Macché sentimento dell’amore, ch’è intrigo e impostura. Solo l’intimità è sincera e duratura, parola di François Jullien

collage jullien(di Andrea Bisicchia) François Jullien, docente dell’Università di Parigi, in un volume appena pubblicato da Cortina: “Sull’intimità”, si è soffermato su questa categoria (morale? filosofica?) per distinguerla dall’amore che è un sentimento, a suo avviso, fraudolento, nel senso che presuppone un’impostura, essendo il prodotto dell’intrigo e della passione che ritiene effimeri, al contrario dell’intimità, che appartiene al profondo del nostro essere e che presuppone un sincero e duraturo incontro con l’Altro.
Se l’amore è costruito su parole sonore, su superlativi che non dicono nulla, l’intimità è fondata sul tacere, sul silenzio, sul rapporto tra due anime, piuttosto che tra due corpi. Se la parola amore, appena detta, invita alla teatralità, per l’intimità la cosa peggiore è dare spettacolo, se amore equivale a infatuazione e, quindi, a qualcosa di esteriore, l’intimità appartiene al privato, a ciò che è segreto, tanto da non avere nulla a che fare con la passione che ama mettersi in mostra, che è cinica, calcolatrice, vanesia,arida, il cui scopo consiste nel consumare il prodotto oggetto d’amore, per estinguerlo, una volta consumato. L’intimità tende a non estinguersi mai, perché non va in cerca della felicità momentanea, bensì dell’ultimo gradino per raggiungerla.
A dire il vero, esistono tante persone, accoppiate o sposate, che non sono mai entrate in intimità nel senso che non sono vissute l’uno per l’altra, o l’uno accanto all’altra. Ricordo l’accusa di Leone Gala (“Il giuoco delle parti”) alla moglie Silia: ”Mai accanto, sempre contro”. Queste persone si sono amate, ma non si sono mai incontrate proprio perché è mancato l’accesso all’interiorità, insomma quella penetrazione che non deve dimostrare nulla, se non che si è in due che si sentono protetti dal Fuori, sempre invadente, perché contrario alla dimensione intima che rende accogliente l’Altro e che dà il senso dell’appartenenza. Una simile assenza la si nota in tante coppie che hanno rinunziato a parlarsi, che hanno preferito ricorrere all’aggressività, alla gestualità che, di intimo, non hanno nulla. L’intimità del gesto è fondamentale, in un rapporto di coppia, il gesto è silenzioso, tende alla carezza che è diversa dal toccare essendo invadente.
Dentro il fenomenologico dell’intimità, sostiene Jullien, c’è il metafisico, dato che, nell’intimità, non esistono dettagli, bensì il tutto che nulla ha a che fare con la confessione: “Ti dico tutto”, essendo un varco che ti conduce verso il “tutto” metafisico, appunto. Neanche la sincerità ha a che fare con l’intimità, proprio perché essa se ne sta al sicuro, in un angolo privato che, magari, appartiene al sogno e non alla confidenza o alla confessione, prive di complicità e di dolcezza.
Il gesto intimo testimonia questa segretezza e autorizza a fare qualcosa che un altro non ha diritto di fare, perché essa appartiene a chi ha avuto il consenso che evita ogni forma di violenza o di indecenza, trattandosi di un tacito accordo.

François Jullien, “Sull’ intimità” – Cortina Editore – 2014 – pp 192 – €14, 00