MILANO, giovedì 29 gennaio ●
(di Paolo A. Paganini) Quanti “berretti” abbiamo attaccato in mezzo secolo sull’attaccapanni delle nostre recensioni? Incalcolabili. Dal Ciampa di Bosetti a quello di Turi Ferro, a quello di Paolo Stoppa, ne son passati a decine. Eppure, questo “Berretto a sonagli”, questa storia di corna (all’origine, 1916, scritta da Pirandello in siciliano, ‘A birritta cu ‘i ciànciani, poi ciancianeddi, e dal 1918 in italiano) continua maledettamente a prenderci, nonostante le rughe impietose dell’età, e nonostante le angustie fatali d’un ineliminabile italico provincialismo.
È come se il tempo fosse trascorso invano, anche se tante e vincenti battaglia civili (divorzio, aborto eccetera) hanno modificato rapporti personali, stili di vita, modi di pensare. Le realtà profonde della sofferenza degli umili, delle frustrazioni degli indifesi, le tante offese ai valori della dignità, il rispetto, conculcato dalla prepotenza dei potenti, son sempre vivi e radicati fra le pieghe della società, occultati da una cinica indifferenza o da una esibita e ipocrita tolleranza. Tant’è che il nostro comportamento di disinvolte persone di vita è condannato all’inevitabile moralismo di “Cosa dirà la gente?”.
Questa è la tragedia di Ciampa (nonostante i suoi cento anni di vita letteraria), umile e devoto commesso-scrivano del Cavalier Fiorica, ed è la tragedia anche della signora Beatrice, moglie del suo principale (il quale se la fila con la giovane e civetta moglie del Ciampa). Da una parte dunque ci sono le paranoiche gelosie della signora Beatrice, dall’altra la rassegnata filosofia d’un vinto, Ciampa, preoccupato soprattutto delle apparenze e della propria addomesticata dignità. Basta metter sotto chiave la giovane moglie, e tutto è risolto, no? (“Io seguo sempre questa regola – dichiara Ciampa – sardine sott’olio, acciughe sotto sale, e moglie sotto chiave”) E se poi circolano anche doppie chiavi, l’importante è che lui non lo sappia, o faccia finta di non saperlo.
Insomma i formalismi d’una mediocre umanità di provincia, la santificazione della carta bollata come emblema della giustizia, il contorno di una borghesia da tappezzeria, è l’ambiente in cui si svolge l’azione del “Berretto a sonagli”, dove il povero Ciampa, con tutto il pesante fardello dei groppi morali e del misero stato di servo e becco, riesce tuttavia a difendere il diritto alla dignità. Finché la gente, guai, non sappia… Altrimenti? Altrimenti, per lui, così umile, mite e sottomesso, non resta che il delitto d’onore, ammazzare tutt’e due, amante e moglie.
Ma intanto, la tenerezza e l’amore della giovane moglie per lui, vecchio e modesto servitore, bastano alla sua sopravvivenza. Purché i favori che lei concede al più giovane padrone non condannino lui al ludibrio delle genti come cornuto.
Oltre, è inutile dilungarsi. Tuti ormai sanno come andrà a finire e come la catarsi della pazzia lo salverà dall’ignominia. Basta.
Lo spettacolo, visto al Teatro Carcano, dopo la versione in lingua, è ora tornato al dialetto. Ma non siciliano. Qui è nella versione ridotta in napoletano da Eduardo De Filippo. E, in scena, nel ruolo di Ciampa, c’è un altro De Filippo, Luigi (anche regista), figlio di Peppino, fratello di Eduardo. I toni espressivi sono amorosamente conservati, come omaggio di sangue, alla sommessa, contenuta, intensa recitazione tipica di Eduardo. Il contorno attoriale, come abbiamo sempre visto in tutte le edizioni del “Berretto”, è caricato con enfasi ed eccessi come da teatro di pupi. È il malinteso che ha sempre accompagnato il “Berretto a sonagli”: puntare sul dramma e poi girarlo nel ridicolo, se non nel comico.
Ma, a parte l’annotazione critica, lo spettacolo (un’ora e quaranta, con un intervallo) risulta piacevole e di grande dignità, con interpreti attenti e di partecipe generosità, da Francesca Ciardiello (Beatrice) a Vincenzo De Luca (divertente e applaudito Commissario Spanò). E poi: Marisa Carluccio, Giorgio Pinto, Stefania Aluzzi, Stefania Ventura, Claudia Balsamo. Di Luigi De Filippo abbiamo detto, e confermiamo: bravo, misurato, essenziale. Calorosi applausi alla fine per tutti.
“Il berretto a sonagli”, di Luigi Pirandello, versione napoletana di Eduardo De Filippo. Con Luigi De filippo, anche regista. Al Teatro Carcano, corso di Porta Romana 63, Milano – Repliche fino a domenica 8 febbraio.
Tournée
9 febbraio: Bolzano – 12/15 febbraio: Monza – 16/18 febbraio: Modena – 19 febbraio: Tivoli – 6/8 marzo: Napoli – 12 marzo: Benevento – 14/15 marzo: Salerno – 20/22 marzo: Figline Valdarno.