COMO, venerdì 27 settembre ► (di Carla Maria Casanova) “Guglielmo Tell” di Gioachino Rossini, scelta più che ardita nonostante i vigorosi tagli (tolte del tutto le danze), ha inaugurato la stagione 2019/20 di OperaLombardia, il circuito di cinque opere da alternarsi in cinque teatri di tradizione lombardi, da settembre a febbraio. Si è incominciato con Como, teatro Sociale. Seguiranno Cremona, Brescia, Pavia, Bergamo alta e (solo per il “Gugliemo Tell”) due recite fuori zona, a Pisa.
Guglielmo Tell, opera seria, è l’ultima di Rossini, il quale, trentasettenne, chiuse volontariamente la sua fecondissima carriera teatrale (38 opere, per la maggior parte del teatro buffo). Andò in scena a Parigi nel 1829, dopo cinque mesi di stesura della partitura, tempo insolitamente lungo per il compositore pesarese. Opera-fiume in quattro atti, aveva dovuto essere drasticamente ridotta, la lunghezza della partitura originale essendo stata giudicata non rappresentabile (Wagner non era ancora apparso sulle scene…). Nel melodramma, il Tell rappresenta una novità assoluta: è anche il grande testamento lasciato in eredità da Rossini sia a Verdi sia al grand’opéra francese. Per la prima volta cita liberamente canti popolari, rinuncia ai virtuosismi canori, ai suoi celebri crescendo, punta su una melodia lirica e drammatica.
La storia, che riprende il dramma di Schiller, racconta dell’eroe svizzero Guglielmo Tell, leggendario arciere, al quale il tiranno Gessler intima un gesto di estrema crudeltà: colpire una mela posta sul capo di suo (di Tell) figlio. Tell vince la sfida, ma tiene in serbo una seconda freccia, “destinata a te, se avessi fallito il colpo” dice l’eroe a Gessler, che lo fa arrestare. Poi la Storia (perché si tratta di storia vera) dice che Gessler finì annegato nel lago dei Quattro Cantoni in burrasca, o forse trapassato da un’ultima freccia di Tell. Fatto sta che il popolo svizzero riacquistò la libertà. Questa in sostanza la trama, con l’aggiunta, nell’opera, di una faccenda d’amore tra la nobile Matilde e il patriota Arnoldo, storia che non interessa a nessuno. La vicenda è dunque priva di grandi attrattive, oltre che di risorse sceniche.
L’edizione di “Guglielmo Tell” per OperaLombardia, quattro atti con due intervalli, dura circa 3 ore e mezza. Il primo atto è di 65 minuti, piuttosto pesante. Poi, tutto scorre più spedito.
La novità sta nell’allestimento (regìa di Arnaud Bernard) che inventa una storia nella storia, iniziando a dipanarla lungo la celeberrima Ouverture. I pezzi sinfonici, a parer mio, vanno eseguiti senza commenti, ma questa idea del regista bisognava pure che incominciasse da qualche parte e così il sipario si apre su una bella sala ottocentesca, dove, intorno a una tavola imbandita, è raccolta una famiglia borghese. La sala (molto bella, scene di Virgile Koering, costumi Carla Galleri, luci Fiammetta Baldiserri) rimarrà fissa. Al suo interno viene a svolgersi la vicenda storica, con continue invenzioni, tipo innocente saggio di fine anno scolastico: montagne di carta, nuvole di cotone, teloni blu per il mare, barchette di cartone, notturni a luci blu e stelline d’argento… I personaggi entrano ed escono dal camino e da un armadio della sala. I loro costumi sono quelli della storia: contadini e combattenti svizzeri del medioevo.
La vera idea di Bernard però è un’altra: il ragazzino di famiglia, un discolo vivacissimo vestito alla marinaretto, intento a leggere un libro: la storia di Guglielmo Tell appunto, e continuerà a leggerla fino alla fine: piccolo fil rouge che lo fa diventare il protagonista dell’opera. Presenza magari un po’ ossessiva, però difficile realizzarla in altro modo. Non è un mimo ma un personaggio del cast, e non l’ultimo, dato che si tratta di Jemmy, il figlioletto che “resta immobile” con la mela in testa affrontando impavido il tiro dell’arco paterno. Jemmy deve anche cantare, con vocetta acuta, la sua statura fisica e l’età imponendo per interprete un sopranino leggero di piccola taglia.
Nella fattispecie è Barbara Massaro, vincitrice di un concorso AsLiCo, cantante di qualità e dotata di notevole presenza scenica: qui salta e corre dal primo all’ultimo atto con una verve strepitosa. E anche canta molto bene. Degli altri del cast si segnala in primis Marigona Qerkezi, kossovara classe 1993, cantante e flautista, figlia di un mezzosoprano, rivelatasi in un concorso AsLiCo. Biondona di bella presenza (ha perso i dieci chili di troppo), prepotentemente distintasi a Como già lo scorso anno nel “Viaggio a Reims”, voce di colore splendido, musicalissima, padrona della scena, è stata una Matilde di rilievo. Il suo innamorato Arnoldo, tenore, ha il ruolo più impervio dell’opera, con sovracuti senza risparmio. Giulio Pelligra li ha, seppur non strabilianti. È calda ed espressiva la voce del baritono albanese Gezim Myshketa (Guglielmo Tell, vincitore AsLiCo 2006, oramai immesso nel circuito internazionale), così come sono piaciuti nelle loro pur brevi parti il mezzosoprano Irene Savignano (Edwige) e Rocco Cavalluzzi (Gessler).
Sul podio, a capo di una valida Orchestra dei Pomeriggi, Carlo Goildstein, magari un po’ scialbo per Rossini (inizio decisamente languente) ripresosi nel corso dell’opera.
Davvero ottima la prestazione del Coro OperaLombardia.
L’esito della serata, già calorosissimo alla prova generale destinata ai giovani, si è ripetuto ieri alla prima, con applausi anche a scena aperta.
Gioachino Rossini- “Guglielmo Tell”, Como Teatro Sociale, replica sabato 28. Info 031.270170. Repliche in ottobre, a: Cremona, Teatro Ponchielli 4 e 6, Brescia, Teatro Grande, 11 e 13. In gennaio, Pavia Teatro Fraschini 17 e 19, Bergamo Alta, Teatro Sociale, 24 e 26. In febbraio, 22 e 23, a Pisa, Teatro Verdi.
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