoluto, una essenza, che, nell’opera, cresce la realtà, non si limita a riprodurla. È di più. Ventrone è il pittore dell’iperbole. E iperboliche, esagerate, barocche appunto, sono le sue opere, piuttosto che iperrealistiche. Una grande illusione” o, per dirla con Victoria Noel-Johnson “la grande illusione della straordinaria metamorfosi dell’ordinario“.
MART-Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. 9 ottobre / 14 febbraio 2021 – “La grande Illusione” da un’idea di V. Sgarbi e L. Zichichi – Corso Bettini 43– Tel. 800 397760.
www.mart.trento.it